Isernia-Roma, andata e ritorno. E poi il percorso della droga prendeva anche altre direttrici, nell’hinterland del capoluogo di provincia. Un traffico importante quello sgominato dall’operazione della operazione della Questura del capoluogo pentro, coordinata dal procuratore Carlo Fucci, condotta tra la notte a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio.
Un lavoro di indagine certosino, dettagliato e che ha fornito i riscontri che servivano: gli agenti, diretti dal questore Vincenzo Macrì, della Squadra Mobile coordinata dal commissario capo Gianluca Vesce e con la preziosa collaborazione del commissario Domenico Nocera, hanno eseguito – tra Isernia, la provincia e Roma – otto misure cautelari emesse dal gip presso il Tribunale di Isernia che ha accolto le richieste formulate dalla Procura della Repubblica, nei confronti di altrettante persone indagate per reati di detenzione e spaccio di stupefacenti.
Fari puntati sul presunto vertice dell’organizzazione criminosa, il 37enne isernino R.L.K., con precedenti specifici e componente di una famiglia in vista della città, che comprava ingenti quantitativi di cocaina e derivati della cannabis a Roma: decine di migliaia di euro per ogni fornitura che poi veniva immessa sul mercato isernino direttamente oppure attraverso altri spacciatori. Al 37enne l’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata nel corso del blitz romano, è attualmente ristretto nel carcere di Regina Coeli.
Nei confronti di altri cinque indagati disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari mentre ulteriori due sono stati destinatari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza: le misure sono state adottate per evitare ogni possibilità di approvvigionamento e di cessione di stupefacenti proprio per la ridotta limitazione della loro libertà personale.
Sarebbero loro il capolinea del viaggio della droga, diventati i pusher che rifornivano la clientela al dettaglio. Al 37enne finito in galera, poi, venivano ceduti i proventi che gli spettavano in quanto fornitore.
Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica e dirette dal sostituto assegnatario del fascicolo, sono state condotte per mesi, meticolosamente e con professionalità, dalla Squadra Mobile di Isernia attraverso una intensa attività di intercettazione telefonica ed ambientale.
Una cimice era nascosta anche nell’auto del 37enne finito in cella ed ha quindi registrato i viaggi che l’uomo compiva per acquistare cocaina e hashish, il trasporto della droga, la cessione ai suoi ‘collaboratori’ e la fase della raccolta dei profitti dai rivenditori al dettaglio.
L’uomo, oltre a parlare apertamente del valore del traffico di droga che aveva messo in piedi, dei ricchi introiti derivanti proprio da questo ‘mercato mortale’, aveva nelle sue disponibilità ingenti somme di denaro, finite all’attenzione degli investigatori nel corso delle intercettazioni ambientali e direttamente osservate nelle sue mani o in quelle dei suoi collaboratori mentre procedeva a contare le somme raccolte con lo spaccio di droga.
Nelle intercettazioni anche la preoccupazione del giovane rispetto alle ipotesi di limitazione del contante per le conseguenti difficoltà nell’occultare e ripulire gli ingenti profitti, nel giustificarne il possesso nel caso le cospicue somme di denaro fossero state scoperte dalle forze dell’ordine.
Nei confronti del 37enne, già nel corso delle indagini, sono stati sequestrati circa 6mila euro che aveva incassato per precedenti cessioni di droga e che erano ancora in auto al momento del controllo al quale era stato sottoposto. Il tentativo di giustificarne il possesso sostenendo che la somma era di proprietà del padre non ha convinto affatto gli investigatori.
Ad ulteriore conferma del quadro probatorio, ci sono poi i sequestri di stupefacente e le dichiarazioni degli assuntori.
E sono questi racconti a perimetrare il mercato messo in piedi, dichiarazioni che hanno in gran parte confermato le ipotesi investigative e fornito un decisivo contributo alle indagini, supportando le richieste delle misure cautelari.
I consumatori abituali di stupefacenti, il loro calvario: gli acquisti fatti direttamente dal 37enne o dai suoi ‘collaboratori’, le ingenti somme di denaro andate letteralmente in fumo oppure polverizzate come i 50mila euro di cocaina comperati nel corso degli anni da uno degli assuntori. Un dramma sociale che, per la Procura, conferma la radicata e proficua attività criminale portata avanti dagli indagati.
Nei confronti del 37enne attualmente in carcere, il gip, su richiesta della Procura della Repubblica, ha disposto anche il sequestro preventivo di 70mila euro di beni di valore equivalente individuati come parte degli ingenti profitti del reato accumulati grazie alle attività illecite.