Dopo una carriera lunga 40 anni, il presidente del Tribunale di Isernia, Vincenzo Di Giacomo, ha salutato colleghi, avvocati e dipendenti nel suo ultimo giorno di lavoro al Palazzo di Giustizia. Una giornata di commiato, quella di ieri, ma anche di orgogliosa riflessione sui risultati ottenuti durante la sua presidenza, un periodo che ha segnato un deciso cambio di rotta per l’efficienza della giustizia nel territorio.
Quando Di Giacomo arrivò a Isernia, il tribunale occupava il penultimo posto a livello nazionale per lo smaltimento dell’arretrato. «Nel 2014 eravamo al 149esimo posto – ha ricordato – ma nel 2015, con il ministro Orlando, venne riconosciuta una poderosa rimonta: nel 2016 raggiungemmo il 23esimo posto, e nel 2017 ci classificammo primi in Italia per lo smaltimento dell’arretrato civile». Anche negli anni più recenti, nonostante le difficoltà dovute alla carenza di organico, il tribunale si è posizionato al secondo posto per lo smaltimento delle esecuzioni. Un risultato che è stato celebrato anche dalla stampa nazionale, tra cui “Il Sole 24 Ore” e “Affari & Finanza” di Repubblica. Tra le pagine più dolorose della sua carriera, Di Giacomo ha ricordato il processo legato al crollo della scuola Jovine a San Giuliano di Puglia, avvenuto durante il terremoto del 2002. All’epoca, Di Giacomo era in Corte d’Appello e scrisse la sentenza di secondo grado, ribaltando quella di primo grado che aveva assolto tutti gli imputati. «Una sentenza di 850 pagine – ha spiegato – che portò a condanne. Anche se la condanna dispiace sempre, l’applicazione della legge resta fondamentale».
Infine, il presidente Di Giacomo ha lanciato un chiaro avvertimento sui rischi di un eventuale smembramento delle due province molisane, progetto di cui si discute ormai da mesi.
«Molti uffici si sposterebbero altrove, con gravi conseguenze per chi deve raggiungerli, per l’economia locale e per la stessa tenuta del territorio» – ha affermato. Di Giacomo ha sottolineato come la perdita dell’autonomia territoriale possa portare a una progressiva marginalizzazione, danneggiando irreparabilmente le comunità locali.
Con il suo pensionamento, Vincenzo Di Giacomo lascia un segno profondo nella storia del tribunale di Isernia, un’istituzione che sotto la sua guida è diventata un modello di efficienza e resilienza. Ma lascia anche un appello accorato: preservare l’identità e l’autonomia del Molise, una terra per la quale «le nostre madri e i nostri padri hanno tanto lottato».