Saranno depositate oggi, le firme raccolte dal Comitato nato in provincia di Isernia sotto un’unica stella: quella della riannessione del territorio provinciale, martoriato da denatalità e spopolamento – come raccontano i numeri impietosi degli ultimi anni -, all’Abruzzo. Sono circa 5300 le sottoscrizioni raccolte dal Comitato presieduto da Antonio Libero Bucci e sostenuto da professionisti ed ex rappresentanti delle istituzioni del territorio, tra cui anche l’ex presidente della Provincia Pentra, Lorenzo Coia. Dopo questa prima fase, caratterizzata dalla raccolta delle firme, si apre quindi l’iter delle verifiche, dopodiché sarà indetto un apposito referendum. Insomma, i cittadini della provincia di Isernia saranno chiamati alle urne per esprimersi sull’eventuale ritorno con l’Abruzzo, sempre considerando che per rendere valido il voto, bisognerà raggiungere il quorum, e cioè il 50 per cento più uno degli aventi diritto.
Sul tema è intervenuto anche il noto giornalista di La7 nonché attuale direttore del maggiore quotidiano abruzzese “Il Centro”, Luca Telese, in un articolo dal titolo “Dal piccolo Molise ai grandi Abruzzi” riportato in prima pagina.
«Quando un respiro più grande degli interessi diventa il punto di sintesi di quello che Niccoló Machiavelli chiamava “il particulare”. Ed ecco perché questo quesito (e il problema che mette al centro del dibattito) ci piace e ci intriga: “Gli Abruzzi” sono più forti del solo Abruzzo, e il referendum nella provincia di Isernia potrebbe essere il primo passo per ricostruire quella macro-regione che nel 1970 fu divisa, ma che nella storia più lontana – poco dopo l’anno mille – era unita, dall’attuale Molise fino alle Marche meridionali» – scrive Telese richiamando la bella tabella con i dati demografici pubblicata in anteprima anche su queste colonne nei giorni scorsi, frutto di un’analisi condotta da Unioncamere, che fa capire benissimo la dinamica di crisi di una parte del territorio che – dimezzando la sua natalità – è diventata la terra meno feconda d’Italia.
«Sanità e servizi sociali sono più efficaci e meno costosi, quando servono aree più frammentate – prosegue Telese – Ma la prospettiva culturale è interessante tanto quella economica. C’è un unico filo che lega i tanti sud d’Italia e il centro di questo Paese. E l’architrave di una storia comune, che nasce dal rapporto con la terra, con la cultura contadina. Oggi, nel terzo millennio questi mondi si muovono a grandi passi verso il futuro, cambiano la loro alchimia sociale ed alcune abitudini antiche, senza perdere il dna dei loro valori fondanti. Anche per questo struggente ed esilarante – nella nostra festa del 5 dicembre – il racconto di Donatella Di Pietrantonio, che spiegava di ricevere le chiamate del padre ottantenne (dal trattore) con un certo disagio rispetto all’idea di fare un lavoro “solo” intellettuale: “Chestiffà?”. E lei: “Io mi vergogno di rispondere a mio padre che sto scrivendo un libro, vengo da quella stessa cultura contadina, e così mi viene di rispondergli: “Sto a spiccià casa….”. Ha riso quella sera, la platea dell’Auditorium Flaiano, perché conosce bene questo tipo di rapporto con questo tipo di genitori: ma si potrebbe ugualmente ridere della battuta a Montenero di Bisaccia come a Chieti, a Campobasso come Sulmona. Il retroterra, la storia di questi territori è la stessa, ed è comune: l’impronta culturale dell’eredità contadina è ancora potentissima, anche adesso che l’uomo parte alla conquista dello spazio con i razzi di Elon Musk. A volere un piccolo Abruzzo separato da un piccolo Molise solo coloro che non amano queste regioni, e che applicano quasi istintivamente un dividi et impera: Abruzzo e Molise insieme potrebbero superare la soglia critica del milione e mezzo di abitanti – argomenta il direttore de “Il Centro” – razionalizzare le spese, ottimizzare le loro infrastrutture di loro collegamenti, diventare abbastanza forti da portare la bellezza di questa identità comune in un futuro fecondo e non depressivo. Bisognerà dire grazie al Comitato animato dall’ingegnere Libero Antonio Bucci. Se questa è la strada, gli avventurosi “unionisti” di Isernia hanno coraggiosamente indicato la prima tappa».
Queste le riflessioni di Luca Telese, che prosegue dalla prima pagina, dove scrive: «Eccoli i nuovi USA: gli United States of Abruzzi, con la quinta stella sulla bandiera: dopo Pescara, L’Aquila, Chieti e Teramo, in questo nuovo ideale vessillo potrebbe apparire la “nuova” stella della provincia di Isernia. Fantascienza? Per nulla, perché adesso si voterà. Abbiamo imparato nel Risorgimento italiano che unire è meglio che dividere, che la ricchezza dei comuni prospera quando non ci si ferma al grado zero del campanilismo».

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