Ex lavoratori Ittierre in grossa difficoltà rivolgono un appello al tribunale di Isernia per ottenere le spettanze arretrate. Sono anni ormai che centinaia di persone rimaste senza lavoro vantano crediti nei confronti della società che deteneva la proprietà dell’azienda tessile di Pettoranello e che è in concordato preventivo.
E sono mesi che attendono il rispetto degli impegni assunti dai vertici della procedura, ovvero la corresponsione di tutte le somme che spettano all’intero parco lavoratori.
Tutti hanno già percepito circa il 60% del totale, grazie all’impegno dei responsabili della procedura e del presidente del Palazzo di Giustizia pentro, Vincenzo Di Giacomo. Nel corso dei mesi passati, grazie alla vendita dei capi rimasti in magazzino, sono riusciti a incassare milioni di euro preziosi che poi sono stati stornati sui conti degli ex dipendenti.
Manca però ancora quel 40% e adesso coloro che per un decennio hanno rappresentato la forza lavoro dell’ex impero della moda di fama internazionale non possono attendere oltre. Alcuni di loro hanno inviato una lettera alla redazione di Primo Piano Molise, mostrando un grande scoramento per questa situazione.
Nella missiva si rivolgono proprio ai responsabili della procedura con l’obiettivo di ‘smuovere’ le acque che sembrano ferme da un po’.
«Facciamo appello alla dottoressa Caruso, ai suoi collaboratori e al giudice Di Giacomo – scrivono gli ex Ittierre -. Siamo rammaricati di quanto sta accadendo. Sono trascorsi 5 anni e ancora non vediamo accreditato il totale delle spettanze relative al lavoro che a suo tempo abbiamo svolto. L’Ittierre, andando incontro a un concordato fallimentare nel 2013, ci privò di percepire il nostro salario e, nonostante le varie proteste, siamo riusciti a ottenere dall’azienda una quota delle spettanze, ma poi niente.
A dicembre dello scorso anno fummo rassicurati e ci venne detto che alla fine di gennaio 2018 sarebbero arrivate le somme. Sono però promesse che andavano svanendo di mese in mese».
Nella lettera poi viene illustrato lo stato di difficoltà che molti stanno vivendo, non essendo riusciti a ricollocarsi nel mondo del lavoro.
«Non solo siamo penalizzati dal fatto che siamo rimasti senza un’occupazione – prosegue la missiva -, ma alcuni di noi addirittura non percepiscono più neanche l’indennità della mobilità. L’unica cosa che ci resta da dire è che siamo stanchi di aspettare e che chiediamo che entro breve vengano saldate le nostre spettanze. Abbiamo anche noi figli che devono mangiare e tasse da pagare».
VC