La politica isernina alza la voce sulla legge elettorale e chiede la giusta rappresentanza territoriale in Regione con almeno 6 consiglieri . I partiti di centrodestra e centrosinistra, con l’aggiunta dei ‘borderline’ cinque stelle e degli ‘scissionisti’ del Movimento democratici e progressisti uniscono le forze contro il collegio unico proposto dalla maggioranza che sostiene il governatore Frattura e firmano un documento unitario per sensibilizzare sia il presidente della Giunta sia l’intera assemblea di Palazzo D’Aimmo sul tema della realtà territoriale. L’esperienza degli ultimi cinque anni che ha visto la presenza in consiglio di soli due portavoce della provincia pentra (divenuti tre con la nomina dell’assessore Veneziale) ha indotto, sin dai mesi scorsi, sindaci ed esponenti politici a tracciare un percorso che finalmente porti a un cambio netto dell’attuale normativa. Ora, con la proposta del collegio unico ‘rivelata’ da Frattura proprio a Isernia, nel corso dell’incontro con gli amministratori, si sono levate unanimi opinioni di dissenso anche dai partiti. E i rappresentanti delle varie forze in campo erano tutti presenti ieri pomeriggio nella sala Gialla della Provincia di Isernia al vertice indetto dal coordinamento dei garanti della Provincia di Isernia del Partito democratico, (unico assente giustificato il coordinatore di Rialzati Molise, per impegni precedenti).
Franco Capone ha aperto i lavori lasciando da subito intendere il senso di questo appuntamento: mettersi sullo stesso piano e trovare una convergenza sulle istanza da proporre alla Regione.
«Tutti insieme esprimiamo, in un documento, la necessità che sia rispettata la rappresentanza territoriale della nostra provincia. Pensiamo sia giusto, contrariamente a quanto accaduto in passato, che il numero dei consiglieri eletti dalla provincia di Isernia coincida con il numero dei seggi assegnati al territorio pentro – ha spiegato Capone -. Noi abbiamo due livelli, quello politici e quello delle istituzioni. È chiaro che i due mondi devono colloquiare. È difficile che il Consiglio regionale possa trascurare le indicazioni che vengono dalla periferia. Certamente dopo questa riunione ci sarà un seguito, perché si chiederanno incontri con il presidente della Giunta regionale, con il presidente del Consiglio e con i capigruppo in Consiglio regionale. Non è una cosa fine a se stessa, ma un’azione politica che deve necessariamente avere un seguito. L’iter per l’approvazione della legge elettorale comincia adesso e quindi questa riunione rappresenta un punto di riferimento anche per il consiglio regionale».
Le iniziative di questa sorta di comitato politico trasversale quindi proseguiranno. Intanto l’incontro di ieri, anche internamente al Pd, ha rappresentato un segnale forte all’indirizzo del Governatore.
«L’idea fondamentale è quella di premere affinché si configuri una legge elettorale che restituisca rappresentanza territoriale alla provincia di Isernia – ha dichiarato Stefano Buono -. Oggi abbiamo un sistema che non lo consente e di fatto su 20 consiglieri solo due, al massimo tre, sono del territorio pentro e questo non risponde a un principio elementare di democrazia rappresentativa. Pensiamo che sia opportuno avere due collegi, stabilire con linearità i seggi che scattano su Isernia e dare la rappresentanza che spetta a questo territorio. Non condividiamo la proposta di legge con un unico collegio che è ora in consiglio regionale e sulla quale mi pare di capire che ci sia momentaneamente una maggioranza. Una regione piccola come il Molise, che di fatto è una città, in linea di principio dovrebbe e potrebbe avere un collegio unico però, in un momento in cui 18 consiglieri uscenti sono di Campobasso è chiaro che questo avvantaggerebbe chi, essendo un regionale uscente, ha maggiore autorevolezza per pescare da un bacino di voti anche nel nostro territorio».
Le posizioni più critiche
Se gli esponenti del Pd hanno parlato di incontro e non di scontro con la Regione, dalla platea si sono levate critiche aspre nei confronti del presidente Frattura e della sua maggioranza. Eugenio Kniahynicki, portavoce di Fratelli d’Italia, ha affermato che se in Consiglio si riusciranno ad avere i numeri per l’approvazione Frattura «ne pagherà le conseguenza in campagna elettorale».
Annaelsa Tartaglione e Raimondo Fabrizio di Forza Italia hanno auspicato che il dibattito bipartisan rispecchi quello che, a livello nazionale, ha portato all’approvazione del Rosatellum. Mentre Mino Bottiglieri, del movimento cinque stelle, nonostante abbia partecipato ai lavori del summit, dichiarandosi pienamente d’accordo col doppio collegio, alla fine si è sfilato, decidendo di non firmare il documento perché «non autorizzato».
Valentina Ciarlante