Obiettivo: fare massima chiarezza sul progetto di realizzazione della centrale di ripompaggio Pizzone II che ormai da un mese è al centro di incontri, confronti, mobilitazioni. Lo avevano annunciato i consiglieri regionali Primiani e Greco a margine della scadenza dei termini per la presentazione delle osservazioni e, proprio su input del gruppo molisano, il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione alla Camera a firma della deputata pentastellata Ilaria Fontana. «Ora – spiegano dal Movimento -, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dovrà esprimersi in merito per fugare ogni dubbio».
Ed è proprio allo stesso ministero che Enel Green Power si è rivolta il 7 agosto inoltrando l’istanza di valutazione di impatto ambientale e di incidenza e poi, di nuovo, il 18 settembre scorso quando – con l’obiettivo di avere il tempo necessario per continuare a confrontarsi con Istituzioni e territorio – ne ha chiesto la sospensiva. Una decisione, quella assunta dalla società, motivata dalla necessità di «approfondire ulteriormente le osservazioni e le proposte di enti e stakeholder locali per proseguire con le integrazioni che già sta apportando alla documentazione sulla base degli incontri in corso con il territorio».
Enel, proprio a seguito della ricezione delle prime osservazioni da parte delle istituzioni, del territorio e dei portatori di interesse ha immediatamente sospeso l’iter autorizzativo e avviato un serrato ciclo di incontri al fine di ricercare soluzioni condivise per conciliare il progetto con le istanze ambientali e turistiche, nel pieno rispetto delle normative nazionali e sovranazionali vigenti, e in coerenza con i principi e gli standard europei. Un primo incontro in Consiglio regionale con la presidenza e i capigruppo, un secondo solo qualche giorno fa nel Comune di Castel San Vinenzo. L’obiettivo di Enel, nei 120 giorni che cadenzano la tempistica della sospensiva richiesta al ministero, è proprio quello di individuare le eventuali soluzioni condivise con il territorio, rivedere il progetto sulla base degli input dei portatori di interesse, fatti salvi comunque le modifiche e i miglioramenti che verranno comunque apportati al progetto anche nel prosieguo dell’iter autorizzativo.
Il Movimento 5 Stelle chiarisce: «nonostante nelle ultime settimane siano arrivati diversi pareri contrari all’iniziativa che mira a realizzare un impianto idroelettrico da 300 MegaWatt nei territori di Alfedena, Castel San Vincenzo, Pizzone e Montenero Val Cocchiara, la questione resta sospesa. L’iter è momentaneamente fermo – ribadiscono i pentastellati – nell’attesa delle interlocuzioni che Enel avrà con i territori. E dallo stesso gestore, come affermato nell’audizione di alcuni giorni fa (quella in Consiglio regionale, ndr), hanno sottolineato che senza l’appoggio della popolazione c’è disponibilità a rivedere il progetto o ad abbandonarlo del tutto, se necessario.
Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia. Per questo abbiamo insistito per portare il tema in Parlamento, dal momento in cui il progetto è di competenza statale in materia di valutazione di impatto ambientale, quindi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Considerata la portata delle conseguenze che la realizzazione dell’impianto comporterebbe sul territorio – conclude il Movimento 5 Stelle Molise – è doveroso assicurare il massimo coinvolgimento degli stakeholders e delle associazioni, e allo stesso tempo chiarire una volta per tutte alcuni aspetti. Innanzitutto, quali valutazioni sono state svolte in merito alla procedibilità dell’istanza di Via a fronte della presenza di numerose aree protette nei luoghi in cui sarebbe realizzato il progetto. Ma anche se è stata o verrà valutata la coerenza del progetto con il principio europeo del non arrecare danno significativo, un principio fondamentale sia per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza che per gli investimenti verdi. Quella della transizione ecologica è una sfida da vincere, ma per farlo bisogna bilanciare attentamente gli obiettivi ambientali con le esigenze sociali ed economiche. Oggi servono fatti e azioni concrete per evitare che il lago di Castel San Vincenzo possa mutare radicalmente la sua fisionomia. Abbiamo il dovere di lasciare alle future generazioni un patrimonio naturalistico di inestimabile valore, non l’ennesimo deturpamento che finirebbe per dare profitto a pochi, a scapito di tutti».