Portare la parola di Dio ovunque, soprattutto fra gli ultimi. In questo caso i detenuti della casa circondariale di Ponte San Leonardo. Perché, per padre Maurizio Patriciello – il parroco anticamorra che ieri mattina, accompagnato dalla ‘mamma coraggio’ di Venafro, Palmina Giannini che ha reso possibile la visita grazie al suo straordinario impegno ha varcato la soglia del carcere – «bisogna evitare i ghetti, che possono essere di tipo geografico, ideologico ed economico. Bisogna creare comunione anche quando i nostri fratelli vengono ‘messi in sicurezza’, per loro e per la società. Bisogna creare il dialogo».
L’incontro con i detenuti del carcere di Isernia, fortemente voluto proprio da Palmina Giannini che ha cominciato ad organizzarlo prima della pandemia, salvo poi dover fermare tutti gli iter per ovvie ragioni, è stato – a ben guardare – il mezzo.
Il fine ultimo della visita è stato quello di varcare le barriere, superare le sbarre e portare una testimonianza di impegno e di coraggio, il messaggio del Vangelo fra chi vive la condizione di restrizione della libertà. Perché, come padre Maurizio insegna, anche per chi ha sbagliato c’è speranza, c’è possibilità di riscatto sociale.
«Non sempre è facile – ha spiegato padre Maurizio nel corso di un breve incontro con la stampa, prima di accedere alla struttura -, mi rendo conto che dobbiamo insistere. Certo è che ci vogliono pene certe da un lato e ci vuole grande misericordia. E insieme ci vuole la capacità di non far sentire isolati e giudicati i nostri fratelli: la società civile vuole fare pace con voi».
Nella struttura non sono emerse particolari criticità: la casa circondariale di Isernia è a dimensione d’uomo, ha spiegato poi padre Maurizio Patriciello. «Altrove è diverso ma i fratelli detenuti hanno diritto a tutti i loro diritti».
Ad accompagnare il parroco anticamorra, oltre alla scorta che lo protegge dopo le minacce dei clan, Palmina Giannini, la mamma coraggio che affronta le avversità con il sorriso e l’impegno e che ha realizzato quello che era un suo obiettivo: portare la Fede lì dove c’è sofferenza, in un luogo dal quale non è sempre facile che emergano il dolore per un percorso sbagliato e la voglia di una vita nuova. Il conforto che padre Maurizio ha portato, grazie a Palmina Giannini, è un primo, grande passo perché al di là di quelle sbarre, ci si possa sentire meno soli e parte di una società che, si spera presto, non emargina ma include.