Temperature bollenti, altro che Caronte, nell’aula consiliare di Palazzo San Francesco dove fa il suo ingresso (sebbene si tratti di un ritorno) l’ex assessore Eugenio Kniahynicki a seguito delle dimissioni dell’onorevole Elisabetta Lancellotta.
Un ritorno salutato da un applauso dei colleghi, dalle dichiarazioni concilianti e accoglienti del sindaco Castrataro ma la sorpresa è dietro l’angolo.
Il consigliere comunale, candidato con Fratelli d’Italia e primo dei non eletti nella tornata delle amministrative di due anni fa, ringrazia chi lo ha supportato in questo percorso, interrotto dopo 9 anni, ribadendo la gratitudine e il senso di responsabilità con il quale affronterà anche questa consiliatura.
«Sono consigliere della destra – rimarca e questo diventerà una sorta di mantra nel suo discorso di insediamento -, con radici salde nei principi di libertà, di responsabilità individuale, di orgoglio per la nostra identità».
In quanto ex assessore alla Cultura, Kniahynicki si chiede perché nessun dialogo sia stato intrapreso tra l’amministrazione e Antonio Scasserra per far ripartire il Museo del Costume. Ed è solo la prima di una serie di domande – retoriche – che il neo consigliere pone all’amministrazione comunale.
«Lavorerò per un ambiente sicuro e prospero per tutti i cittadini, alle sfide per migliorare i servizi pubblici, per ridurre gli ostacoli burocratici, per lo sviluppo delle imprese, per la sicurezza e ordine pubblico in ogni quartiere. Collaborerò per politiche che siano efficaci. L’arrivo del nuovo comandante della Polizia Municipale è una buona notizia – sottolinea – della quale prendo anche un po’ il merito ma il suo ruolo è esattamente altro dal predisporre più posti di blocco».
E poi l’immigrazione, il richiamo all’equilibrio tra i diritti di chi arriva e quelli dei cittadini: «sono un consigliere di destra – ripete – e mi impegno a parlare con tutti perché le differenze di opinioni arricchiscono dibattito e la mia priorità è il bene della nostra città. Ringrazio la giunta e gli amministratori che hanno atteso la mia nomina in consiglio per iniziare a governare – polemizza -, certo, un anno e mezzo di immobilismo non è un buon segnale. Mi potevate aspettare prima di chiudere il cinema. Ringrazio il sindaco anche per aver buttato fuori la persona più carismatica e la più votata dagli elettori (dice, riferendosi all’ex assessore Francesca Scarabeo, ndr) e per la nomina degli assessori esterni. Vuol dire riconoscere l’incapacità di tutti gli eletti in maggioranza a ricoprire il ruolo di assessore. Nessuno si è preoccupato della piscina, dell’iter per il riconoscimento del tombolo. Non siete state capaci nemmeno di occuparvi dell’ordinario. Basti vedere il verde pubblico, gestito in maniera vergognosa dal paladino che oggi è stato eletto».
Il rosario delle accuse viene momentaneamente interrotto da un laconico ‘cominciamo bene’ pronunciato dal presidente del Consiglio comunale, Nicolino Paolino, che tenta di spiegare al consigliere Kniahynicki che il tempo per l’intervento è terminato.
«E sullo stadio, siete ancora dell’idea di declassarlo per renderlo inutile a ospitare qualsiasi competizione? Nelle critiche e negli elogi ci metto la faccia – puntualizza il consigliere -, essere differente dalla massa non sempre paga. Ma sono trasparente e lo sarò sempre perché nel tragitto della vita ci sono tante maschere e pochi volti. Io sono un volto, ho grande rispetto del mio percorso di vita e guardo tutti negli occhi – rimarca ancora -. E che fine hanno fatto i vostri buoni propositi? L’ufficio dei bandi europei, la cura del verde, le guardie ecologiche. C’è bisogno di tornare alla politica vera, per questo gli elettori hanno premiato Fratelli d’Italia al Governo prima e alla Regione poi. Da qui parte un nuovo percorso anche per Isernia – avverte Kniahynicki – una filiera istituzionale che il Consiglio comunale non può permettersi ignorare. Il centrodestra unito è vincente, noi siamo la risposta politica alle richieste di aiuto della nostra amata Isernia. E vedo che fra alcuni di voi – dice rivolgendosi ai colleghi della minoranza – brilla una fiamma che è sopita. Liberatela».
A seguire il caso Commissione Toponomastica, con un Giovancarmine Mancini più agguerrito che mai. Sua l’interrogazione presentata per chiarire le modalità con le quali sono arrivate all’attenzione della Giunta alcune indicazioni che non sarebbero emerse dai verbali della commissione di esperti che ha lavorato – fin dall’epoca d’Apollonio – alla nuova denominazione di alcune strade cittadine.
Lo scontro arriva prima del previsto. Il sindaco Castrataro contesta l’utilizzo che Mancini ha fatto nell’interrogazione della parola ‘partigiano’. «Usata impropriamente: siamo qui perché ci sono stati i partigiani, io sono fiero di essere dalla parte dei partigiani, fiero di essere antifascista. Non va di moda ma lo sono sempre e rappresenterò sempre valori di democrazia. Le chiedo di usare la parola partigiano come da lessico Treccani, preghiera che faccio per onorare chi è morto per la libertà in questo paese». Apriti cielo!
«Partigiano significa di parte – replica con veemenza Mancini -, questo ho inteso dire. Ricordo che su partigiani e antifascismo la sinistra ci campa da 70 anni a questa parte. Non ti fa onore, i caduti ci sono stati dall’una e dall’altra parte, comincia a usare la storia e non quella fredda di parte».
Al presidente della commissione competente, il consigliere Cefalogli, il compito di spiegare come si sia arrivati all’indicazione dei nomi proposti alla Giunta. In sintesi, il lavoro degli esperti della Commissione Toponomastica non sarebbe arrivato a compimento per il pensionamento del segretario. «Per rispetto verso quel lavoro abbiamo pensato di riprendere in mano quelle proposte e produrre un documento di sintesi, sono state due le commissioni coinvolte. Sono stati stabiliti i criteri, votati dalle commissioni, per determinare a quali proposte dare la precedenza. Abbiamo scelto di dare priorità ed accettazione automatica e diretta alle proposte votate dalla Commissione all’unanimità e di rinviare alla futura Commissione Toponomastica quelle che non avevano avuto voto unanime». Si è proposto di sostituire alcune intitolazioni, assai discutibili spiega Cefalogli.
Via Giovanni Berta e via Ponzio Pilato per dire.
«Un’offesa alla nostra città sostituire via Ponzio Pilato con via della Fortificazione sannitica?
Sostituire via Giovanni Berta, militante nei fasci di combattimento dalla storia personale tutt’altro che edificante in favore di via Stefano Jadopi? Sono certo che nessun nostro concittadino avrebbe un minimo dubbio se dovesse scegliere – commenta il consigliere dem Cefalogli -. Le nuove denominazioni sono state discusse, analizzate in commissione e poi inviate alla giunta dove avverrà ultimo passaggio prima di arrivare in Prefettura»
Mancini ovviamente affatto soddisfatto, anzi, mortificato nel sentire la risposta. «Non ti fa onore come aspirante politico né come docente – parte all’attacco -, allevati come siete alla politica delle epurazioni. La tua risposta è piena di menzogne, non è vero che la Commissione Toponomastica termina il mandato quando finisce la legislatura ma quando viene sostituita. A voi, personaggetti con 20 e 30 preferenze era invisa, non avete nemmeno sostituita ma non l’avete fatta riunire. Sostituite nomi, intitolate strade a chi non ha mai avuto voto favorevole in commissione toponomastica, è vergognoso. Avete la puzzetta sotto il naso e vi nascondete dietro i partigiani e l’antifascismo, cancellate Spartaco Mercurio, pluridecorato, amato dagli isernini, un uomo libero, votato da 99% della commissione. Mi appello a che vogliate rivedere i lavori della commissione, che è l’unica titolata a dare indicazioni, e di non tenere conto di questo lavoro di epurazione. I nomi rimangono tali. Nessun Cefalogli può superare i lavori della commissione toponomastica». Fuori le temperature superano i 38 gradi, dentro l’aula pure.
ls