«Le indagini sono a buon punto». Così il procuratore capo di Isernia in merito all’inchiesta sul presunto caso di pedofilia che ruota attorno alla denuncia di Giorgio Babicz, il 34enne polacco che ha vissuto in una casa canonica della provincia di Isernia dai 12 ai 17 anni di età. Paolo Albano nel merito mantiene il più stretto riserbo: «La materia è molto delicata», spiega a Primo Piano Molise, non rivelando i dettagli degli accertamenti che ormai sono in corso da settimane. Dei tre ecclesiastici coinvolti, risulta indagato solamente il prete che per anni ha avuto la tutela del 34enne da cui oggi è accusato. Non sono nella stessa posizione l’altro sacerdote e il diacono che pure sono stati tirati in ballo, ovvero coloro a cui Babicz si sarebbe rivolto all’epoca dei fatti per chiedere aiuto. Nell’esposto depositato ormai qualche mese fa, l’avvocato della presunta vittima di molestie da parte del sacerdote, parla anche di testimonianze a supporto della tesi del ragazzo. È ipotizzabile quindi che Albano abbia previsto l’audizione delle persone che sono state citate per risalire a quanto sarebbe avvenuto più di 17 anni fa in un paesino del territorio pentro. Un lavoro affatto semplice considerando, appunto, il periodo che è intercorso dalla presunta violenza subita da Babicz e la denuncia resa pubblica da lui stesso attraverso i social network e i media. Proprio in queste ore il procuratore ha incontrato il vescovo della diocesi di Isernia, monsignor Camillo Cibotti, per fare il punto della situazione. Sul caso, infatti, è in corso anche un’inchiesta interna alla Curia e, come Cibotti stesso ha chiarito più volte, si sta procedendo con la riservatezza dovuta, tenendo conto che l’obiettivo è quello di arrivare alla verità.
Il vescovo sta tenendo a conoscenza dell’intera comunità sacerdotale i passi che si stanno compiendo e dopodomani, giovedì primo febbraio, dalle 19,30 alle 20,30 presiederà l’Adorazione Eucaristica in Cattedrale. Sarà un momento di preghiera a cui parteciperanno tutti i religiosi e le religiose della Diocesi, così come espressamente richiesto da Cibotti. In un momento particolare come quello che si sta vivendo, il prelato vuole evidentemente che il mondo della Chiesa si stringa per affrontare questa situazione.
Intanto l’eco mediatica sulla vicenda non accenna placarsi. Testate giornalistiche nazionali si stanno interessando al caso e sono diverse le interviste rilasciate dalla presunta vittima che, in linea con quanto dichiarato a Primo Piano, vuole avere giustizia e ‘punizioni’ per i religiosi coinvolti.
VC