Un rito che si rinnova da sempre e che non delude mai le aspettative: grande successo, in termini di presenze, a Isernia per la prima giornata dedicata alla tradizionale ‘Fiera delle cipolle’ , uno degli eventi più attesi che ogni anno richiama visitatori da ogni angolo del Molise e anche da fuori regione.
Centiniaia le persone che, fin dal mattino, hanno affollato le classiche bancarelle allestite nell’area che, quest’anno, comprende via Giovanni XXIII (dall’incrocio con via Sturzo), via Umbria, via Veneziale, via Libero Testa (dall’angolo piazza Giustino D’Uva fino all’incrocio con via Veneziale), piazza Giustino D’Uva (limitatamente allo slargo antistante la chiesa di Santa Maria Assunta e fino all’edicola ivi esistente), via Saragat e via Formichelli (limitatamente alle zone di intersezione con via Giovanni XXIII).
Numerosi i cittadini che non hanno rinunciato a un giro di shopping tra gli stand e che potuto apprezzare , la ‘regina’ della fiera. E proprio per esaltare il gusto di questa meraviglia culinaria, sono stati organizzati eventi gastronomici collaterali. Sono stati preparati. Piatti prelibati rigorosamente a base di cipolla bianca di Isernia, per la gioia dei palati. Nei pressi dell’auditorium, invece, grazie all’evento gastronomico ‘Onion Pride’ chef e ristoratori locali hanno proposto tra l’altro cannelloni alla cipolla, polpette di baccalà e cipolle, focaccia con frittata di cipolle e peperoni e crostata con albicocche e cipolle.
Una manifestazione antica, capace di rinnovarsi, quella legata al culto dei Santi Pietro e Paolo. «Secondo una consolidata tradizione, non suffragata ma tuttavia segnalata da molti storici e in ogni epoca – scrive lo studioso Mauro Gioielli –, Isernia sarebbe uno dei luoghi più antichi del Cristianesimo, dove tale religione fu probabilmente praticata fin dal primo secolo, in modo coevo a quanto accadeva a Roma. Si vuole che sia stato san Poltino, discepolo di san Pietro apostolo e da costui inviato a Isernia per introdurre la fede cristiana in città. Poltino predicò in sede locale l’opera del suo Maestro, al quale si correlò un culto che col tempo si affermò ampiamente, tanto che, nei secoli successivi, la chiesa più importante di Isernia, ossia la cattedrale, venne appunto intitolata a san Pietro. A tale santo sono inoltre legati non secondari aspetti storici, come l’antichissima fiera ‘delle cipolle’, che si tiene a fine giugno, e il nome di battesimo di Papa Celestino V, al secolo Pietro Angelerio. Pertanto, con una considerazione puramente deduttiva, si può azzardare l’ipotesi che la Fiera di san Pietro risalga a quasi duemila anni or sono.
Il primo documento conosciuto che menziona i grandi incontri mercantili che anticamente avevano luogo a Isernia – ha aggiunto Gioielli – è il diploma pergamenaceo di Rogerius Celani, Molisi et Albe Comes, datato 19 ottobre 1254, che concedeva vari privilegi, tra cui l’esenzione dal versamento del plateatico in occasione delle fiere correlate alle due principali feste isernine: quella del patrono san Nicandro (17 giugno: fratrum duorum sanctorum Nicandri et Martiani) e quella dei santi Pietro e Paolo (29 giugno: in festo beatorum Apostolorum Petri et Pauli tribus diebus, uno silicet ante festum, ipso die festi, et uno post festum). La fiera intitolata all’apostolo Pietro – conclude Gioielli – è segnalata anche nel quarantesimo dei settantacinque Capitoli della Bagliva isernina, promulgati nel 1487. In altri Capitoli, aggiunti successivamente (nel periodo che va dal 18 gennaio 1539 al 16 ottobre 1620), si nota anche la tutela dei produttori locali, in quanto era possibile proibire ai commerciati di fuori città la vendita di alcuni generi alimentari, tra cui ‘Agli e Cepolle’».
L’edizione 2018 della fiera andrà avanti fino alle 19 di oggi.

Si uniscono le forze per non far scomparire il prezioso ortaggio

Una tradizione, quella della ‘Fiera delle cipolle’, che si rinnova grazie soprattutto all’impegno degli agricoltori. Purtroppo, però, sono sempre di meno. E un cambio generazionale, oggi, appare difficile se non impossibile. Sono dunque gli anziani, che continuano a difendere con orgoglio il prodotto tipico di Isernia. Maria Battista, 93 anni compiuti qualche giorno fa, è il simbolo dell’impegno che viene profuso in tal senso. «È un lavoro – ha detto – che richiede tanto sacrificio». «La cipolla di Isernia è molto più dolce ed è questa la sua caratteristica – ha spiegato un’altra commerciante -. Sono figlia di un ortolano e porto avanti la tradizione. Non so in futuro cosa accadrà, considerando anche il fatto che le stagioni sono cambiate e la produzione non va molto bene. Sarebbe comunque bello se i giovani portassero avanti questa tradizione».
Salvo poce eccezioni, le nuove generazioni si tengono lontane dagli orti di Isernia. Massimo invece è l’impegno della cooperativa Lai che prova a mantenere in vita il genotipo della cipolla bianca.
«Cerchiamo di portare avanti questa grande innovazione – ha spiegato il presdiente Nino Santoro -, per tutelare un prodotto in via di estinzione. Noi siamo abituati a proteggere gli ultimi e per questo abbiamo deciso di intervenire per salvare uno dei prodotti che sembra essere proprio giunto alla fine della sua esistenza. Non vogliamo che sparisca e faremo di tutto».
E non manca chi sfida il nobile ortaggio pentro provando a vendere la cipolla rossa di Tropea a Isernia. «Si vende molto – ha detto un commerciante perché è conosciuta e apprezzata. Non si tratta certo di concorrenza con il prodotto locale, ma è una cipolla altrettanto buona».
Ormai la fiera delle cipolle si caratterizza per la presenza nel centro della città di numerosi venditori ambulanti che propongono ai visitatori la merce più varia. «Per me – ha detto l’artigiano isernino Celeste Caranci – è una presenza tradizionale, sono ormai 35 anni che partecipo a questo evento. È un modo per far conoscere i lavori che realizzo».
Buona in termini di presenze, la riuscita del primo giorno di fiera. «È una tradizione che si ripete anno dopo anno – ha ricordato Celestino Boragine – . Anche questa edizione è partita nel migliore dei modi, visto il numero dei visitatori e anche delle bancarelle presenti».

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