Veleni post scissione – Pd aleggiano in città, partendo da vecchie recriminazioni e presunti nuovi giochi di potere.
Il botta e risposta tra la segretaria renziana Micaela Fanelli e la ex candidata a sindaco del centrosinistra Rita Formichelli fa emergere in questi giorni quell’analisi della sconfitta forse mai davvero approfondita dopo le amministrative che hanno segnato il ritorno sulle scene di Michele Iorio, attraverso il ‘suo’ primo cittadino Giacomo d’Apollonio.
All’epoca si archiviò tutto con un rimpallo di responsabilità tra la stessa Fanelli e l’ormai ex Pd Danilo Leva, vero artefice della scelta della Formichelli, vincitrice delle Primarie e mai realmente sostenuta dallo ‘stato maggiore’ dei democratici.
L’unica conseguenza tangibile furono le dimissioni del segretario provinciale del partito Alfonso Di Iorio, non ancora rimpiazzato e oggi confluito nel movimento democratici e progressisti.
Rita Formichelli, nonostante in campagna elettorale non abbia mai ricevuto l’appoggio del Pd, si è sentita dapprima addossare la colpa della sconfitta, dopodiché, a distanza di circa un anno, ha dovuto persino ‘incassare’ la richiesta di dimissioni dalla carica di consigliera comunale, vista la sua recente adesione ai democratici e progressisti.
Consigliera Formichelli, ha deciso di ‘schierarsi’ iscrivendosi al neonato movimento ideato dagli scissionisti del Pd. Come mai questa scelta?
«A livello locale sembra che non ci sia alcuna possibilità per chi vuole fare una politica di progetto e non personale, quindi è normale guardare ad aree che sono più democratiche. In ogni caso è ancora da vedere, perché stiamo guardando tutti a queste primarie. Se si creano dei focolai nei territori che incitano a fare qualcosa credo sia positivo».
Andrà a votare alle Primarie del 30 aprile?
«Sì, potrei. Io sono libera. Anche se non c’è tempo di presentare mozioni, di girare e di capire».
In questi giorni ha ‘denunciato’ di essere stata presa di mira dalla Fanelli, che ha richiesto le sue dimissioni, in favore dell’ingresso di Luciano Sposato. Come mai questa richiesta proprio ora?
«Io non ho usurpato il posto di Sposato. Fossi in lei penserei al perché il Pd alle comunali non ha avuto quello che ci si aspettava. È inutile dire che la colpa era la mia, il problema grosso è che il Pd e le persone di quel partito hanno fatto cadere l’ex sindaco Brasiello, non essendo in grado di evitare questo epilogo, e successivamente sono riusciti a ricostruire qualcosa.
Ho sempre detto che le amministrative erano una prova generale per le regionali: si è fatto tutto nell’ottica delle future elezioni, anche politiche, senza un progetto. Quindi quella tornata è diventata solo un’assegnazione di seggi e di poltrone in favore del singolo che vuole avere un ruolo. È un sistema generale, non solo del centrosinistra. Ci sono ormai logiche individuali».
Lei ha ancora l’amaro in bocca per come sono andate le cose, per la presenza di esponenti Pd agli eventi elettorali di un altro aspirante sindaco?
«Non si può partecipare agli incontri organizzati da chi fa campagna contro Frattura e contro il Pd. Il problema è che il partito su Isernia non c’è. Prima di chiedermi di dimettermi forse la Fanelli avrebbe dovuto ricordare che Alfonso Di Iorio si è dimesso da giugno 2016. Anche il coordinatore cittadino Giuseppe De Lellis ha riconsegnato il mandato, ma nessuno ne ha mai preso atto perché l’assemblea non si è mai riunita.
Siamo allo sbando. In campagna elettorale la sede del Pd non è mai stata aperta.
Questa manovra (la richiesta di dimissioni) è finalizzata ad indicare, da parte della Fanelli, le proprie persone in vista delle prossime elezioni. Il partito si è completamente allontanato da Isernia».
Dopo circa un anno dall’avvio della nuova amministrazione che risultati sta vedendo?
«Stiamo assistendo al nulla quindi se non vogliamo far crollare la Regione, così come sta accadendo a Isernia, bisogna lavorare. Questo Comune non sta facendo nulla, procede con le ultime cose della vecchia giunta Brasiello e non c’è programmazione alcuna. Se mai arriveranno i soldi del bando delle periferie lo si dovrà al governo Renzi, quindi non c’è nulla che abbia fatto questa amministrazione. Bisogna essere obiettivi. Inoltre, ribadisco che questa giunta sta disattendendo le promesse anche in termini di legalità: la scuola di Miranda è nell’assoluta illegalità».
Sulle varie ipotesi messe sul tavolo per la nuova legge elettorale lei quale appoggia?
«Io sono favorevole al mantenimento del voto disgiunto, perché è una tutela della democrazia, soprattutto in un posto come il Molise, in cui molti voti dovrebbero essere espressi in ragione della conoscenza della persona. Dovrebbe esserci sempre quel rapporto diretto col popolo e ricevere consenso al di là delle ideologie. È uno strumento che consente alle persone di avere fiducia in un candidato a prescindere dal presidente che viene eletto.
Non dobbiamo dimenticarci che in una logica democratica anche le opposizioni hanno il loro ruolo. Come si fa a chiedere più rappresentanza alla provincia di Isernia e poi pensare che il voto disgiunto non sia positivo?
Sarebbe una contraddizione rispetto alla battaglia che stiamo conducendo per ottenere più seggi in consiglio regionale».
Valentina Ciarlante