Da una parte i genitori dell’uomo accusato di omicidio volontario aggravato dalla coabitazione e stalking. Dall’altra il papà della vittima del femminicidio, Romina De Cesare, colpita a morte con 14 coltellate. Nella gabbia dell’aula del Tribunale di Frosinone, dove ieri è cominciato il processo a suo carico in Corte d’Assise, Pietro Ialongo, l’ex fidanzato diventato il suo carnefice. Nessun cenno di saluto fra le famiglie, colpite entrambe ma in maniera ovviamente diversa, dalla tragedia che si è consumata nella notte tra il 2 e 3 maggio scorsi nell’appartamento di via del Plebiscito a Frosinone, dove Romina e Pietro vivevano ancora insieme nonostante l’amore ormai finito da un po’.
Papà Mario avrà alzato lo sguardo pieno di lacrime e dolore verso quell’uomo, che lui conosce bene, che avrà trattato come un figlio. Lo stesso che non ha esitato a uccidere la sua ragazza dagli occhi chiari e i lunghi capelli biondi.
Romina, che non ha fatto in tempo a tornare a casa dal suo papà, che a telefono – il pomeriggio stesso della sua morte, qualche ora prima di essere uccisa – lo aveva rassicurato, gli aveva detto di non preoccuparsi, che non c’era bisogno che andasse a prenderla a Frosinone.
Romina, che ha vissuto l’escalation che ha portato al suo omicidio nel tentativo di trovare un’altra abitazione, che voleva andare via da quella casa, che era stanca dell’atteggiamento di Pietro che una notte l’aveva anche filmata mentre dormiva e che l’aveva pesantemente offesa.
La prima udienza del processo ha consentito di mettere a fuoco la linea difensiva di Ialongo, affidata agli avvocati Vincenzo Mercolino (nominato nell’immediatezza dei fatti) e del collega Riccardo Di Vizio del foro di Cassino, codifensore da qualche settimana.
Come anticipato proprio da Primo Piano Molise qualche giorno fa, è l’elenco dei testi a chiarire il perimetro nel quale la difesa intende muoversi: quello della non imputabilità a seguito dell’accertamento della capacità di intendere e di volere dell’uomo al momento dell’omicidio. Motivo per il quale ieri la difesa ha avanzato la richiesta (accolta) di consentire allo psichiatra Ottavio Di Marco di visitare Ialongo nel carcere di Frosinone dove è detenuto fin dall’immediatezza del suo arresto.
Per gli avvocati Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio – che rappresentano il papà e il fratello di Romina, le parti civili ieri ammesse a costituzione assieme anche all’associazione Liberaluna onlus con l’avvocato Maria Calabrese – la prova che dimostra il contrario esisterebbe già: il referto dei due psichiatri che visitarono Ialongo la sera dell’arresto, nell’ospedale di Latina. Sì, perché, non rilevarono acuzie psicopatologiche in atto in quel momento. E i due professionisti definirono l’uomo ‘vigile e collaborante’. Eppure Pietro Ialongo, solo qualche ora prima della visita degli specialisti, aveva aggredito nell’ingresso di casa la sua ex fidanzata: l’aveva aspettata al buio, l’aveva presa alle spalle e aveva cominciato a infierire con il coltello che lei gli aveva regalato. Una, due, tre, dieci, 14 coltellate. Quella mortale al cuore, mentre la giovane era a terra e lui cavalcioni sul suo corpo, guardandola in volto. Poi, dopo essersi lavato le mani (come attestano le tracce ematiche rilevate dal Ris nel sifone del bagno), la fuga verso il litorale e i tentativi falliti di togliersi la vita – come ha raccontato ai pm di Latina e Frosinone dopo l’arresto, alla presenza di un avvocato d’ufficio – culminati con la corsa seminudo sulla spiaggia che fece scattare i controlli dei Carabinieri.
Da fonti investigative bene informate, sembrerebbe che Ialongo, però, abbia confessato l’omicidio solo dopo aver saputo dagli inquirenti che il corpo di Romina era stato trovato. E che la ragazza era morta.
Gli avvocati difensori, Mercolino e Di Vizio, ieri mattina hanno prodotto certificati medici pregressi del loro assistito, conseguenti ad un periodo di terapie psicologiche affrontate a seguito di un incidente stradale. Nell’anamnesi anche un percorso al Csm di Isernia. E hanno avanzato, come detto, la richiesta – accolta – di una consulenza psichiatrica.
Definito anche il calendario delle udienze: dal prossimo 2 marzo si tornerà in aula ogni mese fino al mese di luglio. Nel corso della prossima, saranno ascoltati i nove agenti operanti della Questura di Frosinone, quelli che trovarono il corpo martoriato di Romina e esperirono le attività d’indagine.
La Procura, ieri mattina, ha chiesto il deposito delle intercettazioni e la nomina di un perito.
ls