Anche due molisani – entrambi di un piccolo centro prossimo a Isernia su cui hanno competenza i carabinieri di Venafro – sarebbero coinvolti nella imponente operazione del Noe messa a segno ieri in nove province italiane che ha portato all’arresto di 11 mprenditori. I due molisani sarebbero stati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare nelle rispettive abitazioni, uno nel piccolo paese della provincia e l’altro a Campomarino dove non risiede ma risulta domiciliato temporaneamente. Contrasto alla criminalità organizzata ambientale e prevenzione degli illeciti ambientali e del traffico di rifiuti sul territorio nazionale e comunitario: questi gli obiettivi dell’operazione messa a segno, ieri mattina all’alba, in nove province tra le quali anche quella di Isernia, dai militari del Noe, il gruppo Carabinieri per la tutela ambientale e la sicurezza energetica di Napoli, guidati dal tenente colonnello Pasquale Starace, coadiuvati dai carabinieri dei comandi provinciali.
I militari hanno dato esecuzione a undici provvedimenti cautelari personali, emessi dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia romana, a carico di altrettanti imprenditori, titolari di aziende di trasporto e società di intermediazione, operanti nel settore della gestione dei rifiuti, gravemente indiziati per i reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, riciclaggio e autoriciclaggio, gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva. Due i molisani finiti nei guai, entrambi residenti in un piccolo centro della provincia di Isernia come detto. Gli altri imprenditori arrestati risiedono nelle province di Napoli, Milano, Roma, Brindisi, Chieti, Caserta, Frosinone e Salerno.
L’indagine arriva a conclusione di una complessa attività investigativa, focalizzata sul fenomeno dell’abbandono di rifiuti speciali pericolosi e non, condotta dal Nucleo operativo ecologico di Salerno e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Roma che ha consentito di accertare, a carico degli indagati colpiti dall’applicazione della misura coercitiva, reiterate azioni finalizzate a porre in essere illecite attività di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi.
L’operazione che si è conclusa ieri si inserisce nell’ambito di una più ampia attività che l’Arma dei Carabinieri, attraverso i reparti speciali per la tutela ambientale, ha messo in campo nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata ambientale e nelle attività di prevenzione degli illeciti ambientali e del traffico di rifiuti sul territorio nazionale e comunitario.
Secondo le risultanze dell’inchiesta, gli indagati utilizzavano automezzi noleggiati presso una società terza (risultata estranea ai fatti) e con mezzi fraudolenti – come la sostituzione delle targhe di immatricolazione con altre riprodotte ed intestate ad un consorzio di trasporto rifiuti (anche questo estraneo ai fatti) e la predisposizione di formulari di identificazione rifiuti riportanti dati falsi relativi al sito di smaltimento – avrebbero ricevuto da società produttrici di rifiuti speciali non pericolosi (in prevalenza rifiuti urbani misti) e di rifiuti speciali pericolosi (in prevalenza miscele bituminose provenienti dai rifacimenti dei manti stradali) anche queste risultate estranee al giro fuorilegge, una quantità complessiva accertata pari a circa 7mila tonnellate di rifiuti che poi sarebbero stati smaltiti illegalmente. Cioè abbandonati all’interno di un capannone in provincia di Frosinone oppure su alcuni terreni agricoli in provincia di Bari, Brindisi e Lecce e anche all’interno di una ex area industriale in provincia di Salerno.
Lo start alle indagini, come detto molto complesse, è avvenuto quando nel comune di Sora è stato individuato un capannone industriale colmo di rifiuti speciali in balle, costituiti da residui dell’attività di recupero/trattamento dei rifiuti solidi urbani. Le successive attività investigative, condotte dalla polizia giudiziaria, hanno poi permesso di individuare le aziende produttrici dei rifiuti e le società di trasporto responsabili del traffico illecito.