Una giornata che entra di diritto nella storia del capoluogo di provincia e dell’intero Molise: i fratelli isernini Emanuele e Davide De Luca hanno ricevuto il David di Donatello, nella cerimonia che si è tenuta martedì sera a Cinecittà e finalmente in presenza, per il miglior trucco per il film, pluripremiato a sua volta, «Freaks Out» del regista Gabriele Mainetti.
I due fratelli di Isernia – si legge sull’Ansa – hanno coronato un sogno iniziato 22 anni fa in piccolo laboratorio, aperto da Emanuele, e sempre attivo in via Leopardi. «Una gioia immensa – ha detto all’Ansa Davide De Luca – il film aveva avuto 16 candidature e 6 riconoscimenti, tra cui il nostro”.
Noi cambiamo le identità – ha proseguito spiegando come si svolge il loro lavoro sul set – con un trucco prostetico, ovvero utilizzando protesi scolpite. Nel film che ci ha consegnato il David abbiamo ricreato Franz Rogowski, coprotagonista, e truccato altri attori del cast. Impieghiamo 3 o 4 ore di lavoro sul set e poi tante altre ore in laboratorio a Isernia. Pensi, complessivamente, per il film premiato tra preparazione e girato abbiamo lavorato un anno». Davide ha ricordato i primi passi mossi da Emanuele e le partecipazioni a film di peso. «Io ho cominciato ad affiancarlo nel 2018, collaborando con lui per Gomorra e Suburra, ma lui già si era fatto conoscere per molte altre partecipazioni, fra tutte il trucco per il film ‘Riccardo va all’inferno’». Il sindaco Castrataro e l’intera amministrazione comunale si sono congratulati con Emanuele e Davide De Luca. «La comunità isernina è felice e orgogliosa per l’importante riconoscimento ottenuto dai fratelli Emanuele e Davide De Luca – commenta il primo cittadino -. Questo è un premio al loro talento e al loro lavoro, in un ambito artistico come quello della cultura cinematografica che richiede grande impegno professionale. Giungano a entrambi le mie più sincere felicitazioni».
«Freaks Out» di Gabriele Mainetti si è aggiudicato sei vittorie, principalmente tra le categorie tecniche: miglior produzione, miglior fotografia (ex aequo con È stata la mano di Dio), scenografia, trucco, costumi ed effetti speciali. I fratelli De Luca non sono saliti sul palco per ritirare l’ambita statuetta. C’era solo Diego Prestopino che ha menzionato, ovviamente, i due talenti isernini che hanno fatto la propria parte per rendere il film uno dei più apprezzati dall’Accademia del Cinema.
È la storia di quattro amici – Matilde (Aurora Giovinazzo), Cencio (Pietro Castellitto), Fulvio (Claudio Santamaria) e Mario (Giancarlo Martini) – così legati tra loro da essere quasi come fratelli. Siamo nel 1943, a Roma, proprio nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale e nell’anno in cui la Capitale è scenario di bombardamenti tra nazisti e Alleati. I quattro lavorano in un circo, gestito da Israel (Giorgio Tirabassi), che per loro- più che un capo – è una sorta di figura paterna. Quando quest’ultimo cerca di trovare una via di fuga che li porti lontano dal conflitto, scompare misteriosamente, lasciando i quattro soli e senza alcuna prospettiva. Matilde, Cencio, Fulvio e Mario si ritrovano improvvisamente senza quello che avevano prima, un circo che era sinonimo di famiglia e sicurezza. Senza Israel, senza il tendone sono soltanto dei fenomeni da baraccone privi di uno scopo nella vita, bloccati nella Città eterna, che inizia a crollare sotto i duri colpi bellici.
Pluripremiati, oltre a «Freaks Out», anche i film di Paolo Sorrentino, «È stata la mano di Dio» e «Qui rido io» di Mario Martone: e in corsa per il David, per entrambe le pellicole, c’era anche un altro isernino. Paolo Testa, microfonista, in lizza con i colleghi per il miglior suono. Insomma, il talento degli isernini c’è e si vede.