La battaglia contro Pizzone II bis, il progetto per la realizzazione di una centrale idroelettrica rivisitato da Enel Green Power per sfruttare le acque degli invasi di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo – e che dovrebbe essere presto protocollato al Mase (il ministero per l’Ambiente e la sicurezza energetica) per avviare l’iter autorizzativo, alle Amministrazioni e agli enti interessati in luogo del precedente, definitivamente abbandonato a quanto è dato sapere – si è spostata temporaneamente in Abruzzo.
E precisamente ad Alfedena dove ieri, come Primo Piano Molise aveva anticipato la scorsa settimana, i funzionari della società hanno incontrato gli amministratori (e anche il sindaco di Barrea) per illustrare i dettagli – quelli che possono essere resi noti prima dell’avvio ufficiale dell’iter autorizzativo – del nuovo progetto, rivisitato da una società svizzera (in luogo di quella americana che aveva redatto il primo) alla luce delle centinaia di osservazioni che di fatto hanno spinto Enel a sospendere l’iter dell’idea iniziale, la centrale da 300MW denominata Pizzone II. E sembrerebbe di capire che i primi cittadini di Alfedena e Barrea abbiano confermato il proprio no, anche alla seconda ipotesi progettuale.
Gli attivisti del Coordinamento che riunisce chi si oppone alla realizzazione della centrale, ieri mattina hanno potuto prendere parte all’incontro e hanno presidiato il Palazzo di Città dove l’incontro si è tenuto. Lo spiegano sulla pagina social con la quale rendono note le attività del Coordinamento No Pizzone II.
«In accordo con l’Amministrazione, all’incontro partecipa una delegazione del Coordinamento, perché il Sindaco di Alfedena è differente…e pure quello di Barrea», rilanciano dal profilo Fb in aperta polemica, pur senza mai citarlo, con quanto accaduto invece a Pizzone.
All’incontro con Enel, il sindaco del piccolo comune molisano Vincenzo Di Cristofano non ha voluto ammetterli. Il primo cittadino poi, a Primo Piano Molise, ha anche spiegato il perché di quella decisione. La necessità di poter ragionare con Enel su dati oggettivi e non teorici che altrimenti non avrebbero potuto essere resi noti per evidenti ragioni di sicurezza e riservatezza stante il fatto che al momento l’iter non è stato avviato, quindi il progetto non è consultabile.
Certo è che il Pizzone II bis, il progetto modificato da Enel, all’amministrazione di Pizzone non sembrerebbe dispiacere stante gli interventi migliorativi e meno impattanti che sarebbero messi in campo. E il sindaco non ha fatto nemmeno mistero dei ragionamenti aperti sul fronte delle opere compensative che potrebbero sostenere lo sviluppo del paese e anche del comprensorio. Insomma, la società entrerebbe in gioco con un supporto economico non indifferente per le casse comunali, consentendo di poter realizzare progetti che invece sono fermi al palo da decenni. Come quello per la realizzazione dell’oasi faunistica dell’orso marsicano. Progetto che significherebbero lavoro, opportunità di sviluppo e anche di attrattività turistica.
Due diverse letture, è evidente, quelle dell’amministrazione di Pizzone (l’unica che al momento si è mostrata possibilista) e del Coordinamento che si oppone alla realizzazione della centrale. I funzionari Enel hanno incontrato, prima di arrivare a Pizzone, l’amministrazione di Castel San Vincenzo e lì gli attivisti per il no hanno partecipato alla riunione, ascoltando dalla viva voce della società quali le modifiche apportate al progetto.
Lo stesso è successo ieri ad Alfedena mentre la raccolta firme contro Pizzone II prosegue: al momento i contrari che hanno espresso la propria posizione sulla piattaforma change.org sono oltre 37mila 800. Sabato scorso, il Coordinamento ha manifestato la propria netta posizione contraria anche a Isernia: ai cittadini è stato spiegato il perché del no anche al nuovo progetto di centrale idroelettrica che, al momento, è stato illustrato per sommi capi alle amministrazioni coinvolte. In settimana Enel Green Power raggiungerà anche l’abate di Montecassino, dom Fallica, che come si ricorderà aveva alzato un muro contro l’ipotesi di realizzazione della centrale, coinvolgendo anche il Presidente della Repubblica.