Le ricerche archeologiche eseguite a Pietrabbondante anche quest’anno dall’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte hanno condotto al ritrovamento di un nuovo edificio, di cui non è terminato lo scavo, nella parte orientale del santuario. Si tratta di un piccolo tempio di 6 metri per 6 circa, senza podio, con pareti in muratura innalzate su uno zoccolo di pietra da taglio e con cella unica quasi quadrata.
La costruzione fu sospesa poco dopo l’inizio dei lavori e non fu mai completata. L’interruzione fu dovuta all’insorgere della guerra sociale ed anche questo edificio, come il “cantiere degli scalpellini” ritrovato in passato presso il grande tempio, fu abbandonato improvvisamente.
La deposizione rituale di un frammento di statua di pietra calcarea, raffigurante una figura femminile, un’offerente recante nella mano sinistra una melagrana e nell’altra un contenitore di liquidi, rivela che il sacello poteva essere destinato al culto di Kore (Persefone o Proserpina), la figlia di Cerere (Demetra), finora non riconosciuta tra le divinità rappresentate a Pietrabbondante, oppure più probabilmente a Herentas, l’Afrodite, o Venere, del mondo italico, la stessa divinità alla quale doveva essere dedicato l’aerarium.
Il tempio-erario assolveva a più funzioni, religiose e amministrative, ed era posto sotto il controllo dello Stato tramite il suo magistrato supremo (il meddix tuticus).
Lo scavo ha dimostrato che esso era stato sede di precise ritualità, azioni e gesti determinati dal carattere degli spazi esterni e interni; vi assumevano un ruolo centrale, oltre alle offerte di ex voto, le pratiche libatorie e fumigatorie, ben riconoscibili negli oggetti e nei modi adottati per le deposizioni durante le cerimonie espiatorie e propiziatorie.
Nel III secolo a.C. l’edificio doveva essere dedicato al culto di Herentas Erukina (Venere Ericina), una figura dalle molteplici valenze, collegata con la vita terrestre e con l’oltretomba, con la sfera della vegetazione e della riproduzione.
Le indagini svolte negli anni più recenti hanno dimostrato che il settore orientale del santuario è il più antico; risalgono infatti al V secolo a.C. oggetti votivi qui rinvenuti.
Il tempio-erario, individuato nel 2010 e scavato negli anni successivi aveva una prima fase già nel IV secolo. Alla stessa epoca appartiene un’officina per la fusione di oggetti di bronzo, forse statuette votive, donde proviene un vasetto votivo (lethythos) con decorazione a reticolo, di produzione campana della seconda metà del IV secolo.
Le indagini che si sono susseguite a Pietrabbondante per 60 anni con la ripresa dei lavori dopo le prime esplorazioni dell’Ottocento (scavo del Teatro e del Tempio A) hanno grandemente ampliato la zona monumentale ed hanno recato, come nessun’altra località, una tale mole di informazioni da modificare profondamente la conoscenza storica del Sannio antico. Hanno consentito di riconoscere l’identità etnica dei territori dell’alto Molise, appartenuti ai Sanniti Pentri e non ai Carricini, come si era supposto; hanno condotto all’individuazione del maggiore centro di culto pubblico dei Sanniti ed alla dimostrazione che quella popolazione tra il V e gli inizi del I secolo a.C. ebbe un ordinamento costituzionale basato sull’appartenenza etnica (Pentri, Frentani, Carricini, ecc.) e non sulla dimensione di città-stato.
Gli scavi hanno inoltre portato al ritrovamento del più grande tempio italico (Tempio B) e, nella sua composizione architettonica con il teatro, a un esempio senza pari di connessione cultuale tra un edificio scenico e un tempio (nei pochi altri esistenti il teatro non è ben conservato); il recente restauro del teatro ha consentito inoltre di acquisire un modello di architettura teatrale ellenistica non alterato da ristrutturazioni di età romana.
Le indagini più recenti, iniziate nel 2002, hanno permesso di scoprire e in parte di restaurare l’unico esempio di domus publica di età repubblicana, un modello architettonico sconosciuto benché si avesse notizia della sua esistenza a Roma dalle fonti letterarie; e così anche di una curia sacerdotale compresa all’interno della domus.
La scoperta dell’aerarium ha restituito la conoscenza di una tipologia architettonica di età alto-repubblicana che lascia intravedere come potesse essere la forma originaria dell’aerarium Saturni di Roma.
La storia religiosa del Sannio si è arricchita con l’attestazione del culto delle virtù militari (Victoria), dell’onore civile (Honos), dell’abbondanza (Ops Consiva).
A fronte di tutto questo, che ha sollevato interesse nel mondo della cultura internazionale, si è avuta negli ultimi anni una caduta di attenzione da parte delle pubbliche istituzioni ed è cessato qualunque sostegno economico alle ricerche archeologiche di Pietrabbondante. Le attività sono potute proseguire solamente con il generoso contributo di privati.
Nel 2019 le donazioni hanno raggiunto l’importo complessivo di euro 35.585,00, consentendo la partecipazione alle attività archeologiche, nei mesi di luglio e agosto, di 61 archeologi e studenti e di tre operai.
Il Comune di Pietrabbondante ha sostenuto le indagini concedendo la disponibilità dell’alloggio per i giovani partecipanti e degli spazi per i laboratori.
È ora evidente che, nonostante questi risultati, un’adeguata valorizzazione delle risorse culturali di Pietrabbondante, derivante in primo luogo dalla conservazione del patrimonio monumentale esposto a severe condizioni climatiche e poi da un’incisiva attività di esplorazione archeologica, possa ormai dipendere solamente da nuove forme di finanziamento basate soprattutto sulla liberalità di ambienti interessati a favorire la conoscenza della storia e la funzione educativa del patrimonio culturale.
Le erogazioni liberali a favore delle attività di scavo condotte dall’Istituto sono fiscalmente deducibili.
L’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte, impegnato ormai da anni nelle indagini di Pietrabbondante e nello studio delle antichità del Sannio, si è proposto pertanto di promuovere d’intesa con le competenti istituzioni un programma di conservazione, di esplorazioni e di riqualificazione ambientale del locale comprensorio monumentale antico e di adoperarsi per l’acquisizione delle necessarie risorse in ambito internazionale.
Istituto nazionale di Archeologia e storia dell’arte