Apre il suo momento verità chiedendo scusa ai 279 isernini che l’hanno votata. Prima eletta, un successo personale che ha consegnato la vittoria al sindaco Castrataro e alla maggioranza che ora governa la città e di cui lei, da qualche settimana, non fa più parte. Francesca Scarabeo ha aspettato che la questione sedimentasse, che diminuisse l’amarezza per quanto accaduto – e cioè la revoca delle deleghe con la conseguente uscita dal consiglio comunale – per cercare di tirare le somme e provare a raccontare questi ultimi dodici mesi. E ieri sera, aiutandosi con alcune slide-promemoria – perché, dice, «sono abituata a lavorare così: io fisso quello che voglio spiegare e chi mi ascolta fa lo stesso» – ha ripercorso questo anno in Giunta comunale, tra ostacoli evidenti e mimetizzati in semplici diversità di vedute, che poi hanno portato alla prima vera crisi politica dell’amministrazione Castrataro. E, successivamente, alla revoca delle sue deleghe per il venire meno, come ha detto il sindaco, della fiducia che è alla base del rapporto tra amministratori. Ma sembra vero anche il contrario: l’assenza di fiducia nella Scarabeo. «Le scuse ai miei 279 elettori dovrebbe chiederle lui, il sindaco. Che in meno di 24 ore si è liberato di me e anche di quei cittadini che mi hanno scelto e portato in Consiglio. È tempo che anche io racconti la mia verità e i motivi che durante questi 12 mesi sono diventati difficoltà che sono cresciute nel tempo e hanno poi portato alla decisione di rimettere le deleghe attinenti la materia sanitaria. Troppe ingerenze, con un sindaco ‘sordo’ alle richieste da me avanzate per la difesa della sanità pubblica. Non so chi sia, ma credo ci sia un deus ex machina che abbia voluto la mia estromissione» dice. Nessuna polemica, solo il desiderio di fare chiarezza. Ripercorre le tappe: da quando era la candidata sindaco di Azione alla decisione di non condividere il percorso e le alleanze che il partito di Carlo Calenda stava ipotizzando, dalle interlocuzioni con Piero Castrataro, «che già conoscevo» alla decisione di candidarsi con la lista civica Isernia Futura chiarendo, fin da subito, «la mia posizione politica e quei paletti che ritengo invalicabili». Dalla generosità con la quale ha condotto la sua campagna elettorale al risultato incassato che non è solo personale ma è stato appannaggio di tutta la maggioranza. E subito le prime ‘incomprensioni’: la decisione del sindaco di partire fin da subito con gli assessori esterni, sottraendo la delega al Sociale che le era stata ‘anticipata’ fin dalla campagna elettorale – «perché mi era stato detto che avrei avuto le materie sociosanitarie» – a vantaggio di una persona assolutamente stimata ma, nel caso, esponente politico di un partito che non ha partecipato alla campagna elettorale, che non ha scelto di schierarsi, di essere nell’alveo dei partiti del centrosinistra. Scelte legittime, sottolinea la Scarabeo, ma che magari andavano condivise con la maggioranza «visto che sapevamo che ci sarebbero stati esterni ma solo per quanto atteneva le materie di bilancio». Ma l’avventura nell’Esecutivo parte con il massimo dell’entusiasmo, con una forte fiducia nei colleghi, nel sindaco e in quello che tutti insieme avrebbero potuto fare per la città, racconta ancora l’ormai ex assessore. Cominciano i primi ostacoli, piccole cose forse ma significative di un atteggiamento che alla Scarabeo non piace. Atteggiamenti, ecco. Contestazioni su temi di sua competenza (tamponi ai bimbi che dovevano tornare a scuola e vaccinazioni agli allettati, per dire). E poi la chiusura di Medicina nucleare che avrebbe avuto bisogno di un maggiore impegno politico, la decisione di invitare il commissario ad acta in Consiglio dove il contraddittorio sarebbe stato limitato mentre l’allora assessore spingeva per un incontro pubblico al quale invitare Toma. E poi scienze infermieristiche, il rischio grosso che si perdesse il corso di laurea e l’impegno personale per contattare chi, a La Sapienza, avrebbe potuto accelerare gli iter. Un lavoro che non ha portato avanti da sola, ovviamente, ma assieme ad altri assessori che hanno coinvolto conoscenti e amici. E poi il pressing della società civile, un risultato raggiunto ma che resta ai margini di un riconoscimento che non significa ‘piacere personale’ ma risultato raggiunto per la città. E, alla fine, la decisione di consentire un’assemblea pubblica sulla sanità senza nemmeno informarla della richiesta arrivata in Giunta. Piccole cose, si dirà. Ma messe insieme hanno segnato un perimetro di emarginazione politica al quale si è voluta sottrarre. Perché chi l’ha indicata come assessore ne conosceva carattere e determinazione. E così quella che sembrava una ‘piccola cosa’ è diventata la classica goccia. E che l’ha spinta a dire: no, grazie. «Perché se non vengo informata della richiesta di poter tenere una assemblea pubblica sulla Sanità, a me che sono assessore competente, allora quante altre cose non mi vengono dette?» chiosa Francesca Scarabeo che, a margine della sua defenestrazione, ha ricevuto tanta solidarietà, centinaia di attestati di stima e anche il senso di una comunità che si affidava alla sua competenza in un momento in cui la Sanità davvero rischia di essere inghiottita in un buco nero.

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