Alle 16.06, dopo l’appello che sancisce la presenza di 19 consiglieri, comincia il consiglio monotematico straordinario dedicato al Piano operativo sanitario ‘che verrà’ e ai dettagli (che tali, ovviamente, non sono per l’amministrazione e per la comunità) sulla futura realizzazione del nuovo presidio sanitario di Isernia. Il ‘nuovo Veneziale’, in pratica. Ospite dell’aula consiliare di Palazzo San Francesco, il commissario ad acta Donato Toma.
Un minuto di silenzio per i tragici fatti dell’Ucraina, il saluto di benvenuto al nuovo segretario generale del Comune che comincia con questa assise il proprio percorso professionale al Comune di Isernia, e poi la parola al sindaco Castrataro. Che ripercorre, anche con l’aiuto di alcune slide, le emergenze che riguardano la sanità pubblica sul territorio che amministra.
La sanità, rimarca Castrataro, è un tema che la città intera dovrebbe affrontare senza divisioni, così come dovrebbe avvenire nell’aula consiliare. Costruire, non distruggere, l’appello del primo cittadino. «Lo spirito di questa seduta spero sia quello di condividere il più possibile le proposte e non le proteste, spero – continua il sindaco – che da qui esca l’impegno per migliorare la sanità di Isernia e non solo, grazie ad un sistema che sia sostenibile e garantisca alcuni servizi prioritari come quelli di emergenza urgenza che qui non sono garantiti come in tutte le altre realtà».
La pandemia segna il confine tra il passato e il futuro della sanità regionale: ha consentito di comprendere gli errori e ha fornito – ad un prezzo alto – gli strumenti per cambiare prospettiva. Permette oggi di ragionare di medicina territoriale, di dotazioni tecnologiche, di servizi che devono funzionare al meglio possibile. Il sindaco fa scorrere alcune slides con i dati Agenas per raccontare le emergenze della sanità a Isernia, prime fra tutti le carenze di personale. Al pronto soccorso, all’emodinamica. Come fare, cosa fare anche per ampliare l’offerta con la riproposizione – ad esempio – del reparto di neurologia, con una stroke unit a Isernia che consenta l’intervento tempestivo e salvavita prima del trasferimento al Cardarelli, progetto realizzabile riducendo il numero dei posti letto accreditati al Neuromed dice il sindaco. E poi la copertura h24 del servizio di cardiologia emodinamica. E ancora il caso ‘pronto soccorso’, il rafforzamento dell’operatività del 118, il debito che aumenta vertiginosamente, il problema del corso di laurea in Scienze infermieristiche che ancora non può partire perché l’Asrem non ha bandito le docenze. E poi i paventati tagli, inseriti nel Pos 2019-2021 e il nuovo ospedale.
«Metto fine alle polemiche – conferma Castrataro su quest’ultimo punto -. Non siamo contro la realizzazione, la struttura attuale non è adeguata a livello sismico, gli eventuali costi di ristrutturazione sono elevati, la scelta più razionale è farne una nuova. Quindi dobbiamo individuare un paio di aree, abbiamo bisogno di chiarimenti su quanto deve essere grande e che forma deve avere. Ci vorranno dieci anni per realizzarlo, chiediamo tempi e risorse certe» puntualizza.
È l’assessore Francesca Scarabeo a ricordare il dettato del giuramento di Ippocrate, a snocciolare l’elenco di quanto Isernia abbia perso in termini di servizi sanitari negli ultimi dieci anni. Ben 13 reparti, con il Veneziale che oggi ha le sembianze di un poliambulatorio. Una ecatombe.
Il timore è che la situazione possa solo peggiorare, visto quello che non c’è nel Pos 2019-2022 e vista anche la chiusura del reparto di Medicina Nucleare. Per lavori (che non sono nemmeno partiti mentre il reparto è chiuso da due settimane) o perché sarà nei fatti invece ‘serrato’ in silenzio?
Il commissario Toma, che non è sottratto affatto al confronto e ha partecipato all’intera seduta, ha ripercorso le difficoltà enormi trovate all’atto della sua elezione. E poi le complicazioni legate alla nomina del commissario ad acta, le lungaggini che ancora oggi non consentono di nominare il sub commissario, l’enorme esposizione debitoria. Ma sul futuro della sanità regionale – e quella territoriale di Isernia in particolare – il commissario rassicura i consiglieri e chi ha inteso seguire i lavori, in presenza oppure in streaming.
Medicina nucleare, ad esempio. Nessuna chiusura del reparto, ha assicurato, per i lavori previsti per 140mila euro è stata interessata la Cuc regionale. Inizieranno non appena sarà espletato l’appalto, spiega. L’aula rumoreggia, il pensiero torna al caso anatomia patologica, reparto chiuso per lavori mai iniziati. E Castrataro chiede di riaprire e chiudere solo quando le procedure per l’appalto saranno definite. «Io sono stato informato dall’Asrem – tuona Toma -, e quindi immediatamente chiedo conto a chi è deputato dalla legge per adottare determinate decisioni: ho avuto un riscontro, che non è detto che mi convinca molto. A meno che non ci sia un pericolo che non conosco… ma avessi saputo che c’erano soluzioni più tecniche avrei ragionato diversamente. Ad ogni modo non ho previsto soppressioni di scintigrafie, non farò alcun atto programmatico in tal senso» la rassicurazione ulteriore.
Corso di laurea in Scienze infermieristiche? Anche su questo punto il commissario ad acta rassicura l’assise. «L’Asrem dice che la Sapienza pretende che noi rimborsiamo i costi dei nostri docenti, cosa che è impossibile poiché le università pagano i docenti. Ma ho già dato disposizioni per procedere alla stipula della convenzione. Si risolverà anche questo problema» spiega.
Entrando nel merito del prossimo programma operativo sanitario, Toma non ha dubbi.
«Avevo detto che non avrei toccato nulla a Isernia e non ho toccato nulla, ciò che non funziona è conseguenza del fatto che non riuscivamo a procedere con le assunzioni. Abbiamo cambiato strategia per i concorsi, adesso sono a tempo indeterminato. E stiamo anche risolvendo la questione dei primariati. Per Isernia resta tutto per ora come nel Pos 15-18: aggiungere e non togliere, quindi. Il Veneziale è un ospedale spoke e continuerà ad avere cardiologia, chirurgia generale, nido, oculistica, ortopedia, ostetricia, otorino, pediatria, unità coronarica, anestesia e rianimazione, riabilitazione, reparto lungodegenti, oncologia, laboratorio analisi, centro trasfusionale, emodialisi senza posti letto, radiodiagnostica, terapia del dolore, chirurgia endoscopica». Ma ci sono novità che dovrebbero entrare nel Pos 2022-2024, come rilancia il commissario Toma. «Vorremmo che a Isernia ci fosse un hospice, con dieci posti letto – spiega Toma – ad oggi l’ospedale ha 163 posti letto tra ricoveri ordinari, day hospital e day surgery. Il progetto di nuovo ospedale ne prevede 200. Ma a Isernia non si tocca nulla» rincara la dose il commissario.
Attenzione puntata sulla medicina territoriale, sulle novità possibili grazie all’apporto economico del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sopralluogo già effettuato, spiega il commissario ad Acta, rilanciando il ruolo e la forza di strutture che portano la sanità sul territorio, che di fatto cancellano la struttura ospedalocentrica che ha mostrato falle e che non è più confacente alle esigenze di salute (e ieri, mentre Toma era a Isernia, la Quarta commissione consiliare in Regione audiva proprio il dg Florenzano sul tema). E poi l’ammodernamento tecnologico, attraverso una importante dotazione economica che consentirà di sostituire apparecchi ormai obsoleti, di rimpinguare le strumentazioni che servono. «Se parliamo male di noi, facciamo del male, scoraggiamo chi deve curarsi» chiosa Toma che annuncia anche l’action plan che trasforma in contratto istituzionale di sviluppo 50 milioni per la sanità territoriale, in applicazione del Dm 71. Firma attesa per il 31 maggio.
E sul nuovo ospedale, attese le delucidazioni sulle dimensioni dell’area che dovrebbe accogliere il nuovo nosocomio, le questioni sul tavolo sono quelle ormai note: una struttura, quella attuale che ospita il Veneziale, che non è ben organizzata sotto il profilo degli spazi e che, soprattutto, per alcuni blocchi presenta delle criticità strutturali legate al rispetto delle prescrizioni sismiche. Lavori di ristrutturazione che non sono facili ed economici, quindi. Gli stessi motivi che sono messi nero su bianco nello studio di fattibilità predisposto per il progetto del ‘nuovo Veneziale’ inviato all’attenzione del Governo Conte nell’ambito di quello che si chiamava Recovery fund. Costo stimato 120 milioni di euro, tempo di realizzazione (come riporta lo studio di fattibilità)? Sessanta mesi.