Sarei un ipocrita se non lo dicessi. E non è una frase di circostanza: un anno senza Francesco Casale è stato duro, durissimo da trascorrere. Mi è mancato – ma è mancato soprattutto ai lettori di Primo Piano – il suo acume, la sua intelligenza, la scaltrezza giornalistica.
Da Termoli a Venafro, passando per la ‘sua’ Isernia, Campobasso, Bojano… quando c’erano le tornate elettorali Francesco diventava un mastino. Una fucina di notizie che non aveva uguali. Anticipava e batteva tutti sul tempo. Sempre. Talvolta è stato anche complicato credergli, perché le ipotesi che formulava erano inverosimili rispetto al contesto e alla situazione. Eppure aveva ragione. Non era un genio o un indovino Francesco, ma un giornalista serio che credeva nel suo lavoro. Lo faceva con passione e sacrificio come ognuno di noi cosiddetti giornalisti di provincia. Sempre alla ricerca della notizia, dello scoop, in una terra dove fare questo – che è il mestiere più bello del mondo – è davvero complicato. Francesco ci riusciva con naturalezza perché aveva buoni rapporti con tutti e si faceva apprezzare per stile e riservatezza. Prevalentemente si occupava di Isernia e dell’hinterland, ma quante volte l’ho scomodato dalla redazione di Campobasso per acquisire informazioni sui movimenti e i meccanismi della politica regionale, che conosceva meglio di ognuno di noi. Quando non riusciva ad ottenere le informazioni richieste allora mi affidavo al suo fiuto: non ne sbagliava una. Perché Francesco amava la politica, la studiava, ci dedicava le sue giornate con anima e cuore, si confrontava. E teneva sempre molto lontane le sue idee dalla professione.
Se n’è andato così all’improvviso che ancora è forte il rimorso per non averlo salutato. Per non avergli mai detto che il giornale aveva ancora tanto bisogno di lui. Che doveva insegnarmi ancora meglio la politica, la giudiziaria, i rivoli e i meccanismi che muovono le organizzazioni sindacali. Per non avergli mai detto che era uno capace.
Francesco amava il calcio, il cinema e la lettura. Era molto pratico. Ai convegni, se non erano interessanti, si annoiava. Sono certo che dopo aver cercato notizie sul ‘suo’ Milan e dopo aver sorseggiato un buon caffè, continua a seguire con attenzione Primo Piano Molise. Allora mi rivolgo a lui, certo di interpretare i sentimenti e il desiderio di tutti i colleghi del giornale, e gli dico che da un anno nulla è più come prima. E siamo tutti davvero molto orgogliosi di averlo avuto con noi. Ciao Fra’, la tua presenza è forte. Il vuoto che hai lasciato è però incolmabile.
Un grazie sentito e di cuore lo rivolgo a nome delle redazioni di Primo Piano e mio personale ai giornalisti che hanno costituito l’associazione “Francesco Casale”, a Carmelo Abbate, Maria Corbi, Rossana Venditti e a tutti coloro che oggi prendono parte al dibattito in ricordo del collega.
Gli scopi dell’associazione sono nobili e concreti. Proprio come piaceva a Francesco che sbuffava quando gli chiedevo di seguire un seminario lungo e poco interessante ma gioiva se un anno prima delle elezioni regionali gli chiedevo una previsione. Lui era così… E a me piace ricordarlo così. Luca Colella