“Prevenire è meglio che curare”: il pensiero di Bernardino Ramazzini – medico della corte estense e accademico dello Studio modenese vissuto nella seconda metà del Seicento – sembra sia il terreno sul quale i sindaci che rappresentano le comunità della provincia di Isernia intendono agire.
Solo ieri l’Istituto superiore di Sanità ha rilanciato l’allarme: non bisogna abbassare la guardia.
E così i primi cittadini, proseguendo in quel cammino unitario avviato a fine febbraio, quando il Molise si apprestava ad entrare in zona rossa, chiedono un confronto serio con la nuova struttura commissariale e con l’Asrem, per definire un ruolo di certo strategico delle tre strutture ospedaliere che insistono sul territorio. «Che vanno sfruttate al meglio delle loro effettive risorse» spiegano Alfredo Ricci, Giacomo d’Apollonio e Daniele Saia, rispettivamente sindaci di Venafro, Isernia e Agnone.
Confronto che dovrebbe avvenire anche in vista della riunione della conferenza dei sindaci Asrem prevista per il 30 marzo prossimo «nell’ambito della correttezza e responsabilità istituzionale, ma anche della doverosa fermezza e decisione, a cui tutti siamo chiamati in questo difficile momento» rimarcano.
Lui, Ramazzini, era un visionario per l’epoca: portava la medicina nelle botteghe artigiane, così da identificare i pericoli, individuare e descrivere i danni della salute causati dal lavoro, proponendo misure di prevenzione dei rischi, di protezione della salute e di informazione sui pericoli. Loro, i sindaci, non vogliono aspettare a braccia conserte che il maledetto virus esploda di nuovo, non appena le restrizioni si allenteranno e guardano a come rilanciare l’assistenza ospedaliera sul territorio. La storia recente ha insegnato che il Covid non si deve inseguire, si deve fronteggiare anticipando ogni possibile scenario. Perciò bisogna farsi trovare pronti.
Prima della zona rossa, i sindaci della provincia avevano concordato una strategia comune per blindare il territorio, prevenire l’esplosione di cluster incontrollati, focolai che poi si sono accesi lasciando una lunga scia di dolore e morte.
Allora i sindaci, capeggiati dal presidente della Provincia Alfredo Ricci, decisero di emanare ordinanze restrittive simili. Ma il tema caldo, quello dell’assistenza sanitaria e del ruolo del Veneziale, del Santissimo Rosario e del Caracciolo, non è mai stato accantonato. Ora, con il possibile passaggio del Molise in zona arancione, è diventato il primo punto all’ordine del giorno di un confronto serrato e costruttivo. Perché occorre essere pronti ad ogni eventuale emergenza, prevenire appunto. E così i tre sindaci hanno messo nero su bianco la proposta di rilancio degli ospedali di Venafro, Isernia e Agnone. Ottimizzare le risorse dei tre nosocomi, dicono, e da questo pilastro si snoda una strategia di programmazione da sottoporre alla nuova struttura commissariale non appena si sarà insediata «in modo da puntare sul ruolo del Veneziale, del Santissimo Rosario e del Caracciolo in un periodo in cui non bisogna abbassare la guardia».
Ricci, d’Apollonio e Saia, muovendo dalle indicazioni condivise con tutti i sindaci del territorio che coincide con la Provincia di Isernia, sono concentrati sulle problematiche evidenti in ambito sanitario, lavorando con un’azione mirata nel momento in cui dovesse esservi un aumento di casi che potrebbe mettere in seria difficoltà i cittadini dell’intero territorio. Su questi aspetti stanno insistendo, invitando tutti a una seria e approfondita riflessione sul ruolo che hanno gli ospedali e sul loro effettivo rilancio in vista una programmazione futura.
«La Provincia di Isernia – sottolinea il presidente Ricci – dispone di un ospedale spoke, il Veneziale, e di due ulteriori strutture pronte, il SS. Rosario di Venafro e il Caracciolo di Agnone. Tre strutture su cui potrebbero distribuirsi, tanto più in caso di aumento di casi anche in provincia, i non-Covid, i Covid più gravi e i Covid-paucisintomatici, garantendo così cure adeguate a tutti i cittadini. Ma per fare questo c’è bisogno di programmazione circa l’impiego delle strutture e la relativa dotazione di personale, per cui oggi vi è ancora maggiore necessità di indicazioni sulle strategie previste e da attuare in caso di ulteriore acuirsi dell’emergenza.
Anche in questo caso, bisogna fare subito e fare presto, uscendo dalle polemiche e dalle contrapposizioni personali e politiche, che non giovano a nessuno, bensì facendo squadra e programmando in maniera seria, ma rapida, le strategie da porre in essere, e non aspettando e rincorrendo gli eventi. Insieme a tutti gli altri sindaci del territorio – continua – chiediamo un confronto con Asrem e la nuova struttura commissariale anche in occasione della prossima conferenza dei sindaci».
Un lavoro silenzioso, quello che continuano a fare tutti i sindaci, che si riuniranno ancora nei prossimi giorni per rilanciare una piattaforma programmatica comune che punti a riorganizzare le strutture ospedaliere che si trovano in provincia.
Guardando oltre quella che è l’attuale fase emergenziale, con la prospettiva di una complessiva valorizzazione delle strutture ospedaliere pubbliche, divenuta ormai improcrastinabile.
ls