C’è attesa per l’incontro odierno al Mimit, dove si riunirà il tavolo Stellantis. Nella giornata di domani l’assessore alle Attività Produttive e Sviluppo Economico della Regione Molise, Andrea Di Lucente, parteciperà, al tavolo nazionale sull’Automotive. Tre i punti all’ordine del giorno la politica automotive dell’Unione europea e la proposta incentivi 2025, col resoconto del Tavolo Stellantis. L’incontro si svolgerà a poche ore dal Consiglio Competitività di Bruxelles al quale il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha preso parte. «Continuiamo a tenere alta la guardia anche sui temi che ci interessano da vicino – ha dichiarato l’assessore Di Lucente – l’automotive è un motore di sviluppo fondamentale per l’economia del Paese e della nostra Regione ed è fortemente condizionata prima dai tavoli Europei e poi da quelli nazionali. Occorre che l’Italia sia competitiva in materia di tecnologia e Clean industrial deal per essere un pilastro del settore in Europa. Questo avrebbe ricadute positive anche sul nostro territorio rispetto al quale – ha concluso – restiamo fiduciosi in nuove possibili soluzioni». Intanto, la Fiom-Cgil nazionale lancia una campagna di raccolta firme per l’integrazione salariale del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori di Stellantis. «La crisi del settore automotive – spiega Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità – la stanno continuando a pagare le lavoratrici e i lavoratori con il continuo ricorso alla cassa integrazione in tutti gli stabilimenti di Stellantis a causa della mancanza di un piano industriale e di nuovi modelli produttivi. È per questo che raccogliamo le firme tra le lavoratrici e i lavoratori per rivendicare l’integrazione salariale e la riduzione dell’orario di lavoro anche attraverso la formazione. La richiesta è rivolta chiaramente a Stellantis ma anche al Governo e alle Regioni che possono intervenire sul versante del sostegno al reddito attraverso risorse sulla formazione come sta avvenendo in Piemonte. Tra l’altro, su questo tema, presenteremo una posizione unitaria al tavolo automotive presso il Mimit di oggi. È ora che insieme alla mobilitazione per un piano di investimenti su progettazione, ricerca, sviluppo e produzione, si avvii una battaglia per garantire alle lavoratrici e ai lavoratori, di Stellantis e dell’automotive, un salario dignitoso». Nel documento, si evidenzia che «La mancanza di un piano industriale di Stellantis e la cronica mancanza di modelli fa aumentare il carico dell’utilizzo della cassa integrazione. Gli interventi annunciati a partire dall’incontro al Mimit del 17 dicembre scorso e poi nelle settimane successive su cambi, motori e modelli ibridi non garantiscono il necessario carico di lavoro nel 2025, e molto probabilmente anche per gli anni a seguire. Il Governo ha tagliato il fondo automotive per poi scaricare sulla UE tutte le conseguenze dell’assenza di politiche industriali. È ora che insieme alla mobilitazione per un piano di investimenti su progettazione, ricerca, sviluppo e produzione, si avvii una battaglia per garantire alle lavoratrici e ai lavoratori, di Stellantis e non solo, un salario degno di questo nome. Gli scioperi spontanei sul Premio di Risultato erogato per l’anno 2025, partiti in diversi siti Stellantis, ci indicano la strada. Siamo stanchi di assistere alla spartizione di dividendi miliardari agli azionisti mentre le lavoratrici e i lavoratori sono costretti a pagare gli effetti di una crisi sempre determinata da scelte sbagliate di imprese e Governo. È ora che Stellantis, Governo e Regioni intervengano perché non si può vivere per anni lavorando pochi giorni al mese con una retribuzione di poco più di mille euro.
È per questo che rivendichiamo un confronto con azienda e istituzioni sull’emergenza salariale per ottenere: integrazione salariale, riduzione orario anche attraverso la formazione. Per questo raccogliamo le firme delle lavoratrici e lavoratori. Per chiedere a Stellantis di assumersi la responsabilità sociale d’impresa e alle Istituzioni di dare risposte concrete che vadano oltre la propaganda e una solidarietà il più della volte solo dichiarata».