Una scena che si ripete, che frulla nella memoria e non va più via. Un tormento che metterebbe a dura prova chiunque, e che arrovella la mente di Irma Forte da quella notte dell’antivigilia del Natale 2022, quando tra le mura di casa uccise il marito Carlo Giancola, nel piccolo e tranquillo borgo di Santa Maria del Molise.
Una storia di dolore, un marito, un papà che non c’è più, e una mamma a pezzi che nonostante tutto non ha mai perso il supporto e il sostegno dei propri figli. La storia dell’amore di una famiglia, dell’unità di un nucleo inevitabilmente spezzato al consumarsi di un delitto, che va oltre il dolore. E che anche di fronte alle avversità, quelle più grandi, si manifesta nel sentimento più profondo che si possa provare per una madre.
È ciò che racconta l’esito dell’udienza che si è svolta ieri mattina, 19 marzo, in Tribunale a Isernia davanti al Gup per l’omicidio di Santa Maria del Molise: i figli della coppia hanno deciso infatti di non costituirsi parte civile contro la madre, confermando di non averla mai abbandonata e alleggerendo così la posizione processuale della donna, rea confessa del delitto.
«Oggi è importante segnalare l’unità di questa famiglia che nonostante la tragedia comunque vede i figli al fianco alla mamma che ovviamente vive ancora dei momenti in cui rivede questa scena che purtroppo all’antivigilia del 2022 ha visto questa famiglia attinta da una tragedia» – ha dichiarato l’avvocato Demetrio Rivellino.
Le indagini preliminari per quell’omicidio di cui Irma Forte si è assunta la piena responsabilità, si sono concluse a dicembre scorso: quella notte la donna avrebbe colpito il marito con un ciocco di legno che lo stesso, in base alla racconto reso in sede di interrogatorio, brandiva minacciosamente contro di lei. La donna ha ricostruito quelle ore terribili raccontando che quella sera aveva tentato, inutilmente, di convincere il marito ad andare a dormire. Mentre lei era a letto e avrebbe intravisto l’uomo avvicinarsi col pesante ciocco di legno in mano. Temendo per la propria incolumità, avrebbe reagito.
Un contesto familiare difficile e doloroso, quello raccontato agli inquirenti da una donna provata, subito dopo i fatti di cui si è assunta la responsabilità.
Lo stesso contesto che per gli avvocati Giuseppe De Rubertis e Demetrio Rivellino avrebbe avuto un ruolo dirimente nella terribile vicenda accaduta in quella notte di dicembre. Un clima di terrore nel quale la donna era costretta a vivere da 40 anni che, tra l’altro, sarebbe stato ricostruito anche grazie a numerosi testimoni ascoltati durante le indagini.
Sulla vicenda, si tornerà in aula il prossimo 9 aprile: intanto è stato indicato un perito fonico per le intercettazioni telefoniche. Tra i punti da chiarire, infatti, la presenza eventuale in casa di altre persone dopo il delitto.
«Per oggi c’è stata la richiesta di trascrizione delle intercettazione, quindi la nomina di un perito fonico. Poi il 9 aprile torneremo in udienza e proporremo altre questioni fino a quando verificheremo se si arriverà al rinvio a giudizio davanti alla Corte d’Assise di Campobasso, quindi per adesso registriamo che non c’è stata la costituzione di parte civile dei figli della coppia. Vuol dire che siamo noi, il Pubblico ministero e il Giudice dell’udienza preliminare che, con la riforma Cartabia, deve valutare anche la ragionevole previsione della condanna della signora che ha confessato e che ha raccontato la sua verità» – ha dichiarato l’avvocato Rivellino, che alla stampa – davanti al Tribunale – ha anche spiegato quale sia l’attuale stato d’animo della sua assistita, raccontando che i figli le sono rimasti accanto, supportandola anche da un punto di vista psicologico: un tipo di assistenza che non è mai mancato quando la donna è stata agli arresti domiciliari in una comunità dove era ben assistita, in un paesino della provincia di Foggia, per poi tornare in libertà.
Ora, ci sarà da attendere il 9 aprile per la perizia delle intercettazioni telefoniche e capire cosa sia accaduto esattamente sul luogo del delitto subito dopo i fatti accaduti due anni fa. Dopodiché dovrebbe avere inizio il processo, molto probabilmente davanti alla Corte d’Assise del capoluogo di regione dove Irma Forte potrebbe comparire con l’accusa di omicidio volontario.