Due anni e otto mesi di reclusione, a cui si aggiunge l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e a contrarre con la pubblica amministrazione: confermata anche nel processo di secondo grado la pena per l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Isernia, Domenico Riccio, arrestato due anni fa – il 6 aprile 2022 – per tentata concussione.
Un milione di euro: sarebbe stata questa la maxi richiesta di denaro che avrebbe avanzato al commissario giudiziale e, per suo tramite, agli amministratori della Dr Motor Company Srl (società in concordato), per evitare – secondo l’accusa – una serie di azioni che avrebbero potuto danneggiare l’azienda.
Riccio fu dapprima giudicato con rito abbreviato, istanza avanzata per suo conto dai legali Benedetto Maria Iannitti, avvocato di Piedimonte Matese, e Giuseppe Stellato – che esercita invece a Santa Maria Capua Vetere -, a cui è poi seguita la decisione di ricorrere in Appello avverso la sentenza di condanna in primo grado.
L’arresto di Domenico Riccio fece scalpore a Isernia e Venafro, città dove vive ed è conosciuto come un professionista serio, affidabile, schivo e lontano da una tale metodologia – figlio tra l’altro dell’ex parlamentare Eugenio Riccio -, che non ha mai suscitato dubbi o rumors che ne abbiano potuto mettere in dubbio l’integrità. Motivo per il quale, l’arresto per tentata concussione con il corollario professionale (prima la sospensione e poi il licenziamento) divise immediatamente l’opinione pubblica.
A due anni dai fatti è arrivata ora la conferma della pena. Al centro dell’inchiesta, quella clamorosa richiesta di denaro avanzata dall’allora direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate avanzata nei confronti del commissario giudiziale e, per suo tramite, degli amministratori della Dr Motor Company Srl. Un lauto riconoscimento economico a fronte del suo impegno ad astenersi da una serie di azioni dirette ed indirette in danno delle società, degli amministratori e dello stesso commissario giudiziale, che altrimenti avrebbe posto in essere. In sintesi, l’uomo avrebbe promesso di far ottenere alla società in concordato preventivo importanti vantaggi in termini di riduzione dell’esposizione debitoria verso l’Agenzia delle Entrate. Ma il commissario giudiziale, subito dopo i fatti, si recò a Palazzo di Giustizia per incontrare il procuratore del Tribunale di Isernia, Carlo Fucci, e denunciò l’accaduto.
L’episodio è stato poi supportato da ulteriori elementi probatori acquisiti nel corso delle successive indagini, anche tecniche, condotte dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Isernia. Da lì, le conferme, come ricostruito proprio dal procuratore Fucci nel corso di una conferenza tenuta dopo l’arresto del funzionario. Una volta chiarito il quadro e verificati gli estremi della vicenda penalmente rilevante, la Procura chiese al gip l’adozione di una misura cautelare volta ad evitare la prosecuzione o la reiterazione del presunto reato, così da consentire il prosieguo delle indagini senza pericoli di inquinamento delle prove. E a quanto pare, ad inguaiare l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Isernia sarebbe stata proprio una chiacchierata con il commissario giudiziale in cui avanzava la clamorosa richiesta, registrata dalle cimici ambientali.
Nei giorni scorsi, dopo la prima condanna per tentata concussione, anche il processo di secondo grado ha confermato la pena.