Si riapre il processo per il femminicidio di Romina De Cesare, con la difesa di Pietro Ialongo pronta a depositare ricorso in appello contro la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone il 21 marzo scorso. La sentenza ha condannato Ialongo, ex compagno di Romina, a 24 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla coabitazione e stalking.
Il caso, che ha profondamente segnato due comunità – quella di Cerro al Volturno, paese di Romina, e quella di Frosinone, teatro del femminicidio – risale alla notte tra il 2 e il 3 maggio 2022. Romina, appena rientrata nell’appartamento condiviso con Ialongo nella città del Lazio, fu colpita da 14 coltellate inflitte dal suo ex compagno. La giovane avrebbe dovuto lasciare definitivamente l’abitazione il giorno successivo, tornando in Molise e voltando pagina su quella relazione ormai giunta al termine. Ma il destino le riservò un tragico epilogo.
Per la famiglia De Cesare la riapertura del processo rappresenta una dolorosa riemersione di ferite mai guarite. Il papà di Romina, Mario, e il fratello Antony, hanno scelto di affidarsi agli stessi legali che hanno seguito il caso fin dal tragico evento: Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio. Il loro obiettivo è ottenere giustizia per Romina e confermare la condanna inflitta in primo grado.
Nel frattempo, la famiglia di Pietro Ialongo ha scelto di cambiare strategia difensiva, affidandosi all’avvocata Marilena Colagiacomo, professionista del foro di Frosinone con una solida esperienza in casi complessi e mediaticamente rilevanti. Colagiacomo subentra agli avvocati Vincenzo Mercolino e Riccardo Di Vizio, che hanno assistito Ialongo nel processo di primo grado, conclusosi con la condanna a 24 anni. Il nuovo team legale mira a mettere in discussione la valutazione sulla capacità di intendere e di volere di Ialongo al momento del crimine.
L’avvocata Colagiacomo ha già anticipato che il focus dell’Appello si concentrerà sulla perizia psichiatrica, che in primo grado ha dichiarato Ialongo pienamente capace di intendere e di volere. La difesa ritiene che questa valutazione presenti delle criticità, e chiederà quindi una nuova perizia per approfondire le condizioni mentali dell’imputato. Inoltre, la difesa intende rivedere le analisi sui contenuti dei telefoni di Ialongo e De Cesare, considerati cruciali per comprendere la dinamica degli eventi e lo stato d’animo dell’uomo nei giorni precedenti l’omicidio.
In primo grado, la perizia del dottor Peppino Nicolucci aveva delineato una personalità ossessivo-narcisistica per Ialongo, senza però evidenziare elementi dissociativi del pensiero o patologie psichiatriche significative.
Tuttavia, la difesa vuole ora approfondire ulteriormente questo aspetto, sperando di ottenere una revisione della sentenza.
Il processo d’appello sarà dunque un momento delicato e cruciale per entrambe le famiglie, mentre la comunità molisana continua a seguire con dolore e partecipazione una vicenda che ha spezzato la vita di una giovane donna e segnato indelebilmente tutti coloro che l’hanno conosciuta.