Il dolore e la rabbia di Antonio – autista Atm – e sua moglie Angela, ospiti assieme ad altri colleghi della trasmissione in onda su La 7 «L’aria che tira» in diretta da Isernia hanno colpito l’opinione pubblica, non solo molisana ovviamente. Dure le parole della giornalista Myrta Merlino che, dallo studio, ha stigmatizzato la vicenda che getta nella disperazione decine di famiglie.
Di tutt’altro avviso la lettura dei fatti dell’azienda Atm, chiamata in causa nel corso della trasmissione dagli autisti. La verità è altra, spiegano in una nota stampa con la quale puntualizzano la questione dell’intervento sostitutivo nei pagamenti delle spettanze pregresse (gli stipendi ancora non pagati, come hanno lamentato gli autisti) della Regione Molise che, spiegano dall’azienda di trasporti, «viene a tutti gli effetti presentato come ispirato ad una condotta sostanzialmente giustizialista intrapresa dall’Ente per far fronte a problematiche incomprensibilmente create da un’impresa inadempiente ed inaffidabile. Il tutto è stato ulteriormente condito da interviste rilasciate dai nostri 1avoratori e dai rispettivi familiari addirittura a televisioni nazionali» senza l’osservanza di nessuna forma di confronto con l’altra parte interessata, ovvero Atm, e trasferendo «all’opinione pubblica l’immagine di un’azienda e del relativo management sostanzialmente “senza cuore”, che persegue il suo profitto noncurante delle difficoltà arrecate ai propri dipendenti».
Risuonano le parole dure di Angela, moglie stanca di non avere i soldi necessari per fare la spesa, per curarsi, costretta a chiedere aiuto economico al padre.
«Riteniamo sia giunta l’ora di fare chiarezza – spiegano dall’azienda -. Il primo aspetto che ci pare indispensabile chiarire è che il pagamento in sostituzione dei nostri lavoratori è stato richiesto direttamente da noi alla Regione Molise e non attuato motu proprio dall’Ente a difesa dei lavoratori, come sostenuto anche da rappresentanti politici locali, che evidentemente hanno fatto di questa vicenda motivo di campagna elettorale.
Come attestato dalla nota da noi inviata all’Amministrazione regionale il 13 dicembre 2022, che fa seguito ad una precedente nota del 1 dicembre, tra novembre e dicembre 2022 la Regione ha del tutto illegittimamente bloccato la liquidazione di rilevantissimi crediti che avrebbe dovuto corrispondere ad Atm, mettendo questa azienda nell’impossibilità oggettiva di pagare le retribuzioni dovute ai lavoratori, stante l’esigenza di destinare la liquidità esistente alla continuità dei servizi di trasporto pubblico locale per evitare anche una denuncia per interruzione di pubblico servizio, il che ci avrebbe messo nelle di condizioni di dover subire “oltre al danno, anche la beffa”.
In questo contesto – continua la nota stampa – Atm, dopo aver invano chiesto alla Regione di pagare quanto alla stessa indiscutibilmente dovuto, ha “pregato” l’Amministrazione quantomeno di procedere al pagamento degli stipendi in sostituzione, come previsto dal Codice Appalti, sottolineando l’importanza dì soddisfare almeno i propri lavoratori, visto l’approssimarsi delle festività natalizie.
Ma la Regione ha pagato con incomprensibile ritardo tanto i lavoratori quanto questa azienda. E il ritardo con cui l’Ente liquida sistematicamente i corrispettivi dovuti ad Atm è un elemento già accertato, oltre che dalla magistratura ordinaria, anche dalla Corte dei Conti che in considerazione, tra l’altro, della condotta tenuta dall’amministrazione regionale rispetto al settore del Tpl, ridotto ormai al collasso, ha impugnato il bilancio regionale.
Tale ritardo ha ingenerato la creazione di un vero e proprio “sistema” che ormai coinvolge la Regione, i lavoratori ed i legali che li assistono nell’attuazione di un disegno complessivo finalizzato unicamente a danneggiare questa impresa.
Il sistema può essere così sinteticamente descritto: la Regione paga con ritardo Atm mettendo quest’ultima nelle condizioni di non poter rispettare il termine per il pagamento delle retribuzioni ai propri lavoratori, i quali ultimi già il primo di ogni mese, senza attendere la liquidazione del corrispettivo regionale, depositano ricorso per decreto ingiuntivo, procedendo subito dopo al pignoramento per importi addirittura superiori all’ammontare degli stipendi e congelando rilevanti risorse finanziarie, che non possono essere sbloccate dalla Società per diversi mesi, nonostante i lavoratori siano già stati tutti pagati, dovendo attendersi l’estinzione della relativa procedura esecutiva, con un moltiplicarsi immotivato di spese legali, che finiscono per depauperare l’azienda e arricchire gli avvocati che ormai sistematicamente assistono i lavoratori.
La gravità del fenomeno che stiamo qui descrivendo emerge ancor più se si considera il fatto – integrante addirittura gli estremi di un reato penalmente rilevante — che la Regione ha pagato in sostituzione per la gran parte dei lavoratori che avevano già pignorato i relativi importi e che, quindi, risultavano già soddisfatti in via giudiziaria.
Senza voler ulteriormente indugiare nella elencazione degli ormai innumerevoli abusi che siamo stati costretti a subire, concludiamo evidenziando semplicemente che Atm S.p.A. non ha mai inteso sottrarsi all’adempimento dei propri obblighi, tantomeno nei confronti dei lavoratori. Molto semplicemente i crediti ormai milionari vantati nei confronti della Regione, anch’essi attestati dalla Corte dei Conti, ci mettono nelle condizioni di non poter più anticipare risorse finanziarie per pagare i lavoratori in mancanza di un puntuale pagamento da parte dell’Ente.
È più che evidente che l’unica soluzione radicale a tale problema sia lo smobilizzo dei nostri crediti, riducendosi a meno folclore quanto abbiamo letto e visto negli ultimi giorni tra stampa e televisione».

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