Rannicchiati, letteralmente avvolti in sciarpe e giubbini. Il marciapiede diventa il giaciglio di fortuna, le temperature sono rigide ma i sei cittadini pakistani preferiscono l’addiaccio alle soluzioni di accoglienza prospettate dal Comune: meglio restare al freddo, dormire poco e male, in attesa che apra l’Ufficio Immigrazione.
Le auto che passano lungo in via Palatucci rallentano, gli automobilisti e i pedoni si rendono immediatamente conto di quello che accade sotto i loro occhi e non girano lo sguardo dall’altra parte. Immediatamente scatta il passa parola. La telefonata al sindaco, all’amico consigliere o assessore, segnalazioni che hanno il solo scopo di aiutare i sei profughi che stanno sfidando il freddo dell’inverno senza averne gli strumenti e senza un tetto sulla testa.
La gara di solidarietà scatta lontano dalle telecamere e dai flash delle macchine fotografiche: un poliziotto fuori servizio si presenta con la cena, alcuni isernini con biscotti e un thermos di the caldo, altri carichi di coperte per combattere il freddo: la temperatura, alle 2 di notte, rileva meno cinque gradi.
In via Palatucci, a mezzanotte, arriva anche il sindaco Castrataro. Offre loro un ricovero: il gruppo scout mette a disposizione la propria sede per consentire al gruppo infreddolito e stanco di poter trascorrere almeno la notte al riparo.
Nulla da fare, i sei cittadini pachistani rifiutano. Troppo importante attendere l’apertura degli uffici della Questura, non dover affrontare la fila eventuale, risolvere le necessità legate ai documenti per organizzarsi e muoversi verso la destinazione scelta in questo viaggio della speranza. I cittadini pakistani arrivano dalla rotta balcanica, hanno percorso migliaia di chilometri per toccare il suolo italiano attraverso i paesi dell’Est Europa. Arrivano a Isernia perché la Questura potrà risolvere in tempi di certo più celeri, rispetto a quelle di città maggiormente frequentate, le necessità legate ai documenti di cui hanno bisogno: non si tratta di richiedenti protezione internazionale perché provengono da paesi poverissimi certo ma non belligeranti in senso stretto, motivo per il quale l’Italia non può concedere la protezione internazionale.
Il sindaco di Isernia, incassato il no dei pakistani che di certo lo avranno ringraziato mentre spiegavano i motivi per i quali hanno preferito dormire al freddo sul marciapiede, non si arrende: ha adottato un provvedimento d’urgenza, affidando alcuni locali della Casa dello Studente, inutilizzati dal Comune, alla Caritas così da farne un centro temporaneo per dare ristoro e accoglienza ai migranti che arrivano a Isernia per documenti e permessi di soggiorno.