Dal febbraio dello scorso anno viveva a Macchia d’Isernia, con la sua famiglia, perché stava scontando in paese gli arresti domiciliari. Da qualche giorno avrebbe lasciato il capoluogo pentro Walter Schiavone, figlio del boss dei casalesi ‘Sandokan’. E, secondo quanto riferiscono i quotidiani campani, il 30enne ha deciso di aderire al programma di protezione in conseguenza alla scelta del fratello Nicola di diventare un collaboratore di giustizia.
«Si sta sgretolando la famiglia Schiavone, spaccata in due dalla scelta del primogenito di Sandokan, Nicola, di pentirsi – riferisce Il Mattino -. La madre, Giuseppina Nappa, insieme alla figlia, ha scelto sin da subito di mettersi sotto l’ala protettiva dello Stato. Di Walter, come si ricorderà, sono recentissime le presunte gesta criminali. Poca cosa se si considera che è accusato ‘solo’ di aver vissuto con lo stipendio del clan. Ben altri gli scenari che intorno alla sua figura ha invece ricostruito il pentito Roberto Vargas, ex braccio destro proprio del neo collaboratore Nicola Schiavone che, a quest’ultimo, attribuisce addirittura un patto con i terroristi islamici per uccidere l’ex procuratore aggiunto di Napoli, Federico Cafiero De Raho, oggi a capo della Dna». Come si ricorderà il figlio del boss era stato arrestato nel febbraio del 2017 nell’ambito di una maxi retata dei carabinieri che ha colpì la fazione Schiavone-Venosa del clan dei Casalesi. Operazione che portò a decine di arresti. Per l’accusa il figlio del boss avrebbe percepito a titolo di ‘stipendio’ soldi provenienti dagli affari illeciti gestiti dalla cosca.