Lamiere accartocciate che raccontano una delle pagine più buie della storia italiana, su cui, però, non può scendere il velo del silenzio. Anzi, a distanza di 30 anni, è più che mai necessario imprimere nelle nuove generazione il significato della strage di Capaci e della lotta alla mafia. Così da ieri mattina i resti della Fiat Croma blindata della questura di Palermo, su cui viaggiavano Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, e che precedeva l’auto del giudice Falcone, è esposta in piazza Prefettura a Campobasso. La teca ‘itinerante’, gestita dall’Associazione Quarto Savona Quindici, è stata scoperta davanti alla cittadinanza, agli allievi agenti della Scuola Rivera, agli allievi carabinieri della Caserma Frate, e agli alunni che hanno partecipato con grande attenzione alla cerimonia. Ospite d’eccezione la signora Tina, vedova dell’agente Antonio Montinari, che si è rivolta proprio ai più piccoli donando loro il ‘Registro della legalità’ poter condividere idee e pensieri sulla legalità con il supporto di insegnanti e famiglie. «Mio marito starà pensando da lassù – ha detto sorridendo con il suo inconfondibile accento napoletano – Tina mi sta facendo girare l’Italia. Con questa iniziativa è come se fossi io la capo scorta della Quarto Savona Quindici, caricandomi questa grande memoria sulla spalle. Lo devo a mio marito, lo devo alla Polizia di Stato e all’Italia intera. Lo devo a Giovanni Falcone che era un grande magistrato e che avrebbe dovuto fare tantissime altre cose e per questo è stato ucciso».
In piazza le principali autorità civili e religiose, il governatore Donato Toma e il sindaco di Roberto Gravina in rappresentanza del Comune che ha patrocinato l’evento. «L’impatto doloroso e tremendo che ebbe, nella storia del nostro paese, l’attentato a Giovanni Falcone, così come quello al giudice Borsellino, resta indelebile e profondo. – ha detto Gravina – La Teca che, grazie all’Associazione Quarto Savona Quindici e all’Associazione Nazionale Antimafia “ConDivisa, Sicurezza e Giustizia”, ospitiamo nel centro della nostra città, rappresenta, molto più che simbolicamente, la lacerazione che gli italiani hanno avvertito nella loro vita quando, poco più di trent’anni fa, la ferocia che nasce dall’illegalità tolse la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e agli uomini della loro scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Il ricordo e la riconoscenza che oggi abbiamo per tutti loro e per i loro familiari, così come per tutte le vittime della mafia e della criminalità organizzata, – ha sottolineato il sindaco – è un ricordo che si innesta necessariamente nel presente, perché è esempio dell’estremo sacrificio compiuto da uomini e donne che hanno inteso la loro vita come opera di servizio verso il nostro Stato e, quindi, verso ognuno di noi.
Un tale esempio, un tale insegnamento, vanno fissati nella memoria storica e civile dell’intero popolo italiano e, soprattutto, vanno trasmessi alle giovani generazioni. Per questo compito, portato avanti nel tempo con inalterata competenza e sensibilità, dobbiamo ringraziare il mondo della scuola che intorno ai temi della legalità costruisce percorsi che diffondono non solo conoscenza, ma aprono ai giovani e a tutti noi il campo a riflessioni più complesse, riflessioni che sono necessarie per capire la natura criminale di un fenomeno come quello della mafia o di altre organizzazioni simili.
La mafia si insinua nelle divisioni istituzionali prim’ancora che sociali del nostro Paese, ed è da lì che penetra, cresce e si diffonde nella nostra società. Quando siamo divisi come Istituzioni, la mafia ha campo libero, come lo ebbe quel 23 maggio del 1992. Si nutre di quello il male, della conflittualità sociale, per imporre con la violenza il proprio status quo.
Per contrastare ogni tipo di violenza criminale, – ha aggiunto il sindaco in conclusione – dobbiamo ritrovarci uniti intorno ai nostri valori costituzionali e vicini a chi ha donato la propria vita per difenderli e permetterci così di essere liberi e non assoggettati alla legge del più forte. Uniti proprio come oggi lo siamo in questa piazza, l’uno accanto all’altro, con l’orgoglio di essere parte di un Paese che ha avuto uomini e donne che l’hanno difeso, come Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, e che ha saputo rispondere agli attacchi della mafia come anche del terrorismo, con il sostegno quotidiano di tutti gli italiani consapevoli che accanto a ogni intervento di tipo legislativo o di controllo del territorio, viene il ruolo che ognuno è chiamato ad assolvere, con trasparenza e rispetto della legalità, ogni giorno nella società in cui viviamo».
L’iniziativa dell’esposizione della Teca dell’Auto Quarto Savona Quindici, che è promossa dal Coordinatore Regionale per il Molise dell’Associazione Nazionale Antimafia “ConDivisa, Sicurezza e Giustizia”, dottor Giovanni Alfano, continuerà anche per la giornata di oggi.

Il governatore Toma: «In questa teca è custodito il monito della legalità»

«Quello che conta sono gli esempi e oggi, qui, ne abbiamo uno fondamentale per capire e per crescere tutti, non solo i tanti ragazzi che vedo numerosi in questa piazza». Ha invece commentato il presidente della Regione Donato Toma. «Insieme, possiamo e dobbiamo combattere le mafie, ma dobbiamo prima di tutto combattere gli atteggiamenti mafiosi che serpeggiano nella nostra società. Sono atteggiamenti che permettono al malaffare di attecchire. La mafia, purtroppo, è anche questo.
La cultura della legalità va sostenuta con i nostri comportamenti – ha proseguito Toma – Davanti ai nostri occhi, in questa teca, c’è un monito vero, qualcosa di terribile e di tangibile che ci induce a essere ancora più incisivi nella promozione della sicurezza e della legalità e dei valori profondi condivisi da chi è in prima linea nella lotta alle mafie.
Credo che questi due giorni – ha proseguito – porteranno la nostra comunità a riflettere su quanto accaduto e a riaffermare la nobiltà e l’importanza straordinaria di quanto fatto per noi dal Giudice Falcone, dalla signora Francesca Morvillo e dagli uomini della scorta. Un grazie sentito all’Associazione ConDivisa-Sicurezza e Giustizia e alla signora Tina Montinaro, ideatrice dell’itinerario che oggi tocca la nostra regione. Grazie perché, come ha detto nel suo intervento, lei porta sulle spalle questa memoria preziosa e la veicola su un percorso di riflessione e di legalità: per tutti i cittadini, in particolare per i ragazzi delle scuole, una iniziativa concreta e dal significato profondo».
Il presidente della Provincia di Campobasso, Francesco Roberti, ha poi espresso alla signora Tina Montinaro, la più profonda vicinanza e il saluto dell’ente di Palazzo Magno e del territorio provinciale. «Nella teca, l’auto degli agenti della scorta, che hanno trovato la morte nell’esplosione, è il simbolo dell’efferatezza con cui ha agito e agisce la mafia – il commento di Francesco Roberti – la mafia va combattuta tutti i giorni e ogni cittadino ha il dovere di dare il proprio contributo per la legalità. Mi hanno colpito le parole della signora Tina Montinaro, per la quale il primo passo per combattere quotidianamente la mafia è far sì che tutti i cittadini facciano il proprio dovere con onestà e spirito di abnegazione».

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