È indubbio che la cultura sia uno dei più importanti spot della crescita economica del nostro Paese. Una città che non investe sulla cultura non ha futuro. Bene ha fatto Isernia a puntare sul Museo Civico che esprime e rappresenta l’identità della città e della sua comunità nelle sue sale espositive. Un museo dedicato alla conservazione e alla divulgazione della ricca eredità iserniana che rappresenta una tappa imperdibile per gli amanti della storia e della cultura, visitato ogni anno da oltre 20mila persone che giungono da ogni parte d’Italia. Il museo ha una peculiarità perché non accoglie solo cimeli preziosi ma anche la memoria della storia, della fede e dell’identità di un territorio. Così il Museo civico rappresenta la realtà iserniana ed è patrimonio di tutti. Una realtà che è occasione preziosa per tutti coloro che potranno e vorranno visitare la città di Isernia e ammirare questo ulteriore tassello del patrimonio culturale, storico, artistico e di fede. Isernia da un ventennio a questa parte ha iniziato un percorso virtuoso. Dopo tanto lavoro si è arrivati a questo bellissimo risultato che ora diventa la cassaforte delle cose preziose della città. Il Museo civico della Storia e della Memoria è suddiviso in quattro aree tematiche e racchiude l’orgoglio e le ferite della città di Isernia. La sezione più grande è dedicata al bombardamento americano avvenuto il 10 settembre 1943, quando sulla città furono scaricate tonnellate di bombe per sbarrare la strada ai tedeschi in ritirata. Qui sono esposte le divise dei vari eserciti che combatterono a ridosso della linea Gustav, gli effetti personali dei soldati, le loro armi e ciò che resta di alcune delle gigantesche bombe sganciate dagli alleati, ma soprattutto il sacrario dove sono riportati i nomi delle 500 persone morte il 10 settembre 1943. Di recente il patrimonio museale si è arricchito di nuovi reperti e documenti del secondo conflitto mondiale, di nuove fonti storiche e documentarie, di raccolte private e di vere e proprie opere d’arte, grazie a donazioni, depositi, acquisizioni e acquisti. Molti capolavori esposti appartengono alla Biblioteca Comunale Michele Romano diretta dall’ottimo direttore Gabriele Venditti che ha dato un valido aiuto nell’allestimento delle sale e delle vetrine. Come dicevo la struttura si presenta suddivisa in quattro aree espositive che, in un armonioso equilibrio, consentono di far dialogare testimonianze e cimeli con documenti storici, appuntamenti culturali con linguaggi innovativi. Il Museo sta subendo un ampliamento e una rimodulazione ed è prevista a breve un’inaugurazione da parte del sindaco Castrataro non appena saranno ultimati gli spazi espositivi della sezione dedicata ai fatti avvenuti tra il 30 settembre e il 20 ottobre del 1860. In questa area tematica di recente sono stati donati da appassionati e semplici cittadini cimeli di pregevole fattura risalenti al periodo dell’Unità d’Italia. In questo modo tra un mese turisti e residenti avranno l’opportunità di visitare i nuovi spazi espositivi, ammirando le opere raccolte che testimoniano la vita e il processo della città. La terza sezione del Museo è riservata a Celestino V, il Papa del “gran rifiuto” nella concezione dantesca, cui Isernia tiene molto. Nella sala è riproposta, in maniera permanente, la mostra fotografica “Il cammino di un Santo” organizzata dalla diocesi di Isernia-Venafro in occasione dell’arrivo in città delle reliquie del Santo per gli 800 anni dalla sua nascita. La Diocesi ha inteso partecipare orgogliosa a questa iniziativa che racconta l’arte e la memoria di un territorio. La quarta sezione rappresenta un viaggio nella storica arte del tombolo, il merletto iserniano. Nelle sale, al piano superiore della palazzina adiacente la fontana Fraterna, sono esposti sia gli strumenti di lavoro, dal cuscino d’appoggio ai fuselli, passando per i filati e i disegni, che i tanti capolavori di tale arte nelle versioni tradizionali (specificamente la biancheria per la casa), ma anche nelle rivisitazioni più moderne con intimo e gioielli. Una sezione curata da esperte del settore quali Maria Stella Rossi, Olimpia Giancola e Paola Buccigrossi. Continua così l’opera dei suoi fondatori che rappresenta per il Museo un costante impegno, nella consapevolezza che l’identità cittadina si rafforza guardando al passato, conservandone la memoria, ma anche rinnovando costantemente la ricerca e il rapporto con il pubblico. Un vero e proprio investimento della cultura cittadina grazie all’impegno di alcuni appassionati studiosi e cultori della materia che prestano gratuitamente la loro opera per l’abbellimento del museo, seguiti amorevolmente dal consigliere comunale delegato al museo Claudio Falcione. Aspetti culturali che toccano tutte le anime della città, facendo della partecipazione culturale un importante veicolo di inclusione e rigenerazione sociale, ma al tempo stesso per favorire la nascita di nuove esperienze turistico-culturali, favorendo i flussi turistici, sostenendo la ripresa dello sviluppo e delle attività turistico-culturali nel centro storico. Il prezioso sostegno accordato da singoli cittadini, collezionisti e studiosi fornisce sempre nuove opportunità per la conservazione, la fruizione e l’incremento del patrimonio esposto nel museo civico. Un impegno costante nella salvaguardia dei beni storico-artistici di Isernia che valorizza l’allestimento frutto delle intenzioni dei suoi fondatori e delle successive revisioni. Un museo depositario della memoria storica della città, rinnovato nel corso degli anni, in costante rapporto con essa che si propone come luogo di elaborazione dell’identità cittadina. Custodisce un passato che non smette di dialogare con il presente offrendo esperienze che aiutano a disegnare il futuro. Una visita a questo museo è un viaggio indimenticabile nel tempo, un’esperienza che lascerà un’impronta duratura nella memoria di chiunque abbia la fortuna di varcarne la soglia. Scoprire un piccolo tesoro è sempre una piacevole sensazione. Capita anche a Isernia, a pochi metri dal monumento simbolo della città: la Fontana Fraterna. Uno scrigno di bellezze che vale la pena di visitare.
Pasquale Damiani