Che si fosse trattato di un incendio doloso è apparso chiaro fin dall’inizio. E ora hanno un volto e un nome gli autori del rogo che nel marzo scorso distrusse tre mezzi pesanti di proprietà della ditta Lemar dei fratelli Ciampittiello, nella zona industriale di Sessano Del Molise. Per questo ieri mattina, alle prime luci dell’alba, sono scattate le misure cautelari nei confronti di un imprenditore 45enne e di due pensionati, tutti residenti in provincia di Isernia. Il 45enne è stato confinato ai domiciliari, mentre per gli altri indagati è stato disposto l’obbligo di dimora e di firma. Per tutti le ipotesi di reato formulate sono incendio doloso, tentata estorsione e turbata libertà degli incanti. Un’indagine lunga e parecchio articolata quella dei carabinieri del Nor Compagnia di Isernia, guidati dal tenente Severino Vera, che hanno consentito al procuratore capo Carlo Fucci e dal sostituto procuratore Alessandro Iannitti di chiedere e ottenere le misure dal Gip Antonio Sicuranza.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati ieri mattina in conferenza stampa dal procuratore Fucci insieme al tenente colonnello Gennaro Ventriglia, comandante provinciale dell’Arma e al tenente colonnello Riccardo Turchetti . Fin da quella notte del 17 marzo i carabinieri, grazie anche alle verifiche dei Vigili del Fuoco sul posto per domare le fiamme, accertarono che l’incendio era doloso sia per la presenza nelle cabine dei mezzi di frammenti di vetro, sia per la presenza di liquido infiammabile.
Non solo. In un secondo momento alle vittime venne recapitata una lettera anonima contenente un proiettile attraverso la quale si chiedeva espressamente ai due imprenditori di non partecipare all’asta per l’acquisto di un capannone industriale.
Gli uomini dell’Arma sono riusciti a collegare l’attentato incendiario con la partecipazione dei due fratelli all’asta per l’acquisto del magazzino di proprietà di uno degli indiziati.
Un’indagine complessa fatta di accertamenti minuziosi. I carabinieri hanno prima intercettato le vittime, poi hanno concentrato l’attenzione sul principale indagato, mettendo in campo intercettazioni ambientali e ascoltando diverse persone informate sui fatti. Infine la conferma dalle celle telefoniche: quella notte i tre indagati erano tutti lì. Le indagini successive, oltre a dimostrare la responsabilità degli indagati, hanno permesso di svelare ulteriori condotte volte a turbare la procedura esecutiva, mediante minacce rivolte ad aspiranti acquirenti ed altri espedienti fraudolenti destinati a limitare la partecipazione alla stessa. «I gravi reati contestati agli indagati – è stato sottolineato in conferenza stampa – hanno quindi danneggiato non solo il patrimonio e la libertà della vittima e degli altri aspiranti acquirenti dell’immobile in vendita, ma anche il regolare ed efficace svolgimento della procedura esecutiva in corso presso il tribunale di Isernia, imponendo un rapido intervento al fine di assicurarne la sicura e regolare prosecuzione».
Deb.Div.