Il diritto al riposo contro il diritto al divertimento: in città si allarga la frattura tra giovani, esercenti e residenti del centro storico, di fronte all’acceso dibattito generato dall’ordinanza “antimovida” adottata dal sindaco Castrataro ormai oltre un mese fa che prevede la limitazione delle emissioni sonore per tutelare la quiete pubblica, in risposta alle numerose lamentele dei cittadini per i rumori molesti notturni.
Ad inasprire il dibattito, nei giorni scorsi, l’interruzione della musica in alcuni locali intorno alle 23 circa in seguito ad una segnalazione nonostante l’ordinanza sindacale permetta che tale attività sia ammessa sino alla mezzanotte. A denunciare l’episodio sui social l’ex consigliere comunale Nicola Moscato, che ha rincarato la dose: «A nulla sono valse le tante firme della cittadinanza, raccolte dai suddetti esercenti appena un mese fa».
Già, perché l’ordinanza del primo cittadino ha ingenerato una sorta di tira e molla tra le parti, raccolte firme, dibattiti, incontri di conciliazione. Così, il centro storico è diventato il campo di battaglia di un conflitto tra esigenze contrapposte: il diritto al riposo dei residenti e il diritto al divertimento dei giovani, nonché il diritto dei proprietari di locali di esercitare la propria attività.
E sul tema è intervenuto il Comitato centro storico di Isernia, con una lettera aperta che in estrema sintesi sottolinea come l’ordinanza non abbia ancora raggiunto l’obiettivo. Le ragioni? Evidentemente dovute alla componente “controlli”.
Il Comitato isernino prende spunto dal caso che sta infiammando Cuneo dove si sta verificando un caso analogo come in tante altre città, con decine, anzi centinaia di lettere aperte che altrettanti comitati, associazioni o semplici cittadini, hanno scritto a giornali o amministrazioni per segnalare il disagio e le difficoltà del vivere nei centri storici e delle conseguenze negative, in particolare in materia di degrado urbano e patrimonio pubblico, che i borghi antichi sono costretti a subire.
«La legislazione nazionale in materia di tutela della salute e sicurezza pubblica nonché di controllo e verifica sulle emissioni sonore parla chiaro – scrivono dal Comitato dei residenti nel centro storico di Isernia -. Per citarne uno su tutti, l’articolo 659 del codice penale punisce chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici.
Dunque non i cittadini, non i residenti, ma la legge che non ammette ignoranza, che è uguale per tutti, che non fa discriminazioni, non fa differenza tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, le emissioni sonore devono essere limitate a un certo numero di decibel, figuriamoci se poi derivano da musica elettronica, elettro acustica, acustica e cosi via – proseguono -. A questo naturalmente andrebbero aggiunte una serie di violazioni contro le norme del Tulps, il Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza, a cui gli stessi locatori trasgrediscono regolarmente.
I residenti chiedono dignità, rispetto, non solo delle loro case e delle loro vite, ma della propria cultura e del proprio patrimonio.
Il centro storico di Isernia è patrimonio della collettività e va tutelato e rispettato, e non abbandonato ad un mortificante destino. Per fortuna ci sono associazioni e comitati che si limitano a dare voce al “silenzio” dei tanti “innocenti” costretti a pagare una pena dove la loro unica colpa è quella di risiedere nella parte antica della città, costretti negli anni passati a subire, loro malgrado, scelte scellerate di alcuni ed incapacità di gestione di altri.
Ove il buon senso ed il rispetto del prossimo risultano essere cosa sconosciuta , ben vengano ordinanze e regole restrittive, purché poi queste vengano fatte rispettare.
Ci dispiace infine rilevare che qualcuno, fortunatamente pochi individui, speculi o peggio ancora utilizzi il disagio di molti e le difficoltà di alcuni per gettare benzina sul fuoco al solo fine di interessi personali o rivalità politiche. La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile… e non c’è cosa peggiore di un cittadino, un buon padre di famiglia, un onesto lavoratore disperato!» – concludono.
Inutile dire che l’ordinanza sindacale, in effetti, rischia di alimentare altre polemiche qualora non si trovi il giusto equilibrio tra le limitazioni e soprattutto il controllo.
In passato, ad esempio, furono introdotte squadre di vigilantes, quando del tema si occupava l’ormai ex assessore Domenico Di Baggio, per contenere la “mala movida” e proteggere la parte antica della città da episodi di delinquenza e vandalismo. Tuttavia, con un organico ridotto e gli agenti della Polizia Municipale già in vertenza, il rispetto dell’ordinanza antirumore appare una sfida difficile.
Una possibile via d’uscita per i residenti, però, ci sarebbe, come evidenzia un recente pronunciamento della Cassazione che con sentenza della Terza sezione civile n. 14209 del 2023 stabilisce che il Comune può essere chiamato a risarcire i danni da movida. Il Comune, secondo la sentenza, ha l’obbligo di gestire i suoi beni pubblici in modo diligente, e può quindi essere condannato a risarcire i residenti per i danni causati dai rumori notturni.

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