Inutile girarci intorno: la storia dei lavori infiniti e costosissimi per elettrificare la tratta ferroviaria è davvero difficile da digerire. Non la comprendono i pendolari (studenti, lavoratori, viaggiatori…), per i quali il treno rappresenta (dovrebbe rappresentare) una alternativa validissima al trasporto su gomma (sia su auto propria che su bus pubblico). E non la comprendono gli amministratori locali, soprattutto di quelle città (fortunate loro) da dove i treni potrebbero finalmente partire visto che i lavori a peso d’oro che hanno interessato la tratta sono finalmente terminati.
Isernia è la cittadina da dove, al momento, i treni in partenza sono in numero esiguo. Per raggiungere Roma, da Isernia stazione partono solo tre treni, al netto di quello che arriva a Vairano e poi tocca cambiare convoglio per andare nella Capitale. Per andare a Napoli la faccenda è ancor più complicata: solo due treni partono dalla stazione di Isernia. Per il resto, se gli orari non coincidono, tocca utilizzare ancora il bus sostitutivo che poi si ferma a Venafro-Roccaravindola da dove, finalmente, si può salire in carrozza. Chi viaggia da Campobasso, quindi, è destinato ad una odissea vera e propria. Ma da Isernia al capoluogo di regione l’elettrificazione non è ancora completata quindi c’è poco da fare.
Legittime e comprensibili le richieste dell’amministrazione comunale guidata da Piero Castrataro che, in luogo del bus sostitutivo, chiede che finalmente la stazione di Isernia diventi (almeno) quella di arrivo e partenza visto che i lavori di elettrificazione (il cui costo è più che triplicato come Primo Piano Molise ha documentato con una inchiesta) sono terminati e i collaudi sono stati eseguiti. Quale il senso di quel continuare a salire e scendere dai bus sostitutivi che, tra le altre cose, hanno tempi di percorrenza dettati dalle condizioni del traffico quando invece si può finalmente usare il treno?
Nel botta e risposta tra sindaco Castrataro e assessore e vicepresidente della Regione, Andrea Di Lucente, entra a gamba tesa Comunità Attiva, il gruppo consiliare di Palazzo San Francesco guidato dal consigliere Umberto Di Giacomo. I tre consiglieri comunali (oltre a Di Giacomo, Alex Paniccia e Andrea Di Rollo) incalzano l’esponente dell’esecutivo Roberti partendo proprio dalle dichiarazioni rese di recente agli organi di informazione.
«L’assessore e vicepresidente della Giunta regionale, Andrea Di Lucente, ha cercato di spiegare l’inspiegabile in una intervista televisiva – commentano dal gruppo consiliare -. Parlando di trasporti ferroviari, ha voluto chiarire, con tono solenne e le parole pesate, come stanno le cose sulla tratta Roma-Campobasso. Ci siamo soffermati sui concetti espressi, perché abbiamo dei dubbi.
Di Lucente annuncia: “A gennaio i treni partiranno da Isernia”. Insomma, fra 10 giorni. Ma quali treni? Quelli elettrici o quelli diesel? A noi risulta che ad oggi, sulla tratta elettrificata, viaggino sempre e solo convogli a gasolio.
Di Lucente annuncia: “Tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 contano di terminare i lavori fino a Campobasso”. Tralasciando l’enorme ritardo già accumulato, oltre all’incredibile aggravio dei costi sostenuti per l’elettrificazione, la domanda è sempre quella: elettrifichiamo per veder viaggiare sempre treni a gasolio? E il vantaggio quale sarebbe?
Di Lucente annuncia: “Stiamo definendo il nuovo contratto, cerchiamo di abbassare il costo del trasporto che incideva tanto sul nostro bilancio, tagliamo qualche corsa inutile almeno in questa prima parte in cui i treni non possono partire da Campobasso e sostituiamo con i bus”. Analizziamo: l’abbassare il costo, a cui si riferisce l’assessore, non è quello del biglietto all’utente finale, ma quello alla Regione, visto che a suo dire grava troppo sulle sue casse. Dopo aver alzato l’Irpef al massimo per incrementare le entrate, ecco altri risparmi per evitare le uscite, in una logica di economia che però la Giunta Regionale non ha preso in considerazione quando ha deciso di creare un’altra poltrona da sottosegretario, con il solo fine di sfamare gli appetiti dei partiti. La soluzione quindi quale sarà? Tagliare “corse inutili”, tanto da Campobasso non partono i treni. Quindi partiranno i bus, ma meno bus, perché a suo dire le corse vanno ridotte.
Qual è la sostanza di questo faticoso artificio linguistico? Far passare i treni che tornano a partire da Isernia come un risultato ottenuto, mentre dovrebbe essere la normalità a cui eravamo abituati e a cui è nostro diritto tornare. Ma, soprattutto, dimostrare che la Regione non ha la minima idea di cosa accadrà. Nel frattempo si pensa a tagliare. Dove? Nei trasporti, penalizzando migliaia di passeggeri, molti dei quali sono spesso pendolari su Roma».

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