Oltre 4mila firme, con numeri in crescita: procede a ritmo serrato anche la campagna sulla piattaforma Change.org per dire no alla realizzazione della centrale di ripompaggio Pizzone II. In pochi giorni, quindi, sono state migliaia le persone che hanno inteso apporre la propria firma sotto la petizione online che chiede che il lago di Castel San Vincenzo, i territori protetti della Valle del Volturno e il Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise non vengano interessati dal progetto di Enel.
La petizione, di cui Primo Piano ha dato notizia nei giorni scorsi, elenca le ragioni del no al progetto. Martedì anche il Consiglio regionale del Molise si è espresso con una posizione contraria all’ipotesi progettuale ma l’idea base di Enel (quella contenuta nell’istanza di valutazione di impatto ambientale e di incidenza presentata al ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica il 7 agosto scorso) potrebbe subire modifiche stando a quanto dichiarato dall’assessore competente, Andrea Di Lucente il quale, nel corso del suo intervento in Aula, ha reso noto che Enel avrebbe affidato ad una società svizzera la realizzazione di un ‘nuovo progetto’ più sostenibile e meno impattante.
Enel quindi potrebbe non compiere quel passo indietro auspicato ma, di contro, farne uno in avanti, presentando un nuovo progetto.
Il Coordinamento per il No, a margine della votazione dell’Aula e gettando acqua sul fuoco dell’entusiasmo, ha infatti affermato che la posizione del Consiglio regionale non farà di certo fermare la mobilitazione. Con una deliberazione di Consiglio comunale si è espressa nettamente contro anche l’assise di Castel San Vincenzo. Ma manca all’appello l’amministrazione comunale di Pizzone che, stando sempre a quanto dichiarato in Aula dall’assessore di Lucente, avrebbe una posizione diversa e più accogliente rispetto all’ipotesi progettuale di Enel.
Un impianto dal costo di 500 milioni di euro, che dovrebbe essere calato su un territorio di interesse ambientale e naturalistico che comprende anche il Pnalm, giudicato quindi incompatibile con le aree protette e dal grande valore testimoniale (come sottolineato anche dal ministero della Cultura nella richiesta di integrazioni inviata proprio ad Enel qualche giorno fa, ndr) presenti nell’area dove dovrebbe partire il cantiere della durata prevista di cinque anni che porterebbe scavi, sbancamenti, deforestazione, problemi all’equilibrio dell’ecosistema presente (l’orso bruno marsicano in primis), evidenti problematiche legate alle fragilità del territorio sotto il profilo sismico e idrogeologico. E, ultimo ma non per ultimo, al turismo dell’area, attratto dalla magnificenza del lago di San Vincenzo al Volturno che pur essendo un invaso artificiale è riuscito a incastonarsi perfettamente nell’habitat naturale diventando paradiso della biodiversità e calamita per turisti consapevoli che ammirano le acque azzurro cielo dove si specchiano le Mainarde. Un invaso che non sarebbe più balneabile a causa del pompaggio continuo per 5/8 metri di livello e circa 2 milioni di litri di acqua al giorno. Un effetto collaterale sul turismo e anche sull’iter di candidatura Unesco dell’abazia di San Vincenzo.
Insomma, il progetto attualmente ‘sospeso’ è incompatibile con il territorio, la sua protezione e le sue vocazioni. E, chissà, quale sarà la prossima idea progettuale, quella alla quale – stando a quanto dichiarato ieri in Aula -, lavora un team di professionisti svizzeri in luogo degli americani che hanno redatto il primo, quello fermo fino al 13 gennaio.

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