Far morire Ittierre, sarebbe lasciar morire tutta la città, ma anche tutta la provincia. E nemmeno il Molise sarebbe immune dal contraccolpo. Così il sindaco Brasiello lancia un appello accorato. Eccolo. Senza tagli.

L’Ittierre non è un problema di Isernia. È un problema, una ferita aperta, per l’intero Molise.
L’industria tessile, con il suo fatturato, rappresentava e rappresenta (anche se attualmente in misura minore) buona parte del Pil (prodotto interno lordo) del Molise.
I sui 750 dipendenti, attualmente in carico, provengono da tutti i centri della regione, compreso Campobasso. Quindi il non affrontare, e risolvere, la questione Ittierre si trasformerebbe in un ennesimo impoverimento del già precario tessuto economico ed occupazionale del Molise.

Il centro che, più di tutti, soffrirebbe per una chiusura dell’Ittierre sarebbe senza dubbio Isernia.
Sul capoluogo si scaricherebbero tensioni sociali ed economiche che potrebbero preludere anche a situazioni non controllabili o non gestibili. In un centro di poco più di ventimila abitanti, parliamo di un insieme sociale (dipendenti e loro famiglie) di circa tremila unità: una percentuale del quindici per cento.
Se ai numeri dei dipendenti Ittierre aggiungiamo quelli dei fasonisti, dei collaboratori e delle loro famiglie, ci avviciniamo a cinquemila unità. La percentuale sale così al venticinque per cento.
Numeri insostenibili, sotto controllo fino a quando dureranno gli strumenti di accompagnamento, la Cassa Integrazione e la Mobilità. Un paio di anni in totale, se tutto va bene.
Ma dopo che accadrà a Isernia, con un quarto della popolazione complessiva in condizioni di precariato sociale?
Si rischiano problemi anche per l’ordine pubblico e la sicurezza. Senza considerare le ricadute sul settore del commercio e su quello immobiliare, con depauperamento di attività economiche e patrimoni abitativi.
Isernia rischia, a distanza di settant’anni, un nuovo ‘bombardamento’ questa volta, economico e sociale, che la farà tornare indietro di decenni.

Per questo motivo la Città di Isernia chiede l’aiuto delle Istituzioni Regionali e la loro vicinanza.
Le uniche deputate a gestire gli strumenti di programmazione economica, necessari a pianificare un futuro sostenibile per un quarto della popolazione isernina. È la Regione che deve essere al nostro fianco.
Se la fideiussione varata dal precedente governo regionale può essere messa in discussione per motivi di carattere tecnico o burocratico, non può essere disconosciuta dal punto di vista dell’impegno della Regione al fianco dell’Ittierre.
Chiediamo di prendere in considerazione la rimodulazione di quell’impegno economico, senza intaccarlo, per usarlo in favore di tutte quelle soluzioni che potranno garantire il futuro dell’Ittierre.

Far morire l’Ittierre non significa solo far morire un’azienda tessile più o meno importante. Significa accettare una logica di impoverimento generale.
L’Ittierre, ancora oggi, è un punto preciso di riferimento per l’intero sistema-moda nazionale, soprattutto per la valenza e la professionalità delle sue maestranze. Gettare a mare tutto un patrimonio siffatto, costruito in decenni, equivale a un suicidio.
É invece il caso di far partire un sistema-filiera-moda regionale che a Isernia potrà avere il suo bacino di cultura, anche grazie alla collaborazione del Liceo Artistico Manuppella che tuttora ha in funzione una Sezione Moda.
Insomma, difendere l’Ittierre, per la città di Isernia – di cui mi onoro di essere Sindaco – sarà una battaglia di grande significato non solo per noi, e per i nostri giorni, ma anche per il futuro dei nostri figli e della nostra comunità.

Per quanto sopra metterò la vertenza Ittierre in cima all’agenda della nostra Amministrazione.
Ogni settimana, in un giorno prefissato “Il giorno dell’Ittierre”, farò il punto della situazione in Comune con una delegazione dei dipendenti, che invito, da subito, a individuare. Sarò vicino ai lavoratori, alle loro famiglie ai loro figli.
Non li lascerò soli e insieme a loro combatterò una battaglia da vincere a tutti i costi per essi e per la nostra Città”.

Maggiori approfondimenti sull’edizione di domani di Primo Piano Molise.

 

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