La voce, insistente, circolava fin da quando la vicenda è balzata agli onori delle cronache ed è assolutamente fondata: la società che intende realizzare la centrale di ripompaggio Pizzone II, mettendo una seria ipoteca sul patrimonio ambientale e sulle progettualità di sviluppo turistico di una porzione ampia della Valle del Volturno, deve alla Regione Molise circa 6 milioni di euro. Somma che avrebbe dovuto versare e che pare non sia stata ancora ‘accreditata’ nonostante si riferisca ad un periodo abbastanza datato.
Per essere precisi, nel 2018 la Regione Molise ha diffidato la stessa società che oggi avanza un nuovo progetto di centrale idroelettrica al pagamento di quasi 6 milioni di euro relativi agli oneri concessori del sistema Montagna Spaccata. Sembra sia pendente un ricorso dinanzi al Tribunale regionale delle Acque Pubbliche di Napoli per consentire il recupero di questa somma che sarebbe relativa ai canoni dal 2010 al 2018. In parole povere, Enel produce e vende energia anche grazie agli impianti di grande derivazione (Rio Torto II Salto, Rio Torto III Salto I Salto Volturno, II Salto Volturno) con opere di presa gratuita che insistono sul territorio provinciale senza però ottemperare al pagamento dei canoni dovuti. Sembra che la Regione Molise – attraverso il dipartimento competente – nelle osservazioni al progetto di realizzazione della centrale di ripompaggio Pizzone II, abbia rimarcato con forza questo paradosso.
Della serie: la società che propone questo progetto non sarebbe proprio nelle condizioni di avanzarlo visto che, appunto, dovrebbe versare 6 milioni di euro per i canoni concessori delle centrali già esistenti. Insomma, a dirla tutta, non avrebbe nemmeno dovuto presentare l’istanza di valutazione di impatto ambientale. Tra l’altro, il progetto si riferisce ad un intervento sul sistema idroelettrico esistente, quello di Montagna Spaccata, con l’obiettivo, si legge nella documentazione inviata al Ministero, di «migliorare l’efficienza o incrementarne la potenza installata» ma tale «sistema esistente» non sarebbe di proprietà di Enel ma è in concessione e questa scadrà nel 2029. E il cosiddetto Decreto Bersani assegna alle Regioni le procedure di assegnazione delle concessioni alla loro scadenza. Le Regioni possono anche disciplinare con propria legge regionale le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni delle grandi derivazioni, quali sono le centrali che insistono sull’area. E alla Regioni, invece che allo Stato, vengono restituiti i beni al termine della concessione.