Il paradiso (in terra e a migliaia di chilometri da qui) esiste e Fabio Forgione – aka Piotar Boa – è uno dei 100 creators mondiali ad essere invitato, da guest star, ad entrarci da protagonista indiscusso. Anzi, da pioniere di quello che, oggi, il mondo intero maneggia con disinvoltura anche grazie a lui.
California. Silicon Valley. Menlo Park. Il quartier generale del gruppo Meta. O meglio, una vera e propria città abitata solo da geni, dove le migliori intelligenze mondiali creano i contenuti che ogni giorno miliardi di persone utilizzano.
Un happening mondiale quello che si è tenuto a fine giugno e al quale Fabio Forgione è stato invitato, assieme ad una ristrettissima cerchia di creators. Solo cento nel mondo.
Una full immersion per approfondire i temi sulla realtà aumentata, sulle tecnologie e sugli strumenti che il gruppo che un tempo si chiamava Facebook metterà a disposizione per creare esperienze ancor più immersive utilizzando precisi strumenti.
Tutto top secret. Fabio non può dire nulla, ovviamente. C’è il patto di riservatezza al quale non si deroga. Ma l’esperienza vissuta nel mondo reale dove nasce la realtà aumentata, il fatto che sia stato l’unico italiano ad essere invitato con la sua agenzia – che si chiama, manco a dirlo, Piotar Boa – a partecipare è ovviamente ‘notizia’.
Fabio la racconta con l’emozione legittima di chi è orgoglioso della propria storia personale. Esempio concreto e tangibile di come tutto sia possibile, ovviamente grazie ad una importante attitudine, al coraggio di scegliere una strada che allora era inesplorata, ad un impegno che ha richiesto studi e sacrifici, ad una visione che ha trovato la sua linfa vitale nella capacità di guardare davvero oltre, all’inimmaginabile fino a qualche anno fa. Tutte doti che Fabio ha, sulle quali ha investito e lavorato duro.
Al punto che oggi è l’unico italiano fra i magnifici cento nel mondo sui quali il gruppo Meta ha scommesso.
Da Isernia a Menlo Park, insomma: un viaggio nel futuro che Fabio ha iniziato da una piccola cittadina di provincia.
«È stato tutto molto interessante anche perché, era la prima volta per me, ho visitato il quartier generale di Meta. Non posso rivelare i dettagli, ovviamente – racconta Piotar Boa di rientro dalla Silicon Valley – perché chiaramente è tutto protetto da accordi di riservatezza però di fatto abbiamo lavorato su quelle che sono le nuove funzioni e ti assicuro che quando avrete modo di scoprirle, direte solo una parola…Wow!»
Fabio ha trascorso una settimana assieme ai 100 creators del mondo che sono stati invitati e assieme alle migliaia di persone che lavorano per il gruppo Meta che sulla realtà aumentata ha deciso di investire centinaia di milioni di dollari.
«Abbiamo anche testato le nuove funzioni – racconta ancora – perché è importante il feedback, abbiamo tenuto sessioni di ricerca che sono indispensabili per chi ‘ci mette le mani dentro’. Un conto è raccontare la realtà aumentata, altro è lavorarci, crearla, renderla utilizzabile.
Un’esperienza incredibile anche l’occasione di incontrare chi lavora, come me, fuori da Meta, i cento creators mondiali invitati, e chi lavora nel gruppo e che ovviamente conosco dal 2017 solo in maniera virtuale. Sono stato, con la mia agenzia Piotar Boa che è partner di Meta, uno dei primi e oggi, assieme a chi ha fatto questo percorso come me, ci trattano da star. Pensa – dice ridendo – che ci chiedono persino di farci foto insieme. Siamo i pionieri della realtà aumentata, ci chiamano og». Che nello slang sta per original gangster. Come a dire chi ha dato il via a tutto quello sul quale oggi si lavora in tempi ‘non sospetti’.
«Un’esperienza che mi ha permesso di conoscere chi lavora dietro le quinte di Meta e di entrare in contatto con un ambiente di lavoro straordinario. Menlo Park è una vera e propria città – racconta Fabio – super blindata: decine e decine di controlli prima di avere accesso. È lì che lavorano i dipendenti Facebook, oggi Meta. Se ci fosse un posto di lavoro simile in Italia, le code per consegnare i curricula partirebbero da Milano e finirebbero a Lecce!
Un paradiso perché qualsiasi cosa tu voglia, c’è e puoi averla. Un barbecue, un piatto cinese o giapponese, la pizza, un dolce… C’è tutto e in qualsiasi momento tu ne abbia il desiderio. Hai voglia di fare sport, lo puoi fare. Vuoi rilassarti, puoi farlo. Di tutto, di più, davvero. La strategia è ovviamente quella di dare un luogo di lavoro estremamente confortevole così da consentire ad ognuno di dare il meglio di sé ma anche di coccolare i propri dipendenti perché non cedano ad altre offerte di lavoro. E non è un caso che il gruppo di lavoro di Meta sia il più numeroso di quelli che lavorano con la realtà aumentata. I competitor, anche blasonati, hanno tutti difficoltà a trovare i creators.
Si tratta di figure altamente professionali, molto ricercate sul mercato e quindi l’azienda, nell’offrire i benefit, evita che il suo dipendente sia incentivato a cambiare gruppo di lavoro, evita che passi ai competitor. Anche Apple, ad esempio, ha la sede nella stessa zona ed il concetto è identico.
Una città dove ogni desiderio sia realizzabile anche perché i ritmi di lavoro sono super sostenuti. Pensa che c’è una zona dove gli ‘anziani’ come me trovano i videogiochi di un tempo, quelli che usavano quando erano ragazzi. Quindi ogni dipendente, ogni persona che accede alla città di Meta trova quello che vuole, quello che più gli piace, quello di cui ha bisogno per stare bene. Tutti incentivi, oltre ovviamente allo stipendio che è ben oltre quello che si può immaginare, che consentono ai dipendenti di lavorare esclusivamente per quella piattaforma senza sentire il bisogno di cedere alle offerte di altri top player del settore. E il tutto con una qualità di rapporti elevatissima, non ho mai assistito ad alcuno scontro verbale, c’è grande rispetto ed educazione».
È il lontanissimo 2017 quando Fabio Forgione propone la sua candidatura per testare le tecnologie ancora in fase beta, poi nel 2020 entra nella rete del gruppo con la sua società – Piotar Boa, appunto. Quando arriva nella Silicon Valley, nessuno lo conosce con il suo nome di battesimo. Per tutti, nel mondo e a Menlo Park, è Piotar Boa. Al punto che, all’arrivo in hotel, scopre che non c’è alcuna stanza prenotata a suo nome. Allarme rientrato quando si presenta con il suo ‘nome di battaglia’. Fabio oggi è l’unico italiano partner ufficiale di Meta ma, come i lettori di Primo Piano Molise sanno bene, lavora anche con altre piattaforme da miliardi di utenti.
«Ovviamente, il nostro viaggio e il soggiorno è stato tutto pagato da Meta – puntualizza Fabio -. Un altro esempio dell’attenzione che il gruppo ha nei confronti dei suoi partner: sia per il team che lavora dentro sia per quello che lavora fuori da Menlo Park, che è uno dei più numerosi. Un evento voluto e realizzato per consentirci di toccare con mano la ‘potenza’ di Meta, uno dei player più grandi in questo momento, per condividere con noi quel progetto di realtà aumentata al quale lavoriamo e che davvero è incredibile».
Incredibile sì, come quel progetto che Fabio aveva in mente e che da Isernia lo ha portato a 10mila 169 chilometri di distanza. Nel gruppo più potente e quotato del mondo. E questa non è affatto una storia
di realtà aumentata.
lucia sammartino