Potrebbe tenersi già nel corso di questa settimana il summit per analizzare il destino della società Oti.
Qualche giorno fa la liquidatrice della società, Giovanna Palermo Di Meo, ha inviato una formale richiesta scritta, all’assessorato al Lavoro, per chiedere un incontro urgente, vista l’imminente conclusione della procedura del licenziamento collettivo per i 39 dipendenti.
Dopo il mancato accordo con i sindacati e dopo l’avvenuta scadenza dei 45 giorni della prima fase, si è ritenuto necessario chiamare in causa la Regione, nel tentativo di percorrere altre eventuali strade.
Appare difficile che i licenziamenti possano essere scongiurati anzi, poiché manca un altro mese alla chiusura della procedura, non si esclude addirittura un’anticipazione della risoluzione contrattuale.
Del resto Oti non ha nemmeno la liquidità per pagare il preavviso e ha già dichiarato che a breve cesserà completamente l’attività.
L’istanza è stata accolta dall’assessore regionale allo Sviluppo Carlo Veneziale che, seppure non ha ancora visionato l’atto ufficiale, si è dichiarato disponibile ad aprire il tavolo con azienda e sindacati il prima possibile.
«Naturalmente siamo disposti ad affrontare il tema anche se fino a venerdì non abbiamo ricevuto una richiesta formale di incontro – ha spiegato -. Ne abbiamo ricevuta una qualche settimana fa e ritenevamo che fosse stata assorbita attraverso il doppio appuntamento tenutosi in tribunale, che ha sviscerato ampiamente il tema del piano di salvataggio del tessile ipotizzato dal gruppo di lavoro misto. A margine di quei due incontri si era parlato anche della possibilità della proroga della cassa integrazione in deroga per i lavoratori Oti. Avevamo detto all’epoca che, salvo eventuali richieste, le cose che avevamo da dire le avevamo espresse in quella sede ma, prendiamo atto da Primo Piano Molise che c’è questa nuova richiesta di incontro, che sicuramente verrà formalizzata nel giro di qualche giorno.
In quel momento daremo seguito subito alla richiesta, anche in questa settimana».
Veneziale ha fatto quindi riferimento ai due vertici che si sono svolti nel Palazzo di giustizia di Isernia su iniziativa del presidente Vincenzo Di Giacomo.
Nell’occasione è stato prospettato un piano utile a salvare Oti e Ittierre attraverso la pubblicazione di un bando internazionale, volto a reperire imprenditori credibili intenzionati a investire sul patrimonio dell’ex impero della moda di Pettoranello e anche mediante una sorta di ‘azionariato popolare’ tra i lavoratori che avrebbero dovuto mettere a disposizione il tesoretto che ognuno otterrebbe con i fondi per la ricollocazione lavorativa.
Purtroppo l’ambizioso progetto è rimasto nel cassetto in quanto fu proprio l’assessore allo Sviluppo a spiegare, in quella sede, che sussistono numerosi impedimenti burocratici per metterlo in pratica.
Il dato maggiormente negativo, che finora ha impedito a degli industriali referenziati di accostarsi al nucleo tessile isernino, è il bagaglio di debiti che Oti si porta dietro: ben 7milioni di euro nei confronti di Ittierre, società in concordato preventivo.
A questo punto la Regione cosa può fare? Carlo Veneziale ha spiegato che l’intenzione di analizzare nuovamente il tutto c’è, nei limiti dell’azione che può svolgere la Regione.
«Iniziamo col dire quello che abbiamo già fatto: i sei mesi di cassa integrazione in deroga di cui hanno potuto godere i 39 dipendenti Oti sono stati concessi dalla Regione, con risorse nostra, in quanto la sede Inps aveva rigettato la domanda di cassa integrazione ordinaria.
Le istruzioni operative adottate alla fine del’anno 2016 prevedevano un massimo di un semestre, quindi tutto ciò che la Regione, di concerto con la commissione tripartita, aveva stabilito di poter fare lo ha fatto. Ora verifichiamo quali siano le situazioni di contesto eventualmente mutate rispetto agli incontri di dicembre e, con gli strumenti a disposizione, cercheremo di far fronte all’esigenza, naturalmente nel perimetro, purtroppo non ampio, di quelle che sono, oggi, le possibilità». VC

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