La provincia di Isernia è finita nell’inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia che, nelle scorse ore, ha consentito di far scattare il maxi-sequestro di beni per 22 milioni di euro, confiscati all’imprenditore Vincenzo Zangrillo, ritenuto vicino al clan dei casalesi.
I ‘sigilli’ sono stati apposti ieri mattina anche Formia e in altre località delle province di Latina, Frosinone e Napoli, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale penale di Latina su proposta del direttore della Dia.
Nel mirino degli inquirenti è finito un fabbro-carrozziere con un patrimonio milionario, proprietario di case, palazzi, aziende, una cava, un parco macchina da decine di migliaia di euro. A incastrare l’ imprenditore formiano ma con attività nel basso Lazio e nelle province di Isernia e Napoli oltre che Latina, sono stati gli investigatori, che hanno fatto scattare i provvedimenti a seguito di lunghe e complessi accertamenti.
In provincia di Isernia. Già nel 2015, sempre la Dia di Roma, sequestrò dei beni all’imprenditore che risultava titolare di un’azienda con sede a Pettoranello del Molise. La notizia creò parecchio scalpore e divenne anche oggetto di una interrogazione dei deputati Cristian Iannuzzi e Massimiliano Bernini, sollecitati dall’associazione isernina ‘A. Caponnetto’. In passato, proprio per via delle attività non proprio trasparenti dell’imprenditore, la Prefettura di Isernia gli negò l’accesso alla ‘white list’ , ovvero l’elenco delle aziende che operano sul territorio non soggette al tentativo di infiltrazione mafiosa.
Le indagini. Vincenzo Zangrillo, notissimo imprenditore del sud pontino, è ritenuto vicino al clan dei Casalesi. Ha iniziato la sua ‘carriera’ lavorando prima come fabbro, poi come carroziere. Nel corso degli anni, però l’attività imprenditoriale dell’uomo, ha fatto registrare un’improvvisa e quanto mai ingiustificata, secondo quanto accertato dalla Direzione Investigativa Antimafia, espansione economica. Si è affermato come imprenditore in svariati settori commerciali, divenendo titolare, direttamente o indirettamente, di numerose società operanti nei settori del trasporto merci su strada, del commercio all’ingrosso, dello smaltimento di rifiuti, del settore immobiliare e del commercio di autovetture.
Droga e riciclaggio. Le tante indagini della Dia sul conto di Zangrillo hanno permesso di dimostrare il nesso tra l’espansione del suo patrimonio individuale e imprenditoriale (a fronte di redditi dichiarati al fisco nettamente inferiori alle reali capacità economiche) e le presunte attività illecite commesse da Zangrillo nel corso degli anni, tra cui spiccano il traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di rifiuti illeciti, nonché l’associazione a delinquere, il riciclaggio e il traffico internazionale di autoveicoli, reati per i quali risulta anche essere stato arrestato.
La confisca. Definitivamente passati allo Stato sono quindi i beni accumulati nel corso degli anni. Nel Frusinate a dover essere assegnata, dopo un regolare bando di gara per fini sociali, saranno una cava di Coreno Ausonio e un’area immobiliare con annesso capannone nel comune di Casalvieri. E poi ancora 200 mezzi (autoarticolati, autovetture, motocicli, furgoni), 150 immobili (abitazioni, uffici, opifici e magazzini), 21 ettari di terreni ubicati nelle province di Latina e Frosinone, 6 società, 21 conti correnti e rapporti bancari di varia natura, per un valore complessivo di oltre 22 milioni di euro.
L’assegnazione dei mezzi. Alcuni mezzi che sono stati confiscati sono stati assegnati, per volontà del magistrato delle misure di prevenzione, alla Direzione Investigativa Antimafia di Roma ed alla Questura capitolina. Il danaro rinvenuto nei conti correnti invece sarà versato nel Fug, Fondo Unico Giustizia. Le ingenti somme saranno quindi messe a disposizione delle famiglie di tutori dell’ordine caduti in servizio o rimasti vittima di incidenti sul lavoro.
Come diceva il giudice Falcone, le mafie sono nutrite dal sostegno della gente, tanto di quella comune quanto di chi riveste ruoli istituzionali. Provate a rompere questo matrimonio e le mafie sono finite.