Consiglio comunale in riunione dopo la pausa estiva, con la spada di Damocle della questione Falcione: in aula, ieri pomeriggio, è arrivata (o meglio tornata) la deliberazione con la quale si sarebbe dovuta sancire la incompatibilità del consigliere di maggioranza con l’avvio del count down dei dieci giorni utili, nel caso, a rimuoverne le cause oppure a decretarne la decadenza. A sorpresa, il sindaco Castrataro scopre di aver fatto male i conti: Falcione resta consigliere comunale grazie alla minoranza, ai voti di tre consiglieri di maggioranza e all’astensione di una collega eletta nella stessa lista di Falcione. Il consiglio parte già con il botto: come anticipato da Primo Piano Molise, dalla minoranza si alza forte la richiesta di procedere in tempi celeri all’attesa intitolazione dell’auditorium alle vittime del bombardamento del 10 settembre del 1943. Lo chiede il consigliere Raimondo Fabrizio, subito zittito dal presidente del Consiglio Nicolino Paolino che obietta, con forza, che l’argomento non è all’ordine del giorno A gamba tesa interviene il vicepresidente Mancini che forza la mano e presenta una interrogazione urgente sul caso, non senza beccarsi (come accade sempre) con il presidente dell’assise consiliare. Le solite sceneggiate, il commento di Paolino. Lei è un graziato della politica, la replica di Mancini che nei fatti interroga il sindaco sulle reali intenzioni circa l’intitolazione. «Ci sono momenti in cui la politica, al di là degli schieramenti, si unisce e fa quadrato intorno al comune sentire e a comuni ideali, spero che almeno questa volta l’intero consiglio e soprattutto il sindaco che ci rappresenta tutti possa rassicurarci» l’invito di Mancini. La proiezione del docufilm curato da Pasquale Damiani, in concomitanza con l’80esimo anniversario del bombardamento, ha mostrato quanto quella giornata sia ancora una ferita, aperta e dolorante. E l’applauso tributato a quel lavoro di ricostruzione storica, di impegno e passione, a quella storia che Damiani ha raccontato con la sensibilità di chi porta ancora quelle ferite, ha aperto alla considerazione che non c’è più tempo da attendere. La Commissione toponomastica ha deciso, quella scelta è pronta da due anni. L’anniversario appena passato è l’occasione per chiudere il cerchio e restituire dignità alle vittime, dargli la giusta considerazione storica, rendere omaggio alla decisione di quell’uomo che 80 anni fa donò il terreno al Comune sul quale oggi sorge l’auditorium chiedendo fosse intitolato a chi aveva perso la vita.
Il sindaco Castrataro conferma che al momento sono in atto mere verifiche tecniche. «Non ho osteggiato questa richiesta – il commento del sindaco – e non vedo ostacoli: il tempo di chiudere le verifiche, tutta la città è d’accordo».
Archiviato il capitolo intitolazione auditorium (fuori sacco ma parimenti sentito), tocca al caso Falcione, rimandato dal 10 agosto scorso. Come è ormai noto, il Consiglio deve deliberare l’avvio della procedura di incompatibilità che di fatto lascia al consigliere dieci giorni di tempo per rimuovere la causa pena la decadenza.
Il sindaco ribadisce la difficoltà del momento e annuncia che il suo voto sarà palese: rappresento l’ente e non posso andare contro quello che gli uffici mi rappresentano. Viene data lettura della proposta di deliberazione, il consigliere Falcione – che è in causa contro il Comune per una parcella non onorata dalla precedente amministrazione comunale (quindi è creditore verso il Comune, non debitore) – ribadisce le proprie perplessità rispetto all’adozione del parere dell’avvocatura cittadina – per me è carta straccia -; i toni si surriscaldano quando il segretario generale del Comune prende la parola.
La sintesi del pomeriggio in aula è quasi identica a quella del 10 agosto scorso: dalla minoranza la considerazione che il Consiglio può anche non votare la incompatibilità. Se Falcione è consigliere, è perché i cittadini lo hanno votato. E come ribadisce il consigliere Pietrangelo, la vicenda è conseguente ad una giustizia farraginosa visto che il procedimento va avanti da 5 anni ed è in una fase che non crea nemmeno pericoli di inquinamento delle prove. Dalla minoranza l’invito ad un atto di coraggio, rivolto anche al consigliere Falcione che potrebbe rimuovere le cause di incompatibilità, ricorda Marco Amendola. «Una situazione imbarazzante, dal punto di vista personale e politico. In linea di principio mi ritengo di centrosinistra ma noi rendiamo le cose facili questioni di principio insuperabili: la legge demanda al Consiglio la scelta di valutare a seconda dei casi. Non ci troviamo di fronte ad un consigliere che ha commesso un omicidio ma che ha vissuto una esperienza professionale della quale ipoteticamente sarebbe creditore nei confronti dell’amministrazione. Il consigliere Roberto Di Baggio rinunciò al contenzioso versando 15mila euro alle casse comunali pur di continuare il mandato amministrativo. Un grande gesto: rinunciò a quasi due anni e mezzo di indennità. Valuti, consigliere Falcione, che al suo posto entrerebbe una persona che gli elettori non hanno votato, valuti chi le subentrerà in provincia, pensi al mandato degli elettori». La consigliera di maggioranza Angela Perpetua, a sorpresa, dichiara il proprio voto contrario, aprendo una crepa in quello che sembrava uno schieramento granitico. Alla fine, a sorpresa e tra mille mugugni, la votazione finisce in parità, 15 a 15 (anche se dal tabellone mancano il voto favorevole di Sara Ferri e quello contrario di Eugenio Kniahynicki collegati da remoto) con l’astensione di Gemma Laurelli (Isernia Futura): fra i no all’avvio dell’iter di incompatibilità anche quelli di Elvira Barone (5s), Gabriele Olivieri (Isernia Futura), Angela Perpetua (Pd) e quello del consigliere Falcione che non si è astenuto. La verifica della liceità della votazione – Falcione poteva votare o meno? – accende gli animi. Alla fine l’ingegnere resta consigliere e lascia Isernia Futura per passare al gruppo misto: una sconfitta politica per il sindaco e anche una rivincita per Francesca Scarabeo, citata più volte come la prima vittima di Castrataro.