Il prefetto è convinto: l’Ufficio territoriale del Governo di Isernia non chiuderà. Dopo che la questione relativa alla paventata cancellazione del presidio dello Stato del capoluogo di provincia è tornata alla ribalta nazionale, Fernando Guida ha voluto affrontare l’argomento tramite Primo Piano Molise.
«Non sono assolutamente preoccupato – ha esordito nell’intervista rilasciata anche a Teleregione -. Mi fa piacere che le organizzazioni sindacali abbiano segnalato al ministro dell’Interno la funzione indispensabile delle Prefetture nell’ordinamento italiano, ma posso rassicurare la popolazione della provincia di Isernia perché lo schema di regolamento a cui si fa riferimento è quello che fu consegnato agli stessi sindacati nel lontano 2013 e che non ha mai visto la luce. Il governo precedente bloccò questa iniziativa e sono certo che sia difficile che nell’attuale legislatura si ponga di nuovo questo problema. Naturalmente siamo appena agli inizi ed è impossibile fare delle previsioni però posso dire che già alla fine della scorsa legislatura la Prefettura di Isernia era stata cancellata da quell’elenco».
La ‘lista’ a cui fa riferimento Guida è quella delle 23 sedi di cui era stato ipotizzato il taglio: Teramo, Chieti, Vibo Valentia, Benevento, Piacenza, Pordenone, Rieti, Savona, Sondrio, Lecco, Cremona, Lodi, Fermo, Isernia, Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Oristano, Enna, Massa Carrara, Prato, Rovigo, Asti e Belluno. Sulla base delle passate prese di posizione delle autorità locali sembrava proprio che almeno Isernia e Matera potessero essere salve, in quanto era stato fatto passare il concetto che le due regioni, nel caso avvenisse il taglio, rimarrebbero con un’unica prefettura. Eppure il nodo non sembra ancora sciolto nonostante nel 2015 l’allora ministro dell’Interno Alfano dichiarò che quell’elenco sarebbe stato stralciato dalla legge di Stabilità. È proprio per questo che qualche giorno fa FP Cgil, Cisl FP e Uil PA, rispettivamente con i propri referenti nazionali Adelaide Benvenuto, Paolo Bonomo ed Enzo Candalino, hanno recapitato un dossier al titolare del Viminale, Matteo Salvini.
«La decisione al momento, anche grazie all’iniziativa assunta alla fine del 2015 da FP Cgil, Cisl FP e Uil PA, non è stata attuata, infatti, è stata rinviata a fine anno, entro il 31 dicembre 2018 – si legge nella lettera delle organizzazioni sindacali -. Siamo consapevoli che una riorganizzazione delle prefetture è necessaria, ma ciò non deve obbligatoriamente passare attraverso un arretramento della presenza dello Stato nel territorio. È bene ricordare che le prefetture sono punti di riferimento istituzionali in ciascuna realtà provinciale, dei presidi di legalità e sicurezza indispensabili per le collettività. Sovente sono considerate dalle comunità locali veri e propri argini di fronte alle emergenze ed agli allarmi legati alla minaccia terroristica ed alle esigenze di integrazione e coesione sociale connesse ai flussi migratori. Senza considerare il ruolo svolto dalle stesse in materie quali l’esercizio dei diritti civili, le mediazioni dei conflitti sociali ed in occasione di calamità naturali».
Le eventuali conseguenze. Il prefetto di Isernia ha poi analizzato le possibili conseguenze che deriverebbero dalla cancellazione del presidio statale.
«Nessuna provincia può permettersi di perdere la prefettura – ha proseguito -. Basti pensare che tra quelle che venivano cancellate c’erano anche Vibo Valentia ed Enna, cioè territori dove sono attive organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta e la mafia, quindi io credo che si debba fare una riconsiderazione complessiva della presenza dello Stato sul territorio. Ma questo ovviamente spetta al nuovo governo».
VC

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