Piero Castrataro, metà mandato, è tempo di bilanci. Prima di entrare nel merito: oggi, lo rifarebbe?
«Una domanda che mi viene posta spesso e alla quale do sempre la stessa risposta. Certo che lo rifarei. Senza esitazioni e senza dubbi. Avevo un sogno e ce l’ho ancora: imparare più cose possibili, fare esperienze e metterle al servizio della collettività. Per me fare il sindaco vuole dire, prima di tutto, sentirsi parte di una comunità e lavorare sodo per migliorarne le condizioni di vita, valorizzarla e far emergere i suoi punti di forza. Il mio impegno va, quotidianamente, in questa direzione. Come potrei pentirmi di questa scelta? Essere sindaco di Isernia resta per me un grande onore, un ruolo che ricopro con enorme senso di responsabilità, talvolta commettendo qualche errore, sicuramente, ma sempre con tanta voglia di fare e tanto impegno».
Immaginava così complessa la gestione politica e amministrativa del Comune di Isernia?
«Sarò onesto. Non si immagina mai fino in fondo quanto sia difficile amministrare finché non lo si vive. Lo si può intuire, è chiaro, ma calarsi nella realtà è cosa diversa. Ci sono equilibri politici da mantenere, problemi da risolvere, emergenze da tamponare, istanze da recepire, una programmazione da seguire e mandare avanti. Non dirò che è semplice, non ho mai pensato che lo fosse. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: stimoli, soddisfazioni e appagamento nel vedere opere realizzate o che si stanno realizzando, il contatto con i cittadini, dare risposte alla comunità, soprattutto ai bisogni delle persone fragili. Aspetto, quest’ultimo, su cui l’attuale amministrazione comunale sta investendo tanto e di cui sono molto orgoglioso. Potrà sembrare retorico, ma queste cose compensano ampiamente le difficoltà legate alla gestione amministrativa».
Veniamo al “bilancio”. Evitando di annoiare i lettori. Più che una “lista della spesa” le chiedo, dal suo privilegiato punto di vista, se la città sta cambiando e come sta cambiando. E, soprattutto, se al giro di boa sente di aver fatto il possibile (e l’impossibile) per attuare il programma elettorale.
«Che il volto della città stia cambiando, credo, sia sotto gli occhi di tutti. E non solo per i numerosi cantieri aperti, per le opere che si stanno realizzando, ma per gli interventi che stiamo mettendo in campo e che stanno dando una diversa lettura del futuro a questa città. Una città che punta sui giovani, sulla formazione, sulle opportunità occupazionali. Una città innovativa, più tecnologica, culturalmente più viva e socialmente più attenta, allo stesso tempo una città che si sta organizzando per non lasciare indietro nessuno. Non farò la “lista della spesa”, non piace neanche a me, ma la nostra amministrazione sta investendo molto su settori strategici: impiantistica sportiva, riqualificazione e rigenerazione urbana, sociale, trasporto e viabilità (a breve, finalmente, arriveranno buone notizie sulla revisione del Piano generale del traffico urbano in cui è compresa anche una totale rivisitazione delle soste a pagamento), cultura e, ci tengo in modo particolare, formazione. Sta per partire una “Blue&Green Academy”, per formare giovani in settori chiave per il nostro territorio, l’Auditorium ospiterà un Centro sull’Intelligenza artificiale e uno Smart Lab per la formazione in materia di arti digitali. Sono solo alcuni esempi di un cambio di passo che trasformerà Isernia in una città moderna ed attrattiva. Ѐ chiaro che molto abbiamo ancora da fare. Non è mia abitudine sfuggire alle responsabilità. Nei prossimi mesi dovremo colmare alcune lacune e riservare maggiore attenzione a pulizia, raccolta differenziata, manutenzione ordinaria e straordinaria di strade e marciapiedi e, più in generale, al decoro urbano, ne sono consapevole. Ora, dopo aver avviato un percorso di risanamento delle casse dell’ente, avremo maggiori risorse a disposizione. In questa prima fase di mandato abbiamo lavorato tanto. I risultati stanno, pian piano, iniziando ad arrivare. Non possiamo pretendere di avere tutto e subito, lo dico sempre, a me stesso prima che agli altri. Per realizzare cose ci vuole tempo, ma dedizione ed impegno non mancano».
Casi assolutamente diversi l’uno dall’altro ma Scarabeo, Falcione, Di Baggio, Barone sono il segno di qualcosa che nella maggioranza non ha funzionato.
«Casi molto diversi l’uno dall’altro, senza dubbio. E, su ognuno, tante parole sono state già spese riempiendo intere pagine di giornali. Metodo che, in tutta onestà, non amo particolarmente. Ma la politica è anche questa ed è giusto che ognuno fornisca la propria visione dei fatti all’opinione pubblica. Per il resto, per me, prevalgono e sempre prevarranno correttezza e trasparenza. In alcuni casi ho fatto delle scelte, in altri le decisioni sono arrivate dai diretti interessati. Alla base di ciascuna, da un lato come dall’altro, la libertà di fare ciò che si ritiene giusto. Sulla salute della maggioranza, che nei giorni scorsi compatta ha votato per l’elezione del nuovo presidente del Consiglio comunale, che dire? Non esiste famiglia senza problemi, l’importante è mantenere salda l’unità d’intenti sugli obiettivi da perseguire sempre e solo nell’interesse dalla città e della cittadinanza».
Non è che forse avendo intuito che lei poteva vincere, sono saliti sul carro in troppi? La politica, conviene, è una cosa seria. Ѐ fatta di passione, sacrificio, comprensione. Ed è un percorso, talvolta lungo, lunghissimo. Questo per dire che l’improvvisazione spesso non paga. Insieme per vincere è un conto. Amministrare insieme è un’altra cosa.
«Non posso e non voglio entrare nel merito delle motivazioni che hanno spinto ciascuno a candidarsi. Posso solo convenire sul fatto che la politica sia una cosa seria, serissima per me che continuo, ripeto, ad intenderla come strumento al servizio della collettività. Avere degli obiettivi comuni, evidentemente, talvolta purtroppo non basta a mantenere gli equilibri e taluni malcontenti risultano inevitabili».
Potesse tornare indietro cosa non rifarebbe e cosa farebbe che non ha fatto?
«Ad essere sinceri non ho l’abitudine di guardarmi indietro. Preferisco volgere lo sguardo al futuro. Ѐ ovvio che, come tutti, con il famoso “senno di poi” avrei o non avrei fatto alcune cose, ma non ho un “esempio lampante” da riportare. Forse una cosa, però, c’è. Mi sono accorto di aver talvolta trascurato le piccole cose, di essermi concentrato sulle macroattività, probabilmente per inesperienza o, semplicemente, per metodo di lavoro. Per deformazione professionale. Ho capito, nel tempo, soprattutto grazie al contatto con i cittadini, che ci sono delle piccole necessità, delle piccole istanze alle quali le persone tengono molto. Ho imparato che a queste piccole cose va data maggiore importanza, maggiore attenzione, un insegnamento che custodisco gelosamente e al quale intendo dare seguito».
C’è qualcosa che la infastidisce in particolare rispetto alle critiche che sovente le muove l’opposizione?
«L’opposizione fa il suo, è nell’ordine delle cose. Non sono una persona che si chiude alle critiche, al contrario, ne raccolgo gli aspetti costruttivi e propositivi. I contributi fattivi, che si traducono in proposte concrete, sono e saranno sempre ben accetti. Diverse sono le polemiche sterili, mirate esclusivamente a screditare l’operato di un’amministrazione giovane, al governo della città da soli due anni e mezzo, specie se fatte da chi ha amministrato la città in passato, ne conosce le problematiche, molte delle quali lasciateci in eredità. Difficile accettare prediche mosse da un centrodestra che, negli ultimi 25 anni, ha guidato per l’80% del tempo Comune di Isernia e Regione Molise senza riuscire a rovesciare le sorti del territorio. Hanno lavorato male e scaricato i propri errori sulle spalle dei cittadini che oggi, solo a titolo esemplificativo, si ritrovano un sanità commissariata da oltre 10 anni, servizi inefficienti e tasse alle stelle».
Ha pensato ad una eventuale ricandidatura?
«Non penso mai al mio futuro politico, davvero. Non lavoro nel solco di chi deve creare le condizioni per restare ancorato al ruolo, questa visione non mi appartiene. Mi interessa arrivare a fine mandato realizzando gran parte del programma, mi preme rispettare gli impegni assunti con i cittadini. Vorrei veramente dare un contributo importante alla città, creare terreno fertile per i nostri ragazzi, offrire strumenti di supporto alle famiglie in difficoltà e rendere Isernia un luogo in cui restare e vivere meglio. Sono questi i miei obiettivi primari. Al resto si penserà a tempo debito».
Ѐ vero che il centrosinistra le aveva proposto la candidatura alla presidenza della Regione?
«Mai stato in partita per la presidenza della Regione. Ho fatto un patto con gli isernini al quale non ho mai inteso venire meno. Ѐ una questione di rispetto verso la città».
Il “modello Isernia” non ha funzionato per Palazzo Vitale. Ora ci sono le amministrative a Campobasso e Termoli. Nel capoluogo l’alleanza, seppur con difficoltà e qualche defezione, ha retto. In riva all’Adriatico un disastro.
«L’esito delle regionali ci ha raccontato molte cose, facendo emergere una chiara sfiducia dei cittadini nella possibilità di cambiamento. Lo dicono anche i dati, non trascurabili, sulla scarsa affluenza alle urne. Se il centrosinistra vuole vincere, al di là della credibilità dei candidati in campo, deve mostrarsi in grado di generare fiducia in un progetto alternativo che, partendo dai giovani, dalle persone, dalle imprese, dalle associazioni, proponga un modello di sviluppo fondato su cultura, formazione, tutela della sanità pubblica, sostegno alle persone fragili e su uno sviluppo economico compatibile con la vocazione e le eccellenze del territorio che riesca ad interpretare al meglio le sfide della transizione ecologica e digitale. La compattezza della coalizione, a grandi linee raggiunta a Campobasso, è importante. Dispiace che a Termoli sia prevalsa la strada della divisione che, storicamente, è nemica delle vittorie. Anche se, aggiungo, la compattezza di un’offerta politica non sempre corrisponde a capacità di governare. Lo dimostrano, a mio avviso, gli scarsi risultati ottenuti dal centrodestra che, scende in campo sempre compatto al solo fine di vincere, mostrandosi poi incapace di produrre risultati concreti a favore del territorio».
Crede nei 5 stelle o sarebbe meglio se il Pd e il centrosinistra ne facessero a meno?
«Credo negli ideali comuni, capaci di promuovere unità d’intenti. Credo in un campo largo che metta da parte le divisioni e si mostri in grado di condividere una piattaforma programmatica semplice, ma allo stesso tempo chiara e sostenibile. Pochi temi, determinanti: salute pubblica, scuola, lavoro, ambiente e sociale. Un’idea progettuale che guardi alle reali esigenze dei cittadini, ai quali non interessano le beghe tra partiti».
Quante possibilità ha il Molise di mantenere l’autonomia? Isernia con l’Abruzzo le piace?
«Qualcuno ha faticato per ottenerla ma oggi il Molise, per sopravvivere, deve riconquistare la propria autonomia, siamo sinceri, fortemente a rischio. Di certo non la conserveremo piangendoci addosso o continuando ad accumulare debiti che, ormai da decenni, pesano su ogni cittadino come una spada di Damocle. Ѐ tempo di dimostrare che siamo in grado di farcela da soli, valorizzando le eccellenze del territorio, le nostre imprese, i nostri professionisti, i cittadini impegnati nel sociale. Il vero nodo, inutile girarci intorno, è quello occupazionale. O riusciamo ad essere attrattivi, competitivi o si rischia di perdere tutto. L’unica salvezza a tutela della nostra indipendenza risiede nella capacità di favorire le giuste condizioni per la creazione di posti di lavoro. Accrescere l’occupazione dovrebbe essere, attualmente, obiettivo primario della nostra classe dirigente. Degli amministratori regionali come dei rappresentanti molisani in Parlamento, con il fine comune di mantenere unito il nostro territorio, valorizzarlo e farlo crescere. Isernia con l’Abruzzo? Quando una barca affonda, c’è sempre un tentativo di dividersi, ma il vero problema non è con quale regione stiamo, ma quali condizioni di sviluppo riusciamo a creare. Ѐ questa la sfida».
Le cedo volentieri penna e taccuino. Proceda pure con domanda e risposta.
«Questa è originale, bravo! Allora, vado. Che ne dice di un “come immagino Isernia tra dieci anni”? Rispondo?»
Prego!
«Immagino, prima di tutto, una città inclusiva, la immagino anche attrattiva che ha recuperato il suo status di capoluogo di provincia, punto di riferimento per i comuni dell’area pentra. Sì, la immagino ancora Provincia, più solida, con tanti giovani che frequentano l’Università, che nel frattempo avrà ampliato la sua offerta formativa e trovato spazio nel cuore della città. Vedo una Isernia più vivibile e più moderna, con maggiori servizi, a partire dai nuovi asili, che faciliteranno la vita delle famiglie. Vedo un centro storico vivo, con portinerie di comunità, una rivitalizzazione di piccole botteghe ed attività commerciali ed artigianali. Immagino una città green e sostenibile, magari esempio per altri territori italiani, in cui saranno cresciuti i nuovi alberi piantati a compensazione delle emissioni prodotte dai cantieri che ne avranno, intanto, cambiato il volto. Vedo un’Isernia cittadella dello sport, con impianti e strutture di ultima generazione in grado di favorire la diffusione dello sport e, al contempo, ospitare importanti eventi sportivi, anche di respiro nazionale ed internazionale. Immagino una città dal grande fervore culturale e vedo tanti turisti affascinati dalle sue meraviglie storiche, archeologiche e naturalistiche, che passeggiano a piedi o in bici (anche elettrica), nel borgo storico e lungo i percorsi fluviali che saranno stati recuperati e valorizzati. Infine immagino un’Isernia più solidale, che tende la mano ai fragili e che offre strutture adatte a chi soffre di particolari patologie. Ѐ la città che vorrei e che stiamo disegnando, un passo alla volta».
luca colella