Il Psi della Provincia di Isernia ha organizzato una iniziativa sul tema del femminicidio, con la partecipazione di Monica Lanfranco autrice del libro uomini che (odiano) amano le donne.

A moderare l’eventoAntonella Iammartino, giornalista del Colibrì. Sono intervenute Giuditta Lembo (consigliera regionale di parità), Bice Antonelli (consigliere comunale di Isernia della lista Psi-Sel) e Sara Ferri (segretaria provinciale Sel).

La campagna contro la violenza di genere, dal titolo “Ti amo da morire”, partita appunto dalla provincia di Isernia ha trovato adesioni in tutta Italia, diventando di fatto una campagna nazionale.

Soddisfatto Pasqualino de Mattia, segretario provinciale Psi, che ha ringraziato quanti si sono spesi a favore della campagna, in particolare Serenella Sestito per aver realizzato il logo ed aver contribuito con Lino Rufo ed Alfredo Saitto per la realizzazione del video.

De Mattia ha raccontato il suo viaggio nelle varie realtà italiane e il grande interesse suscitato dalla campagna.Tanti i temi affrontati durante la serata. Il femminicidio – è stato detto – è prima di tutto un fenomeno culturale, quindi “è fondamentale che l’offerta formativa delle scuole di ogni grado preveda l’educazione alla parità e alla solidarietà tra donne e uomini”.

Presente all’evento la cugina Stefania Cancelliere, Ornella Gareffa, che con un intervento molto toccante ha raccontato le umiliazioni che subiscono i familiari delle vittime, dovendo accettare condanne lievi per gli assassini dei propri cari.

Altri appuntamenti sono previsti nei prossimi mesi.

Un Commento

  1. Filippo Ungaro scrive:

    Mi complimento per l’iniziativa del recente incontro d’Isernia sul “Femminicidio” e, al contempo, invio qualche nota di natura linguistica sul significato del termine.
    L’uso di questo lemma potrebbe, a ben pensarci, risultare non del tutto adatto per designare i numerosi atti di violenza nei riguardi delle donne, poiché il sostantivo “femmina” non indica le stesse nel senso più nobile ed elevato, ch’esse meritano.
    Se a “femmina” aggiungiamo “cidio”, ne consegue che, quando si verificano i brutti episodi di cronaca, ai quali siamo, ormai, avvezzi, la definizione potrebbe evocare una sorta di giustificazione nell’inconscio di taluni, e, cioè, la seguente: “Pazienza, tanto si tratta di una”… Sarebbe bene, almeno questa è la mia modesta opinione, servirsi, all’uopo, di altri lemmi, come, ad es., “uxoricidio, muliericidio, puellicidio” (come il buon latino “docet”).
    Scrisse Carlo Levi che “le parole sono pietre”: “Femminicidio”, pertanto, potrebbe diventare, se usato frequentemente, una specie di “lapidazione” (linguistica) nei confronti del gentile mondo di Eva.
    Auguri, naturalmente, per la lodevole iniziativa in quel d’Isernia.

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