Era il 18 ottobre 2021, l’esito del ballottaggio consegnava la guida di Isernia ad un giovane ingegnere, Piero Castrataro, antagonista diretto dell’avvocato Gabry Melogli. Un nome ‘pesante’, quest’ultimo, del centrodestra isernino in una città che raramente aveva tradito la propria, storica appartenenza politica. Un primo traguardo, quello che l’amministrazione ha tagliato in questi giorni, e l’occasione per ragionare con il sindaco di sanità, dei prossimi appuntamenti elettorali, di spopolamento e di politiche da mettere in campo in un momento assai difficile per cittadini e imprese.
Un anno fa, sindaco, lei conosceva i problemi che avrebbe dovuto affrontare, alcuni lasciati in eredità e altri che – giocoforza – si sarebbero palesati in corso d’opera. Uno dei più impattanti, forse, quello relativo al progressivo ridimensionamento dell’ospedale cittadino, che serve l’intera provincia. Una battaglia per un intero territorio, quindi. Oggi per la madre di tutte le battaglie, che il suo Comune sta affrontando con chiarezza, si ipotizza un decreto governativo ad hoc. Lei crede che il governo Meloni, davvero e subito, affronterà il caso Molise? E, soprattutto, ove mai questo dovesse accadere, basterà a risolvere le cronicità di un ospedale, quello della sua città, che fa i conti con personale ridotto all’osso e servizi intermittenti?
«Inizio col dire che, per risolvere il problema della sanità molisana, a parer mio non basta un Decreto Molise. Sarebbe certamente un aiuto, ma ritengo che questa non possa rappresentare la soluzione a tutti i mali. Il problema delle risorse è in via di parziale risoluzione. Nel 2024 la Regione Molise riceverà dal Fondo Sanitario Nazionale 680 milioni di euro, questo vuol dire che l’attuale perdita di Asrem (che nel 2021 si è attestata a 54 milioni di euro) potrebbe essere riassorbibile. A mio avviso, il vero problema sta nel taglio dei servizi. Basti pensare che, negli ultimi 5 anni, sono stati eliminati ben 120 posti letto negli ospedali pubblici senza alcun beneficio sotto il profilo dell’efficienza economica e, soprattutto, della tutela del diritto alla salute. Segno evidente che la scure sulla sanità pubblica non ha prodotto risultati in termini di risparmio e che, evidentemente, lo squilibrio finanziario della sanità molisana è solo in pochissima parte dovuto all’erogazione delle prestazioni sanitarie. C’è, poi, il problema legato alla cronica carenza di personale medico, aspetto che coinvolge l’intero Paese, ma ancor più evidente in Molise, regione poco attrattiva in generale e ancor meno per quanto riguarda le strutture ospedaliere. Fondamentali, inoltre, dal mio punto di vista, sono gli accordi di confine con le regioni limitrofe, strumento al quale si dovrà necessariamente ricorrere se si vorranno salvare gli ospedali molisani, in particolare quelli di Isernia e Termoli. Serve, infine, valorizzare le eccellenze del nostro sistema sanitario, come ad esempio il laboratorio di Emodinamica del Veneziale, fiore all’occhiello della nostra sanità e promuoverne altre, anche in chiave di incremento di mobilità attiva, non solo verso il privato convenzionato, ma anche verso il pubblico».
Lo spopolamento è la malattia con la quale il Molise combatte da decenni ma la politica non lo ha mai affrontato di petto e quindi non ha proposto soluzioni tali da evitare il tracollo. Si innesca un circuito mortale per i territori: meno abitanti, economia in sofferenza, servizi ridotti, ospedali che riducono le specialistiche e i posti letto, appunto. C’è una ricetta locale, che potrebbe partire dai Comuni, per contrastarlo? Quale la sua?
«È chiaro che la lotta allo spopolamento passa necessariamente attraverso gli attori istituzionali, come Comuni e Regione. Creare le condizioni per favorire una buona qualità di vita dei cittadini è compito di chi amministra un territorio. Tra queste, ritengo siano fondamentali iniziative in favore delle famiglie, come la creazione di asili nido anche a supporto dell’occupazione femminile. Ma non solo. Lo sviluppo locale è strettamente legato alla capacità delle Istituzioni di attivare e favorire determinate filiere produttive. L’inserimento di prodotti locali nelle mense pubbliche può dare ulteriore impulso alla filiera agroalimentare. La trasformazione digitale della pubblica amministrazione può favorire lo sviluppo delle aziende che operano nel digitale. La transizione ecologica, se correttamente governata dagli Enti pubblici, può rappresentare uno slancio vitale per vecchie e nuove imprese. L’organizzazione di un’offerta turistica integrata, in cui gli enti locali favoriscono lo sviluppo di un efficace marketing territoriale, può essere il salto di qualità di un turismo in grado di trasformare le molteplici possibilità in realtà tangibili. Lo sfruttamento sostenibile ed efficace delle numerose risorse naturali presenti sul nostro territorio può essere ulteriore volano per lo sviluppo. Faccio un esempio: possibile che Molise Acque abbia un debito di decine di milioni di euro dovuto principalmente all’energia elettrica quando in una regione come la nostra, ricca di sole, vento ed acqua, la stessa Molise Acque potrebbe autoprodursi quell’energia con un notevole risparmio anche per i cittadini molisani? Decisive sono le azioni atte a favorire lo sviluppo delle imprese esistenti e ad attrarre nuove forme di investimento, in settori come transizione ecologica e digitale, magari attraverso sinergie con l’università e soprattutto accelerando i tempi della PA facendola diventare non un freno, come è ora, ma una leva su cui agire per favorire lo sviluppo privato. Nonostante i suoi evidenti problemi infrastrutturali, che la politica ha l’obbligo di risolvere, il Molise offre una qualità di vita invidiabile rispetto ad altre aree del Paese, aspetto su cui meglio dovremmo fare leva. Enti locali e Regioni dovrebbero creare una task-force, fatta di persone qualificate, in grado di veicolare il “prodotto Molise” per le imprese che vogliono investire: importanti vantaggi fiscali (vedi anche la Zes), vicinanza alle direttive adriatiche e tirreniche e a grandi centri di consumo (Napoli, Roma, Pescara, etc.), possibilità di far tornare tanti bravi giovani che vorrebbero rientrare ma che non riescono a trovare buone occasioni di lavoro».
Dodici mesi sono un tempo bastevole a programmare azioni in grado di perimetrare lo sviluppo che si intende disegnare per la città. Ma sono forse troppo pochi per poter incassare i risultati. Lei però ha portato a casa quello affatto secondario del risanamento dei conti. A parte l’ampliamento della pianta organica che consentirà alla macchina amministrativa di procedere più speditamente, cosa cambia per i cittadini avere un comune con i conti in ordine?
«Certo, un risultato importante. L’essere riusciti a rimettere i conti in ordine ci offre la possibilità di programmare assunzioni, investimenti e manutenzioni ordinarie e straordinarie fortemente attese dai cittadini. Il tutto senza essere costretti a lavorare seguendo la logica dell’emergenza, soprattutto in questo momento in cui, a fronte di una notevole mole di finanziamenti (circa 60 milioni di euro solo per Isernia), dobbiamo dimostrare di essere in grado di spendere adeguatamente e velocemente queste risorse, dando impulso a quello che sarà il nuovo volto della città, sia sotto l’aspetto culturale che socio-economico. Abbiamo le idee molto chiare e, superata la fase di incertezza finanziaria, possiamo ora realmente progettare il futuro di Isernia».
Famiglie e imprese in sofferenza, il caro vita e il caro bollette sono ovviamente un problema con il quale i cittadini fanno i conti. Spese limitate al necessario, timori di non riuscire a farcela. Ci sono azioni che il Comune può mettere in campo per sostenere le fragilità dei cittadini?
«Sono diverse le iniziative messe in campo dal Comune a sostegno dei cittadini in questo delicato momento storico. Tra queste, in materia di caro bollette, stiamo riprogrammando gli avanzi degli stanziamenti straordinari legati all’emergenza Covid per fornire un sostegno alle famiglie nel pagamento delle utenze. A breve, inoltre, sarà attivo lo Sportello Energia che avrà il compito di guidare i cittadini in un percorso di risparmio, sia per quanto riguarda il gas che l’energia elettrica ed offrire consigli per interventi di efficienza energetica, partendo da quelli più piccoli ma che hanno maggiore impatto. Si sta anche lavorando alla creazione di un fondo che possa supportare i nuclei familiari negli investimenti di efficientamento energetico, da affiancare ai fondi nazionali in materia».
La prima crisi politica, culminata con la revoca delle deleghe alla candidata prima eletta della lista civica che ha contribuito alla vittoria elettorale è un altro tassello di questi primi dodici mesi a Palazzo San Francesco. In una recente conferenza stampa l’ex assessore Scarabeo ha fornito – legittimamente – la propria versione dei fatti chiedendo scusa agli elettori che l’avevano scelta. E ha anche detto, “il sindaco dovrebbe chiedervi scusa perché in 24 ore ha cacciato me e anche voi”.
«Ribadisco che sono molto dispiaciuto per quanto accaduto con la dottoressa Scarabeo che, nel rimettere alcune delle sue deleghe, aveva fatto affermazioni che hanno messo in discussione quel rapporto di fiducia a mio avviso elemento imprescindibile nel lavoro di squadra. Ciò detto, torno a ringraziarla per il lavoro fatto in qualità di membro dell’Esecutivo, convinto che nelle questioni che riguardano la difesa del nostro territorio saremo sempre dalla stessa parte, quella dei cittadini tutti».
Un primo bilancio di questi 12 mesi di governo. Le è mai capito di pensare “ma chi me lo ha fatto fare?”
«No, mai pensato, davvero. Al contrario, sono onorato e felice di essere al servizio della mia città. Riconosco che sia stato un anno difficile in cui abbiamo, tutti, dovuto affrontare diverse emergenze, soprattutto legate alla carenza di personale e fare i conti con una struttura dirigenziale incompleta. Ma ci siamo rimboccati le maniche e, con grande passione, anche grazie all’instancabile impegno dei dipendenti, che naturalmente ringrazio, abbiamo raggiunto importanti risultati. Tanto c’è ancora da fare, risultati tangibili stanno per arrivare, ma posso dire che in questo primo anno abbiamo gettato le basi per una rinascita di Isernia, come detto, sia sotto il profilo culturale che sociale ed economico. È una sfida che, sono certo, possiamo vincere facendo cose concrete, avendo chiaro il disegno per il futuro della nostra straordinaria città».
Fra meno di un anno il Molise sceglierà il proprio governo regionale: lei è sindaco di una coalizione – il cosiddetto campo largo progressista – che un anno fa sembrava dovesse essere il futuro del centrosinistra e che invece rischia di diventare un esperimento irripetibile. Lei ha chiarito di essere un fautore delle alleanze, crede che alla fine si riuscirà a ricostruire il campo largo progressista per una coalizione forte in grado di vincere in regione? L’esempio di Isernia potrebbe essere un primo passo dal quale ripartire e lei, sindaco, potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di una candidatura?
«Sgombriamo il campo da qualsiasi dubbio: non ho preso in considerazione e non prenderò in considerazione l’ipotesi di una mia candidatura alle prossime Regionali. Ciò detto, credo ancora che il campo largo sia l’unica vera speranza per questa regione, a patto però che i protagonisti siano in grado di superare le divisioni ed abbiano il coraggio di concentrarsi realmente sulla programmazione del futuro del Molise. Un’idea di Molise che vedo come laboratorio di transizione ecologica e digitale, che sappia coniugare qualità della vita, diritto alla salute, oggi negato, con le aspettative di giovani ed imprese. Un laboratorio che deve tradursi in un progetto di riscatto delle aree interne, in cui le nostre eccellenze possano trovare il giusto spazio. Spero che i prossimi mesi, quelli che ci separano dall’appuntamento con le urne, possano essere utilizzati proprio per questo: per costruire un progetto di sviluppo chiaro e non solo per disegnare il quadro di candidati e candidature».
lucia sammartino