Il caso Falcione torna all’attenzione del Consiglio comunale in una seduta pericolosissima (politicamente) per la maggioranza. Colpa del peccato originale: l’aver avallato la votazione salvo poi chiedere un parere alla Prefettura.
C’è anche Claudio Falcione che polemizza con il presidente del Consiglio che gli intima di rispettare lo Statuto: detto da chi, solo un mese fa, lo ha violato creando tutto questo scompiglio suscita anche una certa ilarità.
Ed è proprio il presidente Paolino – dopo aver dato notizia del definitivo ingresso di Marco Amendola nel gruppo del Pd (dopo un lungo purgatorio e in vista delle Provinciali, dirà poi Linda Dall’Olio) a spiegare all’aula che sono previste due votazioni separate, una per annullamento della deliberazione del 21 settembre (che di fatto ha stoppato l’iter per l’incompatibilità di Claudio Falcione), l’altra per la contestazione in via definitiva e per l’avvio della decadenza entro i termini di legge.
Ed è subito guerra, dichiarata dal vicepresidente del Consiglio comunale Giovancarmine Mancini, dai banchi dell’opposizione.
L’avvocato sintetizza il suo pensiero: due votazioni separate ma all’ordine del giorno è previsto solo un punto, ergo dovreste convocarci di nuovo, dice non senza infiammarsi. E nuovamente torna a galla la superficialità della maggioranza nell’affrontare argomenti difficili, delicati e sensibili che meriterebbero anche una conoscenza adeguata degli strumenti, come lo sono Statuto e regolamento.
La prima questione pregiudiziale posta da Mancini è proprio questa, e sulla stessa linea poi convergono altri colleghi come il consigliere Fabrizio che richiede il ritiro del punto all’ordine del giorno: non posso votare qualcosa che non è all’ordine del giorno. Proposta che non passa il vaglio dell’Aula ma partecipa anche Claudio Falcione solo che, questa volta, il suo voto non cambia il risultato atteso: 18 contrari al rinvio, 14 favorevoli. Fra i sì al rinvio, oltre al voto dell’ingegnere e a quelli della minoranza, quello delle consigliere Angela Perpetua (Pd), Elvira Barone (5s) e quello di Fabio Toto (Pd). Di Perna insiste: non si poteva andare avanti, bisognava rinviare ai capigruppo e riportare l’argomento in aula nella maniera corretta. Inoltre, chiosa Di Perna, il parere della Prefettura non è vincolante per il Consiglio comunale. Al massimo è utile per un ricorso al Tar, ricorda. «Capisco la fretta – spiega Mancini -, la voglia di far fuori un valente consigliere di maggioranza eletto con la lista del sindaco e prima c’era la Scarabeo, defenestrata e mandata a casa in malo modo. Capita a chi si discosta dai diktat del sindaco, francescano ma decisionista. Lo ha fatto capire anche al segretario generale, persona validissima, perché lo ha costretto a chiedere parere. Prima si è validato quel consiglio, poi il 9 ottobre, come una rosa che spunta sotto il ghiaccio di gennaio, si chiede parere al Prefetto. Che non è vincolante: è mortificante pensare di voler proporlo all’attenzione del consiglio. Se passa questo concetto, ogni votazione che non va bene al sindaco si riporta in Consiglio?». Mancini solleva anche un altro problema: lo stesso assunto quindi vale anche per le precedenti deliberazioni che hanno trattato il caso dell’incompatibilità e alle quali ha partecipato Falcione. Si dovrebbe annullare tutto e ricominciare l’iter.
«Non è stato nemmeno coinvolto nell’iter per il parere – continua Mancini riferendosi a Falcione -. La vittima non sa nulla, viene fucilata e basta. Addirittura non si può perdere tempo, forse verrebbe meno un voto importante alla Provincia. Gli interessati impugnino la delibera al Tar, se qualcuno ha mal di pancia andasse in tribunale. Evitiamo questa porcheria».
La forzatura la rimarca anche Tedeschi. Linda Dall’Olio, con calma e puntualità, rimarca come la questione Falcione sia stata gestita con superficialità e abbia restituito una cattiva immagine del consiglio ai cittadini e agli elettori.
Sardelli, in pectore per diventare presidente del Consiglio, prova a ricostruire i fatti: se si è determinata questa situazione è proprio in virtù di un vizio di fondo, il voto del consigliere Falcione. Dimenticando di ricordare che quel voto è stato ‘ratificato’ dal presidente Paolino (suo collega di maggioranza) e dal segretario generale che avrebbero dovuto ricordarsi prima dell’ esistenza del Tuel e dello Statuto comunale. La sintesi degli interventi successivi, di Eugenio Kniahynicki e Enzo Di Luozzo, è la ulteriore sottolineatura di una serie di errori procedurali che ha dell’incredibile: un mix esplosivo di superficialità, mancata conoscenza ed errori procedurali. Elvira Barone, uno dei consiglieri ribelli della maggioranza che ha votato contro l’incompatibilità il 21 settembre, ricorda che Falcione era presente quel giorno, è intervenuto in Aula, ha votato e quella votazione è stata ratificata come valida ma è stato fatto un errore da parte di chi ha violato la norma e anche lo Statuto, fatto non rilevato durante la votazione. «Datemi una ragione perché io oggi debba annullare la votazione precedente? Chi ha un interesse propone ricorso al Tar, ma chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Non tocca a noi. Qui non si accettano le cose non piacciono, chi non è conforme viene fatto fuori» chiosa, annunciando voto sfavorevole. Di Giacomo ricorda che le norme vanno rispettate come nel caso della incompatibilità. E rileva come ‘indegna’ l’autovotazione che Falcione ha espresso in quella seduta. Buon senso avrebbe voluto non partecipare. «Oggi tutti professori con il Tuel, quel giorno nessuno lo ha rilevato – tuona Pietrangelo -, oggi sarà il caso di chiedere al Prefetto il parere su questo ordine del giorno e sulla sua validità». E alla fine Di Perna apre il vaso di Pandora: la vecchia deliberazione è in vigore, quindi Falcione può parlare e anche votare. Ma all’ingegnere viene vietato di parlare. L’ultimo appello di Mancini al sindaco rispetto alle ripercussioni che la votazione avrà: di certo, rilancia, il consigliere Falcione si rivolgerà alla Magistratura. La vicenda avrà conseguenze sul piano civile e anche penale.
«Riveda questa situazione, sindaco – dice -, tutto nasce da un atto votato dal Consiglio che non può ritornare sulla propria votazione per un semplice parere ex post del Prefetto, dopo che la delibera è stata adottata. Sarebbe una vergogna assoluta, perché correre questo rischio? La fretta di colpire è vergognosa come mettere insieme i due argomenti in un solo punto dell’ordine del giorno: va da sé che comprendiamo chiaramente che se viene annullata quella delibera viene annullato l’intero procedimento, è l’Abc. Non vi fa onore questa storia: sindaco, annulli tutto e riporti il caso in Consiglio. Questo è un abuso d’ufficio. La minoranza – annuncia – è quindi costretta ad abbandonare l’aula, anche con il nostro voto contrario parteciperemo ad una aberrazione del diritto». La consigliera Perpetua (Pd) rimarca gli errori grossolani, ricorda di aver votato anche l’immediata eseguibilità della delibera del 21 settembre. Conferma il voto contrario all’avvio dell’iter. Alle 20.35 Falcione non conosce ancora il suo destino.