C’è un filo che lega la sanità molisana al lontano (ma non per radici) Venezuela. Prova ne è che le risposte alle carenze ormai croniche di personale che colpiscono il Pronto soccorso sono collegate direttamente al bando dell’Asrem aperto ai medici stranieri.
Sembrerebbe essere questa la soluzione prospettata dai vertici dell’azienda sanitaria regionale e che potrebbe arrivare all’esito della procedura pubblica alla quale, attraverso una collaborazione partita ai tempi della pandemia – e che ha assicurato la fondamentale presenza di medici venezuelani nelle corsie degli ospedali molisani, e anche del Veneziale -, dovrebbero partecipare i camici bianchi del paese oltreoceano.
Si sarebbe detta fiduciosa e convinta di una risoluzione in tempi non troppo dilatati, il direttore sanitario dell’Asrem, Evelina Gollo, che i sanitari del Pronto soccorso del Veneziale hanno incontrato qualche giorno fa nella sede di via Petrella.
Ovvio che il supporto dei colleghi d’oltre oceano sia veramente fondamentale nella situazione in cui versa il reparto front office del nosocomio isernino: al momento, in corsia, ci sono solo quattro medici strutturati in servizio (nel 2016 erano 11), al loro fianco i due medici venezuelani rimasti e arrivati, assieme ad altri colleghi che hanno preso altre strade, quando l’emergenza Covid stravolgeva le vite e metteva ulteriormente a rischio l’erogazione dei servizi sanitari. Medici che hanno avuto bisogno di tutor al loro fianco, per le difficoltà di lingua, e che oggi sono maggiormente autonomi.
La soluzione attesa e sperata di certo è una risposta, forse la prima dopo decine di mail, richieste di incontro, proposte di soluzione finite sempre con un diniego.
Ma, ovviamente, andrebbero considerati anche altri aspetti: dando per buona l’ipotesi che arrivino – a seguito dell’avviso pubblico –alcuni medici venezuelani (non è chiaro quanti potrebbero prendere servizio a Isernia), saranno pronti per il loro impegno in un Pronto soccorso? Al di là delle ovvie e comprensibili difficoltà linguistiche che richiederanno un periodo di affiancamento, è evidente che nel reparto che è la porta d’ingresso di un ospedale servano specifiche competenze, conoscenze che al momento non è detto che chi risponderà all’avviso abbia.
La situazione è destinata comunque ad aggravarsi: l’altro avviso pubblico, destinato proprio ai medici del Pronto soccorso, è andato deserto. In più, dei quattro camici bianchi strutturati nel reparto del Veneziale, due andranno in pensione presto. Anzi, forse prestissimo visto che il dottor Pastore – rientrato in questi ultimi giorni da un periodo di malattia legato allo stress per supportare i colleghi che hanno effettuato turni ‘in solitaria’, comunicandolo a Carabinieri e Procura – fra tre mesi lascerà il nosocomio isernino per la meritata pensione. E non è detto che non lo faccia prima – visto che potrebbe -, ove mai la situazione dovesse continuare su questo binario di precarietà assoluta. Anzi, di smantellamento come lo stesso Pastore sintetizza spesso.
Il direttore amministrativo Gollo sarà a Isernia nei prossimi giorni per una serie di verifiche relative ad alcuni lavori di ristrutturazione e adeguamento che dovrebbero interessare a breve anche il Pronto soccorso del Veneziale. Una riorganizzazione che però sembra stridere con la sensazione di smobilitazione, appunto, che vivono i medici in servizio, e non solo al Pronto soccorso, ostaggio della carenza di personale.
Alla Gollo i medici del Pronto soccorso avrebbero prospettato una soluzione tampone per le criticità del reparto: la turnazione di tutti i medici operativi al Veneziale ma sembrerebbe che tale proposta si scontri con alcune problematiche di tipo burocratico che potrebbero essere chiarite nei prossimi giorni con il direttore sanitario del Veneziale.
In queste settimane, tra l’altro e legittimamente, è andato in pensione anche il primario di Medicina. E le prestazioni aggiuntive – gli straordinari che consentono alle attività sanitarie di continuare ad essere erogate senza interrompere il pubblico servizio – sarebbero sotto osservazione dopo le ispezioni del Nas, avviate anche a seguito di una precedente segnalazione partita proprio dal Pronto soccorso del Veneziale e conseguente alla solita difficoltà nell’organizzazione dei turni di lavoro. Se i medici presenti devono essere due, e in totale sono 4 quelli in servizio nel reparto, appare davvero complicatissimo organizzarli.
Prestazioni aggiuntive sulle quali, si apprende da fonti bene informate, le indagini sembrerebbero ancora in corso attraverso una meticolosa raccolta dei dati e degli atti collegati. Su questa procedura alla quale si fa ricorso massicciamente – per il Veneziale la spesa si aggira mediamente sui 100mila euro mensili, somma alla quale devono aggiungersi i turni aggiuntivi al Pronto soccorso del Caracciolo di Agnone – anche il presidente del Forum per la sanità pubblica, il dottor Italo Testa, avrebbe presentato di recente un esposto.
Rispetto alle adesioni massicce all’appello agli straordinari riscontrate nel recente passato, sembrerebbe si registrino numerosi passi indietro: in parole povere, prima delle ispezioni del Nas i medici interessati ai turni di prestazioni aggiuntive erano in parecchi, ora il loro numero sarebbe calato.
Fatto questo che si ripercuote negativamente sulle attività ospedaliere che si reggevano proprio sulle prestazioni aggiuntive che, a fine mese, consentivano anche cospicui aumenti in busta paga. Si sarebbero riscontrate alcune irregolarità, queste le uniche indiscrezioni che riescono a filtrare. Qualche dubbio evidentemente lecito, a ben guardare: nelle determinazioni di liquidazione delle prestazioni aggiuntive, che sono (o meglio erano visto che sembrano essere sparite) pubblicate sull’albo pretorio dell’Asrem, vengono dettagliate le ore di straordinario del mese, per ogni reparto coinvolto.
E così capita di leggere numeri importanti. Nello scorso mese di dicembre, come allora riportò Primo Piano Molise, furono liquidati – per le prestazioni aggiuntive – straordinari per oltre 210mila euro. Particolare interessante, rilevato anche allora, riguardava i reparti con maggiore criticità: Pronto soccorso e Ortopedia i due dove nonostante le difficoltà siano evidenti, si registrarono numeri tutto sommato contenuti di ore di straordinario.
In Radiodiagnostica, nel settembre del 2022, si sono accumulate prestazioni aggiuntive per18mila euro circa, poco meno del pronto soccorso, per 213 ore di straordinario. Ma un solo medico ha effettuato 108 ore di straordinario in un mese con sei turni di notte. Ore che si aggiungono ai turni ordinari di lavoro in corsia.
Numeri e turnazioni che sembrerebbero aver incuriosito chi oggi starebbe spulciando le carte.
ls