Si infuoca la polemica sull’opportunità data dall’amministrazione comunale di Isernia ai migranti ospiti dei centri temporanei d’accoglienza di essere impiegati nei lavori socialmente utili. Se il movimento Casapound se la prende con la giunta e col prefetto, ora è l’assessore alla cultura, un tempo vicino proprio al movimento di Agostino Di Giacomo a tentare di mettere la parola ‘fine’ ala diatriba scoppiata dopo la firma del protocollo d’intesa.
«C’è una delibera con cui la Giunta dà incarico al sindaco di andare a firmare un protocollo d’intesa con la Prefettura, che qualcuno erroneamente ha interpretato come una resa da parte dell’amministrazione sulla questione migranti – ha spiegato Eugenio Kniahynicki -. Ma qui non c’è né da arrendersi né da combattere. C’è da far rispettare la legge e da prendere in considerazione quella che è una problematica a livello europeo. L’immigrazione c’è, non possiamo chiudere gli occhi e far finta che non esista questo problema. Come Giunta abbiamo deciso di rafforzare quella che era la posizione del sindaco per consentirgli di poter firmare questo protocollo d’intesa, che vedrà integrare gli immigrati che attualmente sono già presenti su territorio di Isernia e che resteranno sul territorio di Isernia qualsiasi scelta faccia l’amministrazione, che sia Cat, che sia Cas del prefetto o che sia lo Sprar gestito dall’amministrazione. Il problema migratorio è presente e resterà sul nostro territorio, pertanto si è valutata l’ipotesi di provare (perché se non si prova non si può sapere come si svolgono le cose) un processo di integrazione attraverso dei lavori socialmente utili. Anche perché il Comune, come è notorio per chi lo amministra ma forse qualcuno non frequenta il Comune nonostante debba frequentarlo almeno come obbligo morale essendo consigliere comunale, ha difficoltà proprio tecniche. Manca l’attacchino. Ne abbiamo uno solo e quando è in ferie non sappiamo come fare. Manca personale che possa tagliare l’erba, mancano impiegati, manca manovalanza».
L’assessore minimizza poi la posizione del movimento di Di Giacomo, che in consiglio esprime una consigliera comunale: «Casa cosa?», ha commentato ironicamente.
Insomma per Kniahynicki impiegare i richiedenti asilo in attività di utilità sociale è necessario anche perché il Comune non può disporre attualmente di un budget consistente per attività quali la pulizia delle strade o lo sfalcio del’erba.
«Il protocollo è totalmente a costo zero per l’amministrazione e saremo noi a stabilire quali sono i lavori per cui bisogna interessare i migranti – ha proseguito -. Quindi se ci sarà necessità di fare un taglio erba straordinario e non si avrà la possibilità di farlo direttamente con le risorse dell’ente, ci si potrà avvalere di una delle cooperative e prendere in carico i migranti. Quindi non è che si nega un’opportunità di lavoro a un italiano per favorire un immigrato, ma si dà una possibilità a chi realmente ha voglia di integrarsi di poterlo fare con dignità e sentendosi anche accettato dalla collettività».
Sprar
Infine l’assessore alla cultura, strenuo oppositore dell’adesione allo Spra, ha chiarito che il protocollo siglato con la prefettura per l’impiego degli stranieri non è affatto il preludio a un pasos indietro rispetto alla decisione già presa dal consiglio il 20 aprile scorso.
«L’argomento Sprar è già stato trattato da questa amministrazione – ha concluso Kniahynicki -. Il consiglio si è espresso in materia netta, quindi non credo che in così pochi mesi siano cambiate le condizioni a tal punto da poter rivedere la posizione. È normale che si è sempre aperti al dialogo. Quello dell’immigrazione è un tema caldo e non possiamo negare che esista. Quindi tutto ciò che l’amministrazione può porre in atto affinché ci sia un processo di integrazione, che esula dalla nomenclatura Cat, Cas o Sprar, deve essere posto in essere».

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