Chiedono solo di essere licenziati, altrimenti potrebbero addirittura dimettersi, ma per giusta causa. I 39 lavoratori di Oti sono arrivati a questo e, ormai stanchi di una situazione che dopo anni di battaglie li ha addirittura resi protagonisti di uno ‘scaricabarile’, sono andati in prefettura, per capire come si possa districare la querelle tra le Officine tessili e Ittierre.
Ieri pomeriggio il Prefetto Fernando Guida ha incontrato una loro rappresentanza, insieme col vicedirettore della sede Inps di Isernia, avendo recepito sia l’invito dell’assessore regionale Carlo Veneziale, sia quello delle stesse maestranze per tentare di cercare una mediazione tra le parti.
«Capisco la situazione in cui vi trovate – ha detto -. Sono qui insieme al vertice dell’Inps e anche se non ci sono i rappresentanti delle aziende ho preferito comunque incontrarvi, con la riserva di vederci nuovamente anche con loro».
Così il Prefetto ha fatto sue le istanze dei dipendenti che anche ieri, per il secondo giorno consecutivo, sono rimasti al di fuori dei cancelli dello stabilimento di Pettoranello. Entrare in ufficio sarebbe inutile: Oti ha ancora le chiavi della sede, anche se col decreto ingiuntivo il capannone è tornato nella disponibilità di Ittierre, ma all’interno manca la corrente elettrica e comunque non ci sarebbero commesse su cui lavorare.
I 39 non rientreranno più in azienda anche perché Oti è in concordato preventivo e ha cessato la propria attività. Alcuni di loro si stanno guardando intorno e sembra che potrebbe esserci una possibilità, soltanto per pochi, di essere impiegati in una nuova azienda che da poco ha aperto i battenti sempre a Pettoranello. La maggior parte però rimarrà senza alcuna copertura salariale e da qui nasce l’intenzione, confermata dal sindacalista della Uiltec Amico Antonelli, di dimettersi.
«I margini per trovare un accordo sono pochissimi – ha dichiarato -. La situazione è particolarmente complessa: si tratta di due aziende in concordato, quindi non possono prendere liberamente grandi decisioni. Siamo pronti a percorrere qualsiasi strada. Ho già contattato l’Inps e l’ispettorato del lavoro: queste persone risultano ancora dipendenti della Oti. Stiamo valutando con i nostri legali l’opportunità di ricorrere alle dimissioni per giusta causa, che consentirebbe loro di accedere alla Naspi.
Si tratta però di decisioni soggettive e al momento non risulta esserci unità di intenti. C’è un altro aspetto da valutare: quello economico, cioè l’indennità di preavviso che per alcuni è di quattro mensilità. Queste si perderebbero in caso di dimissioni.
È più semplice invece per chi, in base al contratto, deve presentare un preavviso di 20 giorni. Altri ancora dovrebbero essere assunti presso altre aziende e per loro una scelta del genere potrebbe essere una giusta soluzione, per non perdere un’importante occasione di lavoro».
Proposta di mobilitazione
«Rispettiamo la sensibilità che il Prefetto ha mostrato anche questa volta– il commento di Francesco Di Trocchio, della Femca Cisl -. Forse i lavoratori per certificare lo stato di profondo disagio generato da questa situazione dovrebbero pacificamente bloccare i binari della stazione di Isernia. Credo che un’azione più forte arriverebbe meglio ai destinatari». VC