Le indagini culminate con l’inchiesta «Castelli in aria» del marzo scorso non si sono fermate, come del resto aveva anticipato in quei giorni il procuratore della Repubblica Carlo Fucci, motore di una inchiesta che ha aperto uno squarcio inquietante sul meccanismo dei bonus.
E quelle stesse indagini, nei giorni scorsi, hanno portato gli inquirenti a mettere un altro punto fermo nella vicenda della truffa dei crediti fiscali. Nel mirino la stessa società con ramificazioni in Calabria finita sotto la lente due mesi fa: la Guardia di Finanza del comando provinciale di Isernia, agli ordini del maggiore Lorenzo Musone, ha dato infatti esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza adottato dalla Procura e convalidato dal gip avente ad oggetto crediti fiscali inesistenti per un valore superiore ai 4 milioni di euro.
«Castelli in aria», parte seconda, quindi; l’attività segue i sequestri già effettuati nello scorso mese di marzo e questa volta colpisce di nuovo la stessa società che ha sede legale in Isernia ma opera in via prevalente in Calabria. A marzo, l’allora legale rappresentante fu destinataria di misura di custodia cautelare. Oggi è sottoposta alla misura interdittiva del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. In quella ‘prima puntata’ vennero prima individuati come inesistenti e poi sequestrati crediti fiscali per 629mila euro circa.
Le indagini successive, dirette dal sostituto delegato e coordinate dal procuratore della Repubblica di Isernia Carlo Fucci, hanno fatto emergere come in realtà tutti i crediti fiscali ottenuti dalla società tramite il sistema del cosiddetto ‘sconto in fattura’ a fronte di lavori edilizi soggetti ad incentivi statali nella forma di credito di imposta, erano afferenti ad interventi mai svolti o mai completati, per un ammontare complessivo pari a 4 milioni 730mila euro circa.
Nel corso delle indagini, sono state riscontrate 162 pratiche relative a lavori o forniture inesistenti, su altrettanti immobili delle province di Isernia e Campobasso ma anche di Napoli, Roma, Milano, con la significativa preponderanza delle province della Calabria.
Come si ricorderà, tra gli immobili destinatari dei lavori fittizi, originanti crediti fiscali inesistenti già oggetto di sequestro nel mese di marzo, anche l’antico castello di Torrella del Sannio del quale uno dei comproprietari, peraltro già deceduto, risultava l’ignaro intestatario di fatture per un importo di oltre 145mila euro, afferenti ad interventi in regime di ecobonus e mai effettuati.
In particolare, mentre nella maggior parte dei casi la totalità dei lavori fatturati e di conseguenza i crediti d’imposta maturati, sono risultati inesistenti, in altri casi c’è stata una parziale o minima fornitura e/o prestazione a fronte di una fatturazione per beni o servizi non forniti e per somme ben maggiori, a fronte di committenti del tutto ignari che non avevano mai ricevuto la relativa fattura o effettuato il relativo pagamento.
Ad esempio, sono stati riscontrati costi fatturati per oltre 8mila euro a fronte della fornitura di una caldaia del valore compreso tra gli 800 e i mille euro. Oppure per oltre 4mila e 500 euro a fronte della fornitura di un condizionatore del valore di gran lunga inferiore, tra i 500 e i 600 euro. In altri casi, la società ha provveduto semplicemente a rifatturare forniture effettuate anni prima e da altra società, sempre riconducibile agli indagati, ottenendo così il relativo credito di imposta.
L’ultimo sequestro preventivo, nel dettaglio, è stato eseguito su crediti fiscali del valore di circa un milione e mezzo di euro, ancora presenti nel cassetto fiscale della società, mentre per ulteriori 2 milioni 650mila euro circa è stato esteso anche ai crediti ceduti a terzi soggetti (ove non ancora utilizzati da questi per compensazioni fiscali), anche ove siano stati acquistati in buona fede, come ammesso dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione formatasi sul punto negli ultimi anni.
Tale circostanza – si legge nella nota del procuratore Carlo Fucci – impone di ribadire come gli operatori economici, sia istituzionali (banche, società finanziarie, etc.) che non (persone giuridiche e privati cittadini) debbano procedere ad una attenta verifica della legittimità dei crediti fiscali acquistati presso terzi, spesso a fronte di corrispettivi particolarmente vantaggiosi, in quanto allo stato nulla permette di tutelare i loro interessi contro condotte fraudolente poste in essere a monte dai cessionari e quindi dalla illegittimità del credito acquisito, se non l’eventuale azione risarcitoria verso il medesimo cessionario.
Le indagini sono state svolte con la consueta professionalità dai militari della Guardia di Finanza del Comando provinciale diretto dal colonnello Franco Tuosto; a loro il plauso del procuratore della Repubblica anche perché tali indagini hanno già consentito una cospicua riduzione del danno che sarebbe stato arrecato allo Stato e dunque alla collettività.

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