Le voci insistenti degli ultimi giorni sono diventati realtà: la vicesindaca Federica Vinci si è dimessa. A darne notizia è stata la stessa Vinci con un video pubblicato sui social in cui ha voluto fare chiarezza sui rumors e soprattutto sull’odio subìto sui social, spiegando le ragioni che l’hanno portata alla decisione, sofferta e meditata. L’ormai ex vicesindaca ha ribadito di non aver mai smesso di lavorare per la città, sebbene fosse impegnata all’estero su temi umanitari. Una situazione di cui il sindaco era al corrente – ha detto – e su cui sono state avviate le dovute valutazioni già nei mesi scorsi. A settembre – ha spiegato Vinci – avrebbe già deciso di fare un passo indietro, ma il sindaco avrebbe chiesto tempo per comprendere meglio come intervenire per colmare il vuoto in Giunta e amministrazione, fino a quando la vicenda non è esplosa dentro e fuori dall’Aula mettendo Vinci e Castrataro in una «posizione politicamente scomoda» – ha affermato.
La pressione in questi giorni si era effettivamente fatta palpabile, con la minoranza che ha fatto sentire la propria voce. Gli ultimi interventi, solo in ordine di tempo, quelli degli esponenti di Fratelli d’Italia, con il capogruppo Pietro Paolo Di Perna che ne ha fatto una questione molto pratica e urgente da risolvere, sollevando l’eventuale problematica che sarebbe sorta in caso di assenza dalla città per un motivo qualsiasi del sindaco Castrataro, con il capoluogo pentro che si sarebbe trovato così sprovvisto di un rappresentante legale.
Duro anche l’affondo di Eugenio Kniahynicki, che ha retoricamente chiesto quando e come si possa trovare il tempo di occuparsi delle problematiche della città se si è impegnati in questioni geopolitiche, percependo al contempo una lauta prebenda.
Sull’argomento era intervenuta anche la consigliera Elvira Barone, del gruppo misto, che al pari di altri membri di minoranza nei giorni scorsi aveva criticato le modalità di convocazione del Consiglio comunale, fissato alle ore 9 di lunedì mattina, a loro dire senza un adeguato confronto con le minoranze stesse: «Capisco benissimo le grandi ambizioni della vicesindaca, chi di noi in giovane età non ha mai pensato di voler e poter cambiare il mondo? – ha scritto Barone -. Ma Vinci dovrebbe sapere che quando una persona prende un impegno lavorativo, in questo caso istituzionale, dovrebbe poi portarlo a termine o nel caso subentrino impegni più soddisfacenti, la serietà personale e professionale dovrebbe indurre a una scelta tra i due – ha affermato prima della comunicazione di dimissioni -. Nel caso di specie, stiamo parlando di un impegno che la stessa ha preso con circa 300 o più cittadini di Isernia. Ho letto dal suo profilo social che è molto preoccupata per l’ondata di estrema destra che si sta verificando nel mondo e la sua paura di perdere ogni libertà. Dunque, anche io ne ho tanta, ma questo problema c’è anche in Italia, e dirò di più… anche all’interno dell’amministrazione. Infatti poco dopo aver fatto presente il mio disappunto sulle modalità di convocazione del Consiglio comunale, che annullano qualunque diritto alle minoranze di poter esservi presente, il Presidente del Consiglio ha affermato che nell’organizzare il Consiglio debba accertarsi in primis del numero legale della maggioranza. Non del numero legale, ma solo quello della “sua maggioranza”. Beh che dire, la famosa frase del film “Il Marchese del Grillo” qui ci sta a pennello!» – concludeva Barone.
Vinci, ad ogni modo, annunciando le dimissioni ha aggiunto: «Quando sono entrata in amministrazione volevo cambiare il modo di fare politica e per alcuni versi ci sono riuscita attraverso le tante cose che abbiamo fatto. Però rimane quel sistema marcio che si autoalimenta come abbiamo visto non soltanto negli ultimi mesi, ma come accaduto ormai mesi fa quando le stesse persone che sono state elette con me, con Volt, hanno deciso di andarsene per una poltrona. Queste cose mi hanno ferita, e sono lontane dal mio immaginario di fare politica. Io non sono questo. Io sono un’attivista che lavora per ciò in cui crede. Ho visto delle mie libertà davvero in pericolo. Ciò non toglie che sono di Isernia, vivo a Isernia, amo la mia città e non smetterò di lavorare per la mia città» – ha concluso.

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