Sulle tracce della meteorite caduta a Temennotte da oggi ci sarà il fiuto di Pimpa, la meticcia di 12 anni e sei mesi che ha scovato un frammento, ugualmente prezioso per la ricerca scientifica, di pochi centimetri caduto il 4 gennaio del 2020 a Cavezzo, in Emilia Romagna. Primo e unico cane in Italia ad aver fiutato e trovato il frammento, terzo nel mondo. Ci sarà, naturalmente, anche Davide Gaddi, il suo amato padrone, che quel giorno di due anni fa ha invece individuato e trovato il reperto di dimensioni maggiori, che mostra sul palmo della sua mano in una fotografia che è diventata storia. Davide, 50enne di Mirandola: cicloamatore conosciuto per i suoi lunghi e faticosi viaggi compiuti per beneficenza – come quello che lo ha portato in Nepal ad esempio per i bimbi disabili – arriverà questa mattina a Sant’Agapito. È stato allertato dagli scienziati dell’Istituto nazionale di Astrofisica e dalla Rete Prisma che, nella notte del 15 marzo scorso, hanno catturato con una triangolazione di telecamere un bolide luminoso che solcava il cielo della provincia di Isernia. Lo hanno visto spegnersi ad ovest del capoluogo di provincia. Da allora la ‘caccia alla meteorite’ è ancora in corso: l’area da setacciare è vasta, boscosa, impervia. Passata palmo a palmo da studiosi, volontari, semplici cittadini. Ad oggi ancora nulla, solo qualche falso allarme. E quindi il fiuto di Pimpa potrebbe fare davvero la differenza. «La prima cosa, quando si cerca un frammento di meteorite, è la fortuna» ammette scherzosamente Davide Gaddi, raggiunto ieri a telefono mentre erano in corso i preparativi per la partenza. «Conto di avviarmi sul presto, so che non troverò bel tempo ma di certo una accoglienza calorosa. Pensa che avevo prenotato una camera in un hotel ma il mio amico di Venafro mi ha detto: “non se ne parla proprio, sei mio ospite”». A Sant’Agapito di certo troverà la stessa ospitalità: il sindaco Giuseppe Di Pilla ha messo a disposizione degli esperti arrivati una decina di giorni fa in Molise per avviare le ricerche, la sede della ex scuola di Temennotte, la frazione dove si ipotizza sia caduto il frammento di circa un chilo e di 8 centimetri di lunghezza precipitato nella notte fra il 15 e il 16 marzo scorso. L’astronomo italiano Albino Carbognani ha individuato l’area da setacciare. «Mi ha inviato le coordinate dei vari punti possibili dove potrebbe essere caduta la meteorite – spiega Davide Gaddi – noi ci proviamo, resteremo fino a lunedì». Una Pasqua in Molise, quindi, alla ricerca della meteorite: se non fosse tutto vero, sembrerebbe davvero una boutade. La prova dell’esistenza della regione che non esiste è proprio nel fatto che sia stata centrata in pieno da un bolide luminoso. Il leit motiv dell’ironia social che si è scatenata in queste settimane alla notizia della caccia alla meteorite. Ma come è stato possibile che Pimpa abbia fiutato quel frammento? «Ce lo siamo chiesto tutti – spiega Davide -, la meteorite era caduta solo due giorni prima del ritrovamento. Noi eravamo in giro, volevo allontanare Pimpa dal rumore dei botti di Capodanno e siamo andati a fare una passeggiata. Lei ha fiutato questo sassolino, forse sentiva l’odore di bruciato, comunque qualcosa di assai diverso da quelli ai quali è abituata. Si tratta di materiale sostanzialmente primordiale, quasi per nulla alterato sin dalla formazione del nostro sistema planetario circa 4,5 miliardi di anni fa». Quello strano sassolino non era ‘solo’: a pochi metri di distanza Davide ha trovato il frammento di meteorite più grande. Quello che mostra sul palmo della sua mano. Ha condiviso quella foto con una sua amica che, dopo qualche minuto, gli ha suggerito di contattare la squadra di ‘cercatori’ che era sul posto. Poi, via mail, Davide ha inviato le fotografie di quei reperti agli scienziati della Rete Prisma e, dalla loro risposta, ha capito che – assieme al fiuto di Pimpa – aveva trovato quello che tutti stavano cercando. Due frammenti, uno di un paio di grammi e l’altro di oltre 50, che sono considerati unici al mondo. «Sono stati classificati come meteoriti anomale e sono ancora in fase di studio perché si tratterebbe di un caso rarissimo». Perché, e gli scienziati lo stanno appurando, quei due frammenti trovati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, uno da Pimpa e l’altro da Davide, potrebbero appartenere a due meteoriti diverse. «Naturalmente le ho donate entrambe all’Istituto nazionale di Astrofisica» precisa Davide Gaddi che è pronto per una nuova avventura. Con lui, il fiuto di Pimpa. Davvero spaziale.
lucia sammartino